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Clinton o Trump: titoli e i settori per entrambi i casi

Chi sarà il prossimo presidente degli Stati Uniti? La corsa alla Casa Bianca è costellata di incertezze perché se da un lato la candidata democratica Hillary Clinton è riuscita, dopo l'incidente arrivato alle commemorazioni delle vittime dell'11 settembre dopo il quale ha dovuto ammettere pubblicamente alcuni problemi di salute, a recuperare il terreno perso, dall'altra il suo vantaggio resta comunque lieve.

Indecisioni dell'ultimo minuto

Troppo, se si considera la fascia degli indecisi e soprattutto il fatto queste elezioni verranno ricordate per la presenza di due candidati considerati “il meno peggio” che offre il panorama. In altre parole nessuno dei due soggetti, visti i curricula e soprattutto i precedenti delle rispettive carriere politiche (nel caso di Trump non si può nemmeno parlare di carriera politica), è riuscito a coinvolgere saldamente non solo l'opinione pubblica in generale ma nemmeno gli stretti affezionati alla rispettiva squadra politica. Da parte repubblicana, i continui scandali di cui Trump è stato oggetto, hanno portato gran parte dei rappresentanti del partito dell'elefante, ad appoggiare i rappresentanti in corsa per il Congresso piuttosto che il più “ingombrante” Trump. Non cambiano le cose in casa democratica dove lo scandalo delle mail ha evidenziato una guerra intestina in un partito che ha fatto della solidità interna la sua bandiera. Irrimediabilmente macchiata. Inutile dire che con un o scenari di questo tipo è più che mai indispensabile sapere come muoversi sia in caso di vittoria, più probabile, almeno stando alle ultime cifre, della Clinton che di quella, ancora possibile, di Trump. L'incertezza deriva dal fatto che spesso i sondaggi sono falsati da informazioni di chi, alla fine, cambia idea. E in questo caso gli indecisi sono ben più di quelli che rappresentano il cuscinetto di vantaggio della Clinton.

Il fattore anagrafico

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Non solo, ma a giocare un ruolo altrettanto decisivo potrebbe essere il fattore anagrafico: i più giovani, fascia particolarmente ampia tra i democratici, tendono a non andare a votare e a disinteressarsi delle sorti della consultazione. C'è poi la questione etnica che si intreccia con i meccanismi di voto: gli Stati niti non assegnano la carica di presidente sulla base dei votanti ma su quella dei grandi elettori, diversi da stato a stato. Ebbene in alcuni stati con un numero più alto di grandi elettori c'è una componente demografica favorevole a Trump e che è rappresentata dalla media borghesia e dagli operai licenziati dalle fabbriche del midwest in seguito sia della crisi ma anche delle numerose alleanze internazionali a livello commerciali strette a suo tempo dal democratico Bill Clinton; accordi che in molti casi hanno permesso la delocalizzazione di molte aziende con conseguenti licenziamenti in massa.

I settori e i titoli su cui investire

Ed è proprio partendo da questo punto che il programma del Tycoon potrebbe sfruttare una presa maggiore sugli elettori, in particolar modo per quanto riguarda la rinegoziazione di accordi come il NAFTA e il TTP e l'aumento (se non la creazione ex novo) di dazi per le merci importate da Cina e Messico,nonostante il 98% dei flussi in entrata per la nazione centramericana provengano da Washington. Il tutto senza contare la boutade del muro divisorio proprio con il Messico, costruzione i cui costi dovrebbero essere a carico della nazione più povera, accusata di favorire l'immigrazione illegale. Unica certezza sul fronte degli investimenti, il fatto che entrambi i candidati confermano la volontà di aumentare gli interventi a favore delle infrastrutture (la Clinton ha arlato di 275 miliardi di dollari, Trump addirittura oltre 1.000), il che permette di avere già un target su cui puntare a prescindere dal vincitore: aziende del settore costruzioni e attive nella fornitura di materiali, oltre ai grandi big dell'IT. Guardando ai singoli titoli si parla di Caterpillar (Londra: 0Q18.L - notizie) , Eaton, Pentair (NYSE: PNR - notizie) , General Electric (Euronext: GNE.NX - notizie) , Nucor, Apple (NasdaqGS: AAPL - notizie) , Google e Intel (Euronext: INCO.NX - notizie) . Leggermente diverso anche l'approccio agli energetici: la vittoria della Clinton premierebbe l'approccio verso le energie rinnovabili, il che ha portato Morgan Stanley (Xetra: 885836 - notizie) a suggerire nomi come First Solar (Xetra: F3A.DE - notizie) , SolarCity (Swiss: SCTY.SW - notizie) , Sunrrun e NextrEra Energy.

Tra Clinton e Trump

Da parte sua, invece, Trump guarda ad allentare i vincoli per le società energetiche ancora concentrate sul modello classico del carbone e quindi in questo caso sarebbe meglio puntare, secondo Morgan Stanley su Nrg Energy (Francoforte: A0BLR4 - notizie) ma anche sui leader del petrolio come Chevron (Euronext: CHTEX.NX - notizie) , Pioneer, Schlumberger (Londra: 0CT7.L - notizie) . La divergenza continua sul settore farmaceutico: la Clinton manterrebbe l'Obamacare mentre Trump potrebbe bloccare una serie di provvedimenti per le riforme dei farmaci a tutto vantaggio dei big del settore com Pfizer (NYSE: PFE - notizie) , Celgene (Swiss: CELG-USD.SW - notizie) o Amgen (NasdaqGS: AMGN - notizie) . Una differenza tra i due programmi che aumenta ulteriormente sul fronte fiscale: Trump parla di un taglio netto delle imposte sulle persone fisiche e giuridiche mentre la Clinton guarda a un aumento per i redditi più alti e con il ricavato a creare finanziamenti per le piccole imprese. In questo secondo caso i primi ad essere avvantaggiati sarebbero i produttori di beni di consumo. Se invece dovesse vincere la linea Trump con la sua volontà di sgravare le imposte sulle grandi società e introdurre una tassa una tantum del 10% invece che del 35% come attualmente in vigore, allora le grandi multinazionali e i big pharma (accomunati da entrate provenienti al di fuori dei confini nazionali) saranno il target perfetto per chi investe.

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