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Ci stiamo dirigendo verso un mercato ribassista?

Lukas Daalder, Chief Investment Officer di Robeco Investment Solutions, spiega che la serie apparentemente inarrestabile di rally dei mercati azionari, (l’indice S&P 500 ha raggiunto ad oggi 57 record storici dall’inizio dell’anno, mentre il Nasdaq (Francoforte: 813516 - notizie) ha messo a segno 70 nuovi massimi superando il record di 61 che risaliva al 1999), sta alimentando i timori degli investitori di una correzione, tanto più che il rialzo del 1999 fu seguito da un crollo significativo delle borse.

Un recente Financial Stability Review pubblicato dalla Banca Centrale Europea ha emanato un’allerta sulla valutazione elevata del mercato azionario USA, avvertendo che una correzione negli Stati Uniti rappresenterebbe un rischio anche per i mercati europei, molto più a buon mercato. Ma riuscirebbe ad innescare un mercato ribassista?

Prevedere una correzione è più difficile di quanto sembri e, soprattutto, non è una scienza esatta, considerato per altro che gli esperti non riescono neanche a concordare su una definizione comune di mercato ribassista.

Ricorrere alla definizione ‘una correzione del 20% rispetto al picco precedente’ sembra semplice, ma solleva diversi interrogativi - spiega Lukas Daalder -. Interpretato in modo restrittivo, questo significa che l’indice Nikkei si trova in un mercato ribassista da oltre 27 anni. Sebbene nessuno possa affermare che il Nikkei sia stato un investimento straordinario, non farebbe giustizia ai sei ribassi di oltre il 20% registrati dall’indice dal 1990. Un’altra considerazione può essere l’inflazione: l’indice Bovespa brasiliano è aumentato oltre 1.000% nel 1994, mentre l’inflazione arrivava al 5.000%. Molti investitori lo descriverebbero come un mercato ribassista. Osservando poi la top 10 dei periodi di volatilità ai minimi storici, solamente in un caso (nel 1895) precedette un mercato ribassista: negli altri nove casi non si è registrata alcuna correzione dei mercati. Nel (Londra: 0E4Q.L - notizie) complesso, una volatilità ai minimi storici non è affatto un segnale precursore affidabile per individuare un mercato ribassista.

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Lukas Daalder non ritiene che l’analisi combinata di valutazioni e volatilità offra un particolare apporto predittivo. Naturalmente, conveniamo con la BCE (Toronto: BCE-PRA.TO - notizie) che la valutazione corrente delle azioni statunitensi sia fonte di preoccupazione, ma se questo significa che stiamo andando verso una correzione imminente deve ancora essere visto.

Il rally attuale è stato trainato soprattutto dal momentum e dalla liquidità, e fino ad ora non vi sono segnali che questa situazione si stia esaurendo. Secondo le molteplici previsioni pubblicate dalle principali banche e istituti finanziari, il tema centrale è quello di un cauto ottimismo, con una chiara enfasi sulla componente della cautela. Lukas Daalder continua ad avere una sovresposizione verso l’azionario, ma con l’adozione di un rigoroso meccanismo di stop-loss.

Autore: Pierpaolo Molinengo Per ulteriori notizie, analisi, interviste, visita il sito di Trend Online