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Come (e se) cambierà la Fed sotto la Presidenza Trump

Brian Smith, Senior Vice President, US Fixed Income di TCW, spiega che le nuove speranze per un miglioramento dell’economia dopo l’elezione di Donald Trump alla Presidenza degli Stati Uniti sono in qualche modo comprensibili, dato che il vecchio paradigma dei tassi bassi non ha funzionato. Il calo delle tasse alle imprese dovrebbe incoraggiare gli investimenti e la riduzione delle imposte personali dovrebbe aumentare il reddito disponibile e la spesa per consumi, mentre la spesa per le infrastrutture dovrebbe avere un effetto moltiplicatore sull’economia. Infine, la regolamentazione meno stringente dovrebbe liberare molti comparti industriali dalle restrizioni precedenti.

Detto questo, anche un certo grado di pessimismo è più che comprensibile - spiega Brian Smith -. La vittoria di Trump ha diviso gli Stati Uniti e uno spostamento nelle relazioni geopolitiche USA potrebbe impattare profondamente sull’economia mondiale. Molti hanno visto nell’esito delle presidenziali un segnale di incremento dell’ondata populista e, per questo motivo, guarderanno attentamente ai prossimi appuntamenti politici in Europa. Anche il dollaro si profila come forza stabilizzatrice in grado di controbilanciare al nuovo ottimismo economico. La divisa, infatti, si sta rafforzando a causa delle aspettative per una Fed più falco. L’aumento dei tassi durante il meeting di dicembre è già prezzato dal mercato e anche la traiettoria dei futuri rialzi è passata da meno di una mossa all’anno a quasi due azioni l’anno.

Immediatamente dopo l’esito, il Presidente eletto Trump ha iniziato a fare passi indietro rispetto a diverse promesse elettorali, come l’Obamacare ad esempio, che ha proposto di salvare in parte - spiega Brian Smith -. Di (KSE: 003160.KS - notizie) conseguenza, anche il disprezzo nei confronti della Fed potrebbe già essersi ammorbidito. Davvero Trump vorrà una Banca Centrale più falco, anche se ciò comporterà una recessione durante il suo futuro mandato? Il mercato è dell’idea che il Presidente prima riempirà le due poltrone vacanti del FOMC con due esponenti più falco e poi, al termine dell’incarico a febbraio 2018, sostituirà l’attuale Presidente della Fed, Janet Yellen, con una figura anch’essa più falco. Questo spostamento nel Board aprirà la porta alla normalizzazione dei tassi di interesse di breve termine. E la normalizzazione, tradizionalmente, porta alla recessione. Per definizione, infatti, l’aumento dei costi di finanziamento renderà più onerosi gli investimenti e diffonderà più avversione al rischio tra gli operatori di mercato. Alla fine, un rialzo significativo dei Fed Funds farà invertire la curva dei rendimenti, il che tradizionalmente ha sempre anticipato la recessione.

Sono due le angolature da cui valutare questo aspetto - spiega Brian Smith -. O Trump accetterà la recessione indotta dalla normalizzazione dei tassi nella speranza che sia transitoria e poco intensa, oppure ritiene che la solidità economica derivante dalla sua agenda fiscale sarà in grado di sovrastare qualsiasi debolezza dovuta all’aumento dei tassi e quindi evitare la recessione. Nessun Presidente vuole una recessione durante il proprio mandato, quindi guardiamo alla seconda ipotesi. In questo caso, bisogna tenere presente che l’economia è alla fine di un ciclo che dura già da sette anni e che quindi non è chiaro se il sostegno dell’agenda economica possa risultare sufficiente come contrappeso a una potenziale stretta monetaria.

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Una recessione può danneggiare seriamente le chance dei Repubblicani di mantenere il controllo del Congresso nelle elezioni di medio termine e di Trump di essere percepito come un leader favorevole per le aziende - spiega Brian Smith -. Ecco quindi che la politica monetaria può diventare un’altra delle aree su cui Trump cambierà idea rispetto a quanto affermato nel corso della campagna elettorale.

La politica fiscale sta prendendo il posto di quella monetaria, ma ci aspettiamo che il passaggio di consegne e quindi qualsiasi cambiamento nella Fed sia più graduale che drastico - spiega Brian Smith -. Il futuro è tutto da scoprire, così come gran parte dell’agenda presidenziale. Per il momento, l’elezione non ha alterato in nostro outlook, incentrato sui nostri timori legati alla fine del ciclo economico. Gli investitori devono attendersi un aumento della volatilità, con il mercato intento a digerire questa nuova realtà, e dei premi per il rischio, per via dell’incertezza delle politiche future.

Autore: Pierpaolo Molinengo Per ulteriori notizie, analisi, interviste, visita il sito di Trend Online