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Covid, cosa cambia per le infezioni sessuali: nuova scoperta

Coronavirus, c'è un legame inaspettato: cosa cambia per le infezioni sessuali (Getty Images)
Coronavirus, c'è un legame inaspettato: cosa cambia per le infezioni sessuali (Getty Images)

C’è stato un aumento del 40% delle infezioni sessualmente trasmesse in 27 anni, ma soprattutto dal 2000 in poi. E un'impennata dei casi per la clamidia, infezione diffusa soprattutto tra gli under 24, con una percentuale del 30% più.

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Questi i dati che emergono dalla sorveglianza dell'Istituto Superiore di Sanità mentre dagli esperti arriva l'allarme: l'emergenza sanitaria causata dal Covid-19 ha ridotto il numero di persone che hanno avuto una diagnosi: un probabile effetto della paura di contagio da coronavirus, che può avere effetti negativi sulla salute.

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I dati elaborati dal Centro Operativo AIDS (Coa) dell'Iss, che ha esaminato la tendenza dal 1991, dato di inizio della sorveglianza, mostrano in particolare 9.094 nuovi casi di infezione causati dal batterio Chlamydia trachomatis.

A preoccupare gli esperti è la marcata diminuzione di diagnosi andata di pari passo con il lockdown, che contrasta con il trend di aumento dei casi registrato negli ultimi due anni. A dimostrarlo è uno studio osservazionale, pubblicato su Sexually Trasmitted Infections e condotto da ricercatori dell'Irccs Istituto San Gallicano.

Nel Centro di Malattie a Trasmissione Sessuale del San Gallicano, nessun caso di sifilide è stato più osservato dopo il 9 marzo. È probabile che “i pazienti abbiano rinviato le visite a causa dei timori legati all'accesso in ospedale durante la pandemia", hanno spiegato i ricercatori.

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