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Medico di base costretto a lavorare nonostante i sintomi di coronavirus

(Getty Images)
(Getty Images)

Pur presentando sintomi compatibili con il coronavirus, dopo aver visitato due persone che lavorano a Codogno, è stato costretto dall'Ats (Agenzia di Tutela della Salute) a lavorare ugualmente nonostante volesse mettersi in isolamento volontario. E' quanto accaduto ad un medico di famiglia di Izano, comune in provincia di Cremona, vicinissimo alla zona rossa del lodigiano.

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Nicola Di Pasquale, questo il nome del medico, vive a Milano ma lavora in provincia di Cremona. "Ho visitato questi due pazienti quando ancora non era emerso il focolaio di Covid-19 nel lodigiano. Si tratta di due persone che vivono a Izano, comune a pochissimi chilometri da Codogno, dove si recano per lavorare e sono state in contatto con persone risultate positive", racconta. A loro aveva diagnosticato una polmonite virale.

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Ora anche lui presenta sintomi che potrebbero essere dovuti al coronavirus. Per evitare di mettere a rischio i suoi pazienti voleva mettersi in quarantena volontaria, ma "l'Asl mi ha detto che non c'è la possibilità di un sostituto - continua Di Pasquale - e non potevo interrompere il mio servizio". Così "sono dovuto venire ugualmente nel mio ambulatorio, dove tra l'altro ancora non mi è arrivato alcun dispositivo di protezione, ne' mascherine, guanti o tute. In questo modo però posso mettere a rischio la salute dei miei pazienti".

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Poco chiare anche le indicazioni ricevute su come comportarsi. "Ho chiesto se devo farmi il tampone - aggiunge - ma al momento l'Ats mi ha detto di non sapere quale fosse la procedura e sto attendendo una risposta". Stesso dicasi per le indicazioni da dare ai pazienti. Contrariamente alle linee guida date a livello regionale, che invitano i cittadini a non andare nell'ambulatorio del medico di famiglia, e a rivolgersi a lui con contatto telefonico, "alcuni funzionari dell'Ats ci hanno detto che comunque devono venire in ambulatorio".

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Molto critico anche Silvestro Scotti, presidente della Federazione italiana dei medici di medicina generale (Fimmg): "A Lodi 7 medici sono in quarantena ma non sono stati sostituiti, e i loro pazienti non sono stati presi in carico da altri. Ho segnalato la cosa all'assessore al Welfare, Giulio Gallera, che ha detto che si attiverà. E' una situazione da gestire, perché se si ammalano i medici che succede?".

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