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Colpo di scena: in Austria si rivota

La politica è veramente il nervo scoperto dell'Europa. La deriva populista e xenofoba sarà a lungo il punto dolente del Vecchio Continente.

La decisione della Corte Costituzionale austriaca

A cominciare da quello che per molti versi era un pericolo scampato e cioè le elezioni in Austria in cui si era registrata la vittoria del rappresentante dei Verdi Alexander Van der Bellen contro il suo avversario del Partito, Norbert Hofer per una manciata di voti. Un margine troppo esiguo per essere accettato serenamente dalla controparte la quale ha provveduto a presentare subito denuncia. Una denuncia che oggi è stata accettata dalla Corte Costituzionale la quale ha confermato le sospette irregolarità sullo sposglio di schede che, al conteggio avrebbero potuto essere determinanti.

Ad ogni modo sembra certo che a prescindere da come si vorrà risolvere la questione, la Brexit è una testimonianza forte della deriva populista del Vecchio Continente. Una deriva che trova radice nello scontento verso al politica e la gestione dell'economia da parte della base dell'elettorato. Di (KSE: 003160.KS - notizie) questo si dovranno occupare, come fanno notare anche da Saxo Bank, intere nazioni che nei prossimi mesi avranno a che fare ocn le consultazioni elettorali a vario grado partendo dal referendum di ottobre in Italia alle elezioni tedesche e francesi del prossimo biennio.

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Resta la questione Brexit

Ma non è solo l'Austria a tremare. Tanti gli orizzonti apertisi dopo il sì della Gran Bretagna all'uscita dall'Europa, scenari che però non sempre sono favorevoli ai mercati o all'economia in generale.

In realtà la maggior parte dell'attenzione è rivolta verso il problema più urgente e cioè la frattura interna che si è creata non solo tra la capitale e la nazione, con la prima che ha votato compatta per restare nell'Ue e il resto delal popolazione che invece ha preferito uscire, ma anche con la zona nord del paese e cioè la Scozia anch'essa favorevole a restare ma solo perché desiderosa di essere all'interno dell'organizzazione internazionale. Risultato: Edimburgo si è ritrovata per la seconda volta sotto il dominio della Regina e per di più senza l'unico fattore da le i apprezzato ovvero l'Ue. Da qui la volontà più volte espressa dal suo governo di riuscire a trovare un modo per riottenere l'unica cosa che ha fatto assopire, ma non certo dimenticare, tutte le velleità indipendentiste. Anche per questo motivo da JP Morgan non escludono che un colpo di scena possa arrivare con un una Scozia non più regione autonoma ma nazione a tutti gli effetti e per di più con una propria moneta.

L'incognita spagnola

Il tutto anche prima che il Regno Unito esca dall'Ue ovvero anche prima del 2018. Ed è proprio sulla nuova moneta che si concentra l'attenzione della banca d'affari la quale già prevede addirittura i suoi primi passi sotto l'egida della Bce (Toronto: BCE-PA.TO - notizie) e della Bank of England se non altro per fornire un supporto minimo alla banca centrale scozzese nel momento della transizione e dell'indipendenza e “cercare di stabilizzare la nuova valuta”. Intanto verrebbe mantenuta anche la libera circolazione di persone e merci all'interno dei confini i quali a loro volta dovrebbero essere rafforzati però con l'Inghilterra.

Un'adesione della Scozia, inoltre, porterebbe a sua volta un precedente pericoloso per la Spagna perché autorizzerebbe l'entrata nell'Ue di quella che a tutti gli effetti è sempre stata una regione della Gran Bretagna proprio come la Catalogna e i Paesi Baschi lo sono della Spagna. E per giunta con le stesse velleità indipententiste.

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