Condannati per mafia e omicidio usufruivano di reddito di Cittadinanza
Erano condannati per vari reati, tra i quali omicidio e associazione mafiosa, ma percepivano comunque il reddito di cittadinanza. I finanzieri del Nucleo di Polizia economico-finanziaria di Agrigento hanno scoperto otto “furbetti” del sussidio e hanno eseguito il sequestro preventivo di 8 card utilizzate per usufruire del servizio.
I titolari di queste carte sono ora indagati a piede libero per i reati di indebita percezione di reddito di cittadinanza e falso in autodichiarazione. Tra di loro ci sono persone condannate per traffico di droga, furto, associazione mafiosa e perfino omicidio: nei nomi compare anche quello di uno degli esecutori dell'assassinio del magistrato Rosario Livatino, ucciso il 21 settembre 1990, e condannato a 7 ergastoli.
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Il reddito di cittadinanza è una misura di sostegno al reddito familiare che può essere percepito solo in presenza di alcuni requisiti che devono essere autocertificati dai richiedenti. Tra questi, oltre alle difficoltà economiche, devono sussistere anche alcune qualità morali, tra cui l'assenza di misure cautelari personali o di condanne per reati gravi sia da parte di chi richiede il sussidio sia del nucleo familiare.
Le posizioni illecite emerse sono state segnalate dall'Inps per la revoca del reddito di cittadinanza e il recupero del beneficio economico, che si stima ammonti a 110mila euro.
VIDEO - Reddito di cittadinanza, beneficiari in crescita