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La chiusura di Wall Street non ha un catalyst preciso

La chiusura in calo di Wall Street (un -0.4% di questi tempi fa notizia) non sembra aver avuto un catalyst preciso. A produrre il maggior storno dal 5 settembre ha contribuito la discesa delle FANG stocks, alla vigilia della pubblicazione di alcune delle loro trimestrali (Amazon, Google). Il mio personale paniere di giganti tech (Apple (NasdaqGS: AAPL - notizie) , Facebook (NasdaqGS: FB - notizie) , Amazon, Google e Microsoft (Euronext: MSF.NX - notizie) ) ieri ha perso l’1.67%.

Non vogliamo certo fare una tragedia per uno 0.4%, trattandosi oltretutto della prima discesa dopo 6 rialzi consecutivi. Ma chi vuol cercare il pelo nell’uovo può osservare la totale assenza di reazione dell’azionario al newsflow costruttivo sulla riforma fiscale.

A non fare una tragedia della discesa di Wall Street è stata sicuramente l’Asia stamattina, con i principali indici positivi o marginalmente positivi, ad eccezione di Hong Kong e delle “H” shares cinesi, che continuano a vedere prese di beneficio. Le “A” shares quotate a Shanghai invece hanno recuperato ancora, alimentando qualche sospetto di intervento dei bracci armati delle autorità, vista la rapidità con cui è stato cancellato lo storno iniziale, e la chiusura con guizzo finale. Bloomberg riporta indiscrezioni secondo cui alle aziende meno “brillanti” è stato chiesto di rinviare i risultati a dopo la chiusura del Plenum (Berlino: PLEK.BE - notizie) . Tokyo resta la più brillante tra le piazze al momento, giovandosi del risultato elettorale di Abe e della forza del Dollaro. Piccolo assestamento del PMI manifatturiero flash giapponese di ottobre, a 52.5 da 52.9 di settembre, che era il massimo da 4 mesi.

Anche l’azionario europeo si è dimostrato in grado di assorbire la discesa di Wall Street, maturata in gran parte dopo la chiusura di ieri sera. Alla tenuta degli indici generali ha contribuito il robusto rimbalzo del settore bancario europeo, che ha immediatamente reagito alla salita dei rendimenti maturata nelle prime ore del mattino. Piazza Affari, ad alto contenuto di banche, se ne è giovata.

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Difficile indicare un motivo preciso per la pesantezza dei bonds.

Vero, i PMI flash europei di ottobre si sono confermati su livelli assai solidi, con il dato manifatturiero Eurozone in grado di segnare un altro massimo (58.6 da 58.1 e vs attese per 57.8 e massimo da febbraio 2011). Ma il dato composite Eurozone ha deluso un po’ (55.9 da prec 56.7 e vs attese per 56.5) zavorrato da un calo di 1.4 punti a 54.9 del dato servizi. Il quadro è confermato dai dati francese e tedesco, dove a un manifatturiero scintillante si contrappongono servizi in assestamento. La nota dolente, come osserva la stessa Markit (NasdaqGS: MRKT - notizie) , elaboratrice della survey, è che nel resto dell’ Eurozone, il cui dettaglio non è disponibile a livello flash, l’attività resta solida ma in aggregato rallenta marcatamente, toccando i minimi da un anno. A spanne, il calo dovrebbe essere tra 1.2 e 1.5 punti in media per i PMI composite. E’ peraltro probabile che la Spagna sia responsabile di gran parte del calo, viste le evoluzioni in Catalonia.

Insomma la matrice della pesantezza dei bonds non va cercata nel newsflow macro (la tendenza degli spreads ad allargare è forse più una funzione delle tensioni in Catalonia). Sembra in realtà effetto di 2 distinti driver: i)un crescente nervosismo in vista del meeting ECB di giovedi, dove verranno finalmente annunciati i termini dell’estensione del QE e ii) una ripresa delle attese di riforma fiscale US, effetto del newsflow tambureggiante.

Non a caso, gli operatori si riferiscono a giovedi prossimo come il “super thursday”. Infatti, oltre al meeting ECB, abbiamo lo showdown tra Madrid e la Catalonia, con il parlamento Catalano che si riunisce alle 9 locali per decidere le reazioni (si parla di possibile dichiarazione di indipendenza e di scudi umani a difesa – pacifica – delle istituzioni locali) e Rajoy che inizia la discussione in Parlamento delle misure da far approvare venerdi.

E poi c’è l’ipotesi che la House of Representatives voti il Budget già approvato dal Senato, il che eviterebbe la riconciliazione dei 2 progetti di legge. Le headline oggi indicano che la bozza della riforma fiscale potrebbe vedere la luce i primi di novembre.

Aggiungiamoci che i PMI flash US hanno sorpreso al rialzo entrambi (quello manifatturiero in maniera significativa a 54.5 da 53.1 e vs attese per 53.4) e non stupisce che il 10 anni treasury stia testando il 2.40% di rendimento citato ieri (il che aggiunge pressione ai rendimenti europei) e che il Dollaro recuperi contro quasi tutte le divise. Solo l’€ oggi rimbalza moderatamente risentendo presumibilmente dell’ incombere dell’ECB.

La chiusura europea vede l’Eurostoxx e gli indici “core” mettere a segno progressi marginali, mentre Italia e Spagna, aiutate dalle banche, fanno meglio. Wall Street, galleggia poco sopra la parità con fare poco convinto, trainata dai balzi di alcune blue chips che hanno riportato bene (Caterpillar (Euronext: CATR.NX - notizie) +5%, 3m +7%) che stanno nuovamente facendo volare il DOW Jones.

A 36 ore dal “super Thursday” la situazione si fa interessante su tassi e cambi. Il dollar index è a contatto con la resistenza in area 94 il cui superamento aprirebbe ad un paio di figure di guadagni.

In concomitanza, il 10 anni treasury sta testando 2.40% oltre il quale abbiamo 20 bps di upside fino al 2.60% circa (grafico nel Lampi di ieri). Il newsflow sembra supportivo (possibilità di riforma fiscale, dati macro buoni, eventualmente incertezza FED al capolinea), e, per il dollaro, anche il positioning, che non è mai variato granchè nell’ultimo periodo.

Sembra che i pianeti siano allineati per rotture tecniche che portino una ventata di novità sui mercati. I caveat sono di 2 tipi, uno tecnico e uno, diciamo, fondamentale. Quello tecnico è che il livello di 2.40% sul treasury lo sta guardando tutto il mondo, il che espone a un rischio di falso breakout superiore alla media. Quello fondamentale riguarda l’€, che costituisce oltre il 50% del Dollar Index (se non erro il 57%). Dopodomani abbiamo l’ECB e un meeting più hawkish delle attese può ridare forza alla divisa unica, zavorrando il Dollar Index. Peraltro, il lungo sull’€ resta alquanto robusto. E oggi abbiamo assistito a una prima divergenza macro a favore degli USA sui PMI.
Le possibilità di doppia rottura sono buone, a mio parere.

Autore: Giuseppe Sersale Per ulteriori notizie, analisi, interviste, visita il sito di Trend Online