Coronavirus, Galli: "I contagiati sono più del numero ufficiale"
Secondo il primario infettivologo del Sacco di Milano Massimo Galli, tra un numero reale di contagiati da coronavirus diverso da quello ufficiale e la politica di non fare controlli a tappeto, ci sono delle criticità che vanno affrontate al più presto per contenere l’epidemia.
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"La politica del tampone solo a pazienti sintomatici potrebbe rivelarsi insufficiente", e "la cartina di tornasole è il numero dei morti: 6,6%, più alto rispetto all'attuale 4,5% di Wuhan. Bisogna risalire a tutti coloro che sono stati in contatto con le persone malate, metterli in quarantena, seguire la comparsa o meno dei sintomi dell'infezione. L'impressione è che vere indagini epidemiologiche su tutti i contatti reali dei malati non vengano fatte".
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In un'intervista al Messaggero, Massimo Galli ha spiegato: "Il distanziamento sociale è fondamentale, ma il tracciamento è importante per uscirne prima". Per Galli "c'è un po' di confusione nelle indicazioni e sarebbe necessaria maggiore chiarezza a livello di articolazioni locali: quali vengono ritenute attività indispensabili tali da giustificare gli spostamenti? Inviterei chi di dovere a precisarlo alla svelta, in questo momento abbiamo bisogno di chiarezza e di unità. Le indicazioni generali vanno bene. La chiusura dei negozi, di bar e ristoranti è decisamente importante, ma la definizione delle attività che possono essere continuate va subito specificata".
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"Il numero reale di contagiati" dal coronavirus "è più alto di quello ufficiale", ha aggiunto Galli in un’intervista a Circo Massimo su Radio Capital. "La battaglia si vince nei territori, come sul campo di battaglia. Gli ospedali sono nelle retrovie, se continuano ad arrivare feriti, non riusciranno mai a reggere. Il circolo vizioso va interrotto sul campo. C'è da coinvolgere di più la medicina territoriale per ridurre la portata del virus".
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Se le misure attuate avranno risultati si potrà vedere "ottimisticamente in due settimane. Faccio un paragone Wuhan attorno al 25-26 gennaio c'era un numero di casi paragonabile a quello della Lombardia al 3 di marzo. E noi abbiamo avuto 3-4 settimane il cui il virus ha circolato liberamente. Questa è una bestia che ci ha invaso e che ci terrà compagnia per un periodo ancora non breve e la mobilitazione di tutti è fondamentale perché questo periodo venga accorciato".
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