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Commodity, cosa sono

Metalli preziosi e industriali, prodotti agricoli ed energetici: tutte le materie prime (o quasi) possono essere oggetto di negoziazione finanziaria. Fino a qualche anno fa l’investimento in commodity era appannaggio quasi esclusivo degli investitori professionali, complice la scarsità di strumenti a disposizione. Con la moltiplicazione dei fondi e certificati ad hoc, la situazione è mutata profondamente, con molti piccoli risparmiatori che decidono di investire nel settore anche alla luce della sua limitata correlazione con altre asset class. Inserire in portafoglio un prodotto che segue le oscillazioni dell’oro, del petrolio o delle soft commodity (quelle di origine agricola) può migliorare quindi la diversificazione, riducendo il rischio complessivo.

La difesa dall’inflazione tramite l’oro

L’aumento del costo della vita è un fattore da tenere in grande considerazione quando si investe con un’ottica di lungo periodo perché questa componente tende a erodere il valore reale del patrimonio. Le materie prime tendono ad avere una correlazione positiva con l’inflazione, cioè seguono lo stesso trend e per questo motivo la loro presenza in portafoglio può risultare utile soprattutto in previsione di rialzi dell’indicatore. Questo principio vale soprattutto per l’oro, che storicamente ha avuto un trend crescente nei periodi di tassi bassi (come quello attuale), che hanno posto le basi a una ripresa inflazionistica, quindi per una svalutazione della moneta. L’investimento in oro può avvenire o con l’acquisto “fisico” dei lingotti (un chilogrammo oggi vale oltre 40mila euro, per cui ci sono tagli più contenuti) o puntando su strumenti finanziari che replicano l’andamento delle sue quotazioni. Due su tutti: gli Etc, che sono fondi passivi simili agli Etf ma con la particolarità di investire in commodity, e i certificati di investimento. I primi espongono il risparmiatore a un rischio ulteriore, dato dal rapporto tra dollaro ed euro (considerato che la moneta gialla è scambiata in valuta americana), ma sono anche meno costosi dei secondi. Da qualche mese, infine, hanno fatto capolino i Pac (Piani di accumulo) in oro, che consentono di effettuare investimenti periodici a scadenze predefinite (in sostanza, a rate). Non concentrando l'investimento in un unico momento temporale si scongiura il rischio di legare l'entrata sul mercato a un timing sbagliato, mediando nel tempo i prezzi di carico delle posizioni.

Le soft commodity sull’ottovolante
Certificati di investimento, Etc e fondi comuni specializzati sono gli strumenti per investire anche su un’altra categoria di materie prime, quelle agricole. Un settore seguito con grande interesse per il suo ruolo di causa ed effetto allo stesso tempo sull’aumento dei prezzi. Rispettando la logica della diversificazione, le soft commodity dovrebbero essere sempre presenti nei portafogli di una certa complessità, ma ricordando che questa categoria di investimento è soggetta a frequenti e sensibili oscillazioni di prezzo (per via degli agenti atmosferici che incidono sulla raccolta e di informazioni sul mercato non sempre trasparenti). Da escludere, quindi, per i cuori deboli e per chi non ha un orizzonte temporale medio o lungo.

Petrolio e gas a un bivio
Prima che arrivasse lo spread ad agitare i sonni degli italiani era stato a lungo il petrolio ad accompagnare le performance dei listini nelle cronache dei Tg. Da qualche tempo se ne parla di meno, ma l’andamento dell’oro nero e del gas continua ad assumere grande importanza in termini finanziari e di economia reale (per le ricadute sul prezzo dei carburanti e del riscaldamento).

Da qualche mese le quotazioni sono meno volatili del passato perché, a fronte dell’emergere di nuovi focolai di rivolte in Medio Oriente, gli Stati Uniti stanno vivendo il boom dello shale gas (ricavato dalle rocce scistose), che apre la prospettiva di rendere a breve la Federazione un esportatore netto di energia.

Per investire in petrolio si possono scegliere gli stessi prodotti finanziari già visti per metalli preziosi e commodity agricole, oltre che acquistare titoli azionari di società attive nel settore. Tenendo, però, a mente che il prezzo dell’oro nero è correlato negativamente con il dollaro: se sale uno, l’altro tende a scegliere. Un principio che non vale in assoluto, ma può risultare utile per equilibrare il proprio portafoglio.