Annuncio pubblicitario
Italia markets close in 7 hours 5 minutes
  • FTSE MIB

    34.264,07
    -7,05 (-0,02%)
     
  • Dow Jones

    38.460,92
    -42,77 (-0,11%)
     
  • Nasdaq

    15.712,75
    +16,11 (+0,10%)
     
  • Nikkei 225

    37.628,48
    -831,60 (-2,16%)
     
  • Petrolio

    83,18
    +0,37 (+0,45%)
     
  • Bitcoin EUR

    59.753,84
    -2.338,33 (-3,77%)
     
  • CMC Crypto 200

    1.362,69
    -19,89 (-1,44%)
     
  • Oro

    2.338,80
    +0,40 (+0,02%)
     
  • EUR/USD

    1,0726
    +0,0025 (+0,24%)
     
  • S&P 500

    5.071,63
    +1,08 (+0,02%)
     
  • HANG SENG

    17.284,54
    +83,27 (+0,48%)
     
  • Euro Stoxx 50

    4.973,01
    -16,87 (-0,34%)
     
  • EUR/GBP

    0,8570
    -0,0012 (-0,14%)
     
  • EUR/CHF

    0,9793
    +0,0009 (+0,09%)
     
  • EUR/CAD

    1,4664
    +0,0008 (+0,06%)
     

Colussi investe nelle macchine. Ma licenzia il 25% degli operai

Per le aziende italiane la prima necessità è quella di investire sulla produttività e sulla ricerca per favorire la competitività a livello internazionale.

Il caso Colussi

Soprattutto in alcuni settori come quello degli alimentari, eccellenza nazionale da tempo riconosciuta come fiore all'occhiello del made in Italy. Ma investire significa anche rischiare di creare un surplus di manodopera come è successo alla Colussi, industria che racchiude nel proprio portafoglio anche marchi come Misura, Agnesi, Riso Flora e Sapori e che, dopo un investimento da 80 milioni di euro nello stabilimento di Petignano d'Assisi, sarà costretta a licenziare un quarto della sua forza lavoro. Tradotto in numeri: 125 operai che saranno oggetto della procedura di licenziamento collettivo che, ovviamente, non è andata giù ai sindacati. Immediata la richiesta di un tavolo di trattative per ridiscutere l'organizzazione del lavoro nonostante la società abbia già fatto sapere che il “contesto competitivo sempre più spinto e il ricorso a soluzioni produttive tecnologicamente avanzate rende inevitabile una fisiologica riduzione della forza lavoro impiegata”.

Il precedente Perugina

ANNUNCIO PUBBLICITARIO

Ma se da un lato c'è il problema dell'automazione, dall'altra c'è quello dell'internalizzazione. Al centro, questa volta, la Perugina che dal 1988 è in mano alla Nestlè. Già da tempo la società dolciaria italiana nata nel 1907 ha dovuto rivedere le sue linee di produzione: a marzo del 2016 la notizia della "dimissione" degli investimenti sulla linea delle caramelle Rossana. Un piano di investimenti da 60 milioni di euro fatto dalla casa madre prevedeva un'implementazione della produzione e distribuzione del Bacio (cioccolatino inventato nel 1922) e un taglio dell'intera linea delle caramelle Rossana la cui sorte, con ogni probabilità, sarebbe stata la vendita ad un operatore specializzato secondo quanto riferito dalla Perugina stessa. Ma i 60 milioni di investimento di allora hanno a loro volta provocato le conseguenze prevedibili: 364 esuberi i cui contratti di solidarietà scadono in questi giorni.

Per ulteriori notizie, analisi, interviste, visita il sito di Trend Online