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Con 'TINA' azionario e bond proseguono per la loro strada

La sede centrale Bce a Francoforte

(.)

di Yoruk Bahceli e Tommy Wilkes

LONDRA (Reuters) - La lettura del brutale selloff della scorsa settimana nei mercati dei titoli di stato sembra chiara: l'aumento dell'inflazione spingerà le banche centrali ad aumentare nel panico i tassi di interesse, soffocando la crescita economica.

Eppure l'azionario, le valute e le obbligazioni societarie offrono un quadro diverso: mantenere la calma. Magari comprare anche di più.

Il tempo dirà chi ha ragione. Quello che è certo è che molti investitori obbligazionari sono stati presi dai timori che le banche centrali, nonostante il loro mantra "l'inflazione è transitoria", possano finire per stringere i cordoni della politica monetaria prima di quanto segnalato.

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Un messaggio timido da parte della Banca centrale europea, un messaggio da falco in Canada e la riluttanza della Reserve Bank of Australia a difendere il suo obiettivo di rendimento dei T-bill allo 0,1% hanno contribuito ad accendere il fuoco sotto i rendimenti del debito a breve termine. In Germania e negli Stati Uniti hanno raggiunto i massimi dallo scorso marzo, mentre i tassi dei titoli australiani hanno registrato la più grande impennata in tre giorni dal 1996.

Normalmente, queste mosse causerebbero una significativa turbolenza anche in altre attività di mercato.

Invece sono state registrate a malapena, con lo S&P 500 che ha toccato un massimo storico giovedì. Anche se le borse venerdì sono scese, le perdite sono relativamente contenute e i dati Lipper mostrano che nella settimana fino a mercoledì gli investitori hanno acquistato azioni al ritmo più veloce da marzo.

La volatilità su valute e azionario rimane sotto controllo, con il "misuratore di paura" di Wall Street, l'indice Vix, appena sopra i minimi del 2021. In Europa, la volatilità dei tassi è salita alle stelle, mentre l'azionario è rimasto calmo.

Alcuni attribuiscono la reazione positiva al calo dei rendimenti delle obbligazioni a lunga scadenza, che ha appiattito le curve dei rendimenti e sembra segnalare che una rapida azione della banca centrale placherà, col tempo, le pressioni inflazionistiche.

E i rendimenti obbligazionari "reali", aggiustati per l'inflazione, rimangono decisamente negativi: nonostante un'impennata venerdì, restano intorno a -1% e -2% rispettivamente negli Stati Uniti e in Germania,.

"È sorprendente che l'azionario non abbia reagito di più, ma con rendimenti reali così negativi, i mercati non sono troppo preoccupati", ha detto Charles Diebel, responsabile del reddito fisso di Mediolanum International Funds.

"Se si scompone la curva forward sull'inflazione, si tratta della pressione a breve termine sull'inflazione... quindi i breakeven si stanno muovendo verso l'alto ma le banche centrali stanno iniziando a rispondere, il che significa un'attività più lenta e significa che l'inflazione non sarà un problema nel lungo termine".

I breakeven si riferiscono alla differenza tra i rendimenti delle obbligazioni nominali e quelli legati all'inflazione e sono spesso usati come un indicatore di mercato delle aspettative di inflazione.

Nemmeno i mercati del debito corporate, più rischiosi, sembrano spaventati. I premi di rischio che pagano sui titoli di stato rimangono storicamente bassi.

"(I tassi reali bassi) penso che stiano avendo un effetto sui mercati nel senso che stanno creando l'effetto 'TINA' (There Is No Alternative): non c'è alternativa all'acquisto di titoli ad alto rendimento", ha detto Barnaby Martin, responsabile credit strategy di BofA a Londra.

TIPICO METÀ-CICLO

I movimenti delle obbligazioni a breve termine sono anche in parte dovuti al posizionamento. I trader sorpresi dal rialzo dei rendimenti hanno dovuto scaricare le loro posizioni, accentuando il movimento ribassista e facendo sembrare alcuni prezzi inverosimili.

I trader ora si aspettano che il Regno Unito e il Canada aumentino i tassi di interesse di oltre 100 punti base nei prossimi 12 mesi. Anche la Banca centrale europea, ultra-accomodante, è vista alzare due volte i tassi entro ottobre 2022.

Chris Iggo di Axa Investment Managers si aspetta che i tassi più alti stringano un po' le condizioni finanziarie, ma ha detto che sarebbe simile alla "normalizzazione, in un certo senso perché stiamo andando verso le condizioni pre-Covid".

"È la tipica situazione di metà ciclo, dove l'inflazione è salita un po', i tassi sono saliti, la crescita inizia a rallentare, ma non è ancora una recessione".

E se dovessero emergere serie preoccupazioni per la crescita, molti rimangono fiduciosi nella "mossa" della banca centrale.

"Il vero ampliamento (nell'azionario e negli spread corporate) arriverebbe con una recessione, non tanto con un rischio sui tassi, perché abbiamo visto molte volte che se i mercati iniziano a far fatica a causa dei timori sui tassi di interesse le banche centrali cercano di intervenire nuovamente in modo accomodante", osserva Martin di BofA.

Ma il repricing dei bond alla fine dovrebbe avere ripercussioni più ampie, il che significa che un po' di dolore è inevitabile.

"Aspettatevi capricci nel rischio se le banche centrali rispondono all'inflazione - e capricci nei bond se non lo fanno", ha detto ai clienti Matt King, strategist di Citi.

(di Yoruk Bahceli, Tommy Wilkes, Sujata Rao e Saikat Chatterjee; tradotto da Stefano Bernabei, in redazione a Milano Sabina Suzzi)