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Come gestire il portafoglio dopo il taglio del rating italiano

Dopo la perdita anche dell'ultimo rating A, l'Italia risulta meno affidabile da un punto di vista del credito internazionale. Cosa fare adesso e soprattutto quali prospettive per il nuovo anno appena iniziato? I consigli di Stefano Masa Head of QuantInvest® Research & Analysis Department.

L'anno nuovo ormai ha già fatto il suo rodaggio. Resta però ancora qualche dubbio su quali possano essere i temi strategici i prossimi 12 mesi in ottica di asset allocation.

L’anno appena concluso ha consolidato – soprattutto nel singolo risparmiatore – una view alquanto enigmatica in chiave 2017: la componente obbligazionaria gravita su rendimenti pressoché nulli nella parte breve della curva e qualora si optasse per una duration almeno decennale i ritorni monetari sono residuali rispetto al rischio assunto. Un esempio concreto è il nostro BTP con i suoi rendimenti: da oltre il 6,50 % di cinque anni fa siamo passati all’attuale valore di poco superiore all’1,80%. Anche se quest’ultimo evidenzia una risalita nel corso dell’ultimo anno (dal precedente 1,50 %) l’appeal monetario in termini di investimento rimane basso e poco percorribile. La gran parte dei mercati azionari vedono le loro quotazioni in prossimità di massimi di medio termine e – per tutti coloro che hanno una equilibrata propensione al rischio – questi livelli di prezzo non consentono un posizionamento full invested. Sul fronte valutario i principali cross sembrano ormai prossimi ad un loro fair value in funzione delle metriche economiche rappresentative dei singoli paesi: le attuali quotazioni del rapporto Euro/Usd sono verosimilmente in linea con il loro valore teorico e solo gravi situazioni di natura “extrafinanziaria” potranno modificarne i futuri corsi.

Alla luce di quanto detto, come gestire l'operatività per l’anno 2017?

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Privilegiando l’approccio quantitativo – e tenuto conto del time frame circoscritto per l’operatività su base algoritmica – è inutile dire che in chiave di asset allocation annuale le indicazioni non possono essere formulate. Viceversa è ipotizzabile un potenziale scenario in vista del primo trimestre: per la componente bond si privilegiano strumenti a brevissimo termine (o liquidità) al fine di poter beneficiare di un posizionamento in caso di downside su singoli titoli (tenuto conto del rischio/rendimento intrinseco i titoli italiani rimangono i principali driver). Viene suggerito inoltre il monitoraggio dei basket inflation linked soprattutto attraverso l’impiego di OICR diversificati per area geografica. Sul fronte equity viene preferito un approccio prudenziale sottopesando l’intera componente: sempre in termini di riduzione del rischio di portafoglio è inoltre suggerita l’introduzione di una quota maggiormente diversificata (es.: azionaria internazionale) rispetto alla scelta del singolo paese. Dal punto di vista valutario si rimane flat assumendo posizioni privi di rischio cambio o comunque “hedging currency risk”. Le materie prime: è un tema oggetto di numerose view contrapposte tra loro. In ambito tattico di breve termine potrebbe diventare interessante l’oro che vede un target periodale trimestrale verso quota 1.253 / 1.308 dollari. Sicuramente - in chiave strategica - un acquisto “obbligatorio” potrebbe concretizzarsi qualora i corsi si riportassero a ridosso di area 1.046,81.

Borsa italiana: è possibile fare un'analisi del rischio e controllare il relativo posizionamento?

Nell’ultima parte del 2016 Piazza Affari ha recuperato terreno dimezzando pressoché le perdite registrate in precedenza: è interessante sottolineare come i valori concernenti il value at risk (VaR) al 95% calcolato su base settimanale siano “rientrati” dal precedente 12,27% di inizio 2016 all’attuale 11,04%. Anche se in termini assoluti si tratta di poco più di un punto percentuale - ai fini operativi - il tutto si traduce invece in una maggior riduzione di rischio in logica di position keeping sui singoli titoli.

Doverosa però una precisazione: come già indicato in un recente intervento gli attuali corsi presentano una maggior assunzione di rischio. L’ulteriore conferma arriva dall’osservazione dell’andamento del coefficiente di Hurst nel corso degli ultimi 10 anni: mediante l’osservazione settimanale si possono evidenziare 17 fasi contraddistinte dal raggiungimento del picco in prossimità del valore massimo positivo di riferimento (“+1”): in ben 14 casi – subito dopo il completamento dell’inversione ciclica – il mercato ha visto il proprio ritracciamento (l’eccezione è relativa al solo anno 2013 con le sue tre rilevazioni).

Le attuali quotazioni raggiunte dall’indice domestico FtseMIB si trovano in corrispondenza di 0,99925 rispetto al picco massimo positivo del coefficiente di Hurst. La cautela è obbligo.

Indice FTSEMIB: quale potrebbe essere un'idea di trading sui singoli titoli con un'ottica di breve termine?

L’ottava si è conclusa facendo registrare un incremento dei volumi rispetto alla loro media degli scambi settimanali dell’ultimo mese. Gli operatori hanno iniziato a porre la loro attenzione su alcuni titoli intensificando gli scambi attraverso acquisti sulla “lettera”: tra questi è opportuno segnalare Buzzi Unicem (Londra: 0NVQ.L - notizie) che - nonostante la sua continua corsa - rimane un titolo interessante in ottica long con target in prossimità dei massimi registrati nel 2007 (area 26,05 €). Anche i due titoli difensivi Enel (Londra: 0NRE.L - notizie) ed Eni (Londra: 0N9S.L - notizie) possono beneficiare di un ulteriore allungo soprattutto a seguito del processo di riallocazione da parte dei money manager che adottano una politica di gestione passiva rispetto al loro benchmark: i principali target settimanali sono rispettivamente a quota 4,24 € e 16,02 €. Un sottostante che appare sottovalutato dal punto di vista della performance relativa (ovvero nei confronti del proprio indice settoriale di appartenenza) è Luxottica (Milano: LUX.MI - notizie) : un acquisto agli attuali prezzi implicherebbe un target a 52,02 €.

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