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Clamoroso: chiude il ristorante della Trump Tower

L'elezione di Donald Trump è stata ormai analizzata in tutte le sue sfaccettature. O quasi.

Il caso Koi

Sì, perché in pochi si sarebbero aspettati che tra le conseguenze negative, una di queste coinvolgesse proprio la tanto amata e da lui rimpianta Trump Tower. La cronaca riferisce infatti del prestigioso ristorante giapponese Koi, costretto a chiudere i battenti il 18 giugno, dopo solo 5 anni dall'inaugurazione, a causa del crollo di clienti altrettanto prestigiosi, arrivato, paradossale ma vero, immediatamente dopo l'elezione di Donald Trump alla Casa Bianca. Stando a quanto riferito dalla stampa Usa, la clientela più famosa non ha intenzione di fare pubblicità gratuita al locale con la sua presenza, mentre quella più “normale” non se la sente più di pagare un sushi il cui prezzo si sospetta maggiorato proprio per pagare la campagna elettorale di Trump. Per questo motivo raramente la capacità dei posti occupati supera il 50-60% dei 140 posti disponibili, il che ha portato a diversi licenziamenti già da qualche mese prima che gli affari iniziassero ad andare male.

Le proteste dei camerieri

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A questo si è presto aggiunta una serie di proteste da parte di alcuni camerieri di origine messicana, primo tra tutti il caso clamoroso di Ricardo Aca il quale, dopo la campagna razzista di Trump che ha accusato gli immigrati messicani di essere delinquenti e spacciatori, ha postato un video di protesta che ha ottenuto 300mila visualizzazioni nelle prime 24 ore, in cui sottolineava di essere stato offeso. Un boomerang che arriva proprio a causa del fatto che la maggior parte degli avventori del famoso ristorante erano attori e rappresentanti di quello showbiz che dall'inizio della campagna elettorale si è schierato in massa a sostenere la sua diretta avversaria, la democratica Hillary Clinton. Conclusione: boicottaggio di Hollywood (e non solo) verso le attività legate all'impero del magnate.

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