Annuncio pubblicitario
Italia markets open in 32 minutes
  • Dow Jones

    38.460,92
    -42,77 (-0,11%)
     
  • Nasdaq

    15.712,75
    +16,11 (+0,10%)
     
  • Nikkei 225

    37.628,48
    -831,60 (-2,16%)
     
  • EUR/USD

    1,0724
    +0,0023 (+0,21%)
     
  • Bitcoin EUR

    59.970,05
    -2.180,42 (-3,51%)
     
  • CMC Crypto 200

    1.391,15
    +8,57 (+0,62%)
     
  • HANG SENG

    17.214,50
    +13,23 (+0,08%)
     
  • S&P 500

    5.071,63
    +1,08 (+0,02%)
     

Come interpretare l'andamento delle Borse

Sigle, numeri e stime. Orientarsi in Borsa non è certo facile, ma alcuni indicatori possono aiutare gli investitori meno addentro alle tematiche finanziarie. Proviamo ad analizzare i più usati e capire come possono influire sui corsi.

Dai prezzi giornalieri a quelli storici
Solitamente i siti Internet e i giornali che si occupano di finanza affiancano ai singoli titoli quotati innanzitutto i dati sul prezzo di apertura della seduta, quello attuale (modificato in tempo reale), oltre che i minimi e i massimi degli ultimi dodici mesi. Indicatori utili sia per gli analisti tecnici, che studiano i grafici per individuare supporti e resistenze (e quindi prendere decisioni di acquisto o vendita), sia per i piccoli risparmiatori, che in questo modo possono comprendere la volatilità di un titolo: a una maggiore oscillazione di un valore corrisponde infatti una maggiore assunzione del rischio da parte di chi opera in acquisto o in vendita. Tendenzialmente i titoli a minore capitalizzazione sono più volatili (basta un ordine importante di compravendita per orientarne la direzione in maniera netta), così come i titoli finanziari sono generalmente più esposti a brusche escursioni di prezzo rispetto a quelli delle utility o del pharma, anche se spesso ogni società fa storia a sé.

Su Yahoo! Finanza è possibile vedere tutte queste informazioni nella pagina riepilogativa di un titolo. Ad esempio Fiat:



Come si forma il prezzo

Molto utili sono anche “denaro” e “lettera”, che stanno a indicare i valori ai quali si trovano investitori disposti rispettivamente a comprare o vendere un titolo quotato. Questi due indicatori sono visibili sul “book”, che affianca il titolo nella visualizzazione. Quando le due voci si incontrano, si compie la transazione. Seguire le indicazioni di denaro/lettera può essere utile per non fare scelte avventate: se, ad esempio, il book evidenzia la disponibilità a vendere a 1,50 sarà sufficiente avvicinarsi a quel prezzo (ad esempio proponendo 1,493) per condurre in porto l’operazione.

Il valore dei multipli di mercato
Un indicatore seguito con grande attenzione è il “price earning” (P/E nella pagina riepilogo), rapporto dato dall’ammontare degli utili netti di una società diviso il numero di azioni ordinarie esistenti. Il risultato indica la reddittività della società: se il rapporto esprime un valore contenuto rispetto a quello dei competitor, la società si presta a maggiori possibilità di rivalutazione. In caso contrario c’è il rischio di una sopravalutazione, anche se occorre sempre ricordare.

Il volume, altro indicatore molto utilizzato nelle schede di Borsa, indica il numero di pezzi scambiati per ciascun titolo. Più che il dato in sé, è importante il confronto tra lo stesso e la media degli ultimi tre-sei mesi: se le differenze sono grandi, significa che il titolo è sotto i riflettori del mercato. Il che potrebbe esporlo a una maggiore volatilità nel breve periodo.

Le stime degli analisti
Se finora si è parlato di dati di mercato, diverso è il significato del “target price” (o “prezzo obiettivo”), media delle stime elaborate dagli analisti. In pratica, si tratta del valore che – secondo gli addetti ai lavori – il titolo può raggiungere nell’arco di dodici mesi, alla luce dei fondamentali della società e dello scenario macroeconomico di riferimento.
La provenienza di questi dati, da parte di addetti ai lavori, ne certifica l’attendibilità, anche se non sempre questi giudizi hanno mostrato in passato di essere disinteressati. Così come la storia insegna che i target price degli analisti sono molto più spesso orientati al rialzo, che al ribasso, anche se poi l’esito reale ha spesso smentito tanto ottimismo.