Cina in festa per un secolo di comunismo, imbarazza il rap del centenario
Transenne e blocchi nel centro di Pechino, in particolare tutto attorno a Piazza Tienanmen. La capitale cinese “chiuderà” per una settimana per consentire “l’allestimento delle attività celebrative” per il centenario della fondazione del Partito comunista cinese (Pcc), secondo quanto annunciato dalle autorità. Dal 23 giugno al primo luglio prossimi i visitatori non potranno accedere alla piazza, mentre la tradizionale cerimonia quotidiana dell’alzabandiera riaprirà al pubblico il 3 o 4 luglio. Inaccessibili a tutti anche il mausoleo di Mao Zedong e i due musei, quello della Città Proibita e il Museo Nazionale in Piazza Tienanmen, che resteranno chiusi al pubblico a partire dal 25 giugno – il primo - e dal 26 giugno – il secondo - e riapriranno il 2 luglio. Le autorità hanno anche promulgato un avviso sulla sicurezza aerea che prevede il divieto totale di utilizzo dei droni fino al 15 luglio e il lancio di “oggetti volanti” che potrebbero compromettere la sicurezza delle attività “aeree” organizzate durante le celebrazioni, come il rilascio di colombe in volo e di palloncini.
L’atmosfera nella capitale cinese – ma si può dire, in tutta la Cina – è quella delle grandi occasioni storiche. La data fatidica è quella del primo luglio quando, cento anni fa, il 1° luglio 1921, si tenne il primo Congresso del Partito Comunista Cinese. L’anniversario ha una valenza particolare, nell’attuale situazione della Cina, specie in ambito internazionale, e travalica ampiamente la pura celebrazione storica per sconfinare nell’ennesimo sforzo per imporre – in patria e all’Estero – una narrazione basata sul racconto di una Cina moderna, potente e assertiva, pronta a gestire il ruolo che - secondo Xi Jinping e i dirigenti del Partito – gli spetta ormai di diritto, quello di leader geopo...
Questo articolo è originariamente apparso su L'HuffPost ed è stato aggiornato.