Coronavirus pesa su industria moda Italia, olandese Pandora lancia allarme
MILANO (Reuters) - L'epidemia di coronavirus peserà in modo significativo sull'industria italiana della moda, che potrebbe registrare nel primo semestre dell'anno un calo del fatturato dell'1,8%, secondo le stime della Camera Nazionale della Moda (Cnmi).
La diffusione del virus sta spingendo molti brand dell'alto di gamma a chiudere parte dei loro negozi in Cina, principale mercato del lusso del mondo, alimentando i timori di un danno significativo sulle vendite se l'epidemia non sarà contenuta velocemente.
Il marchio di gioielleria danese Pandora ha avvertito proprio oggi che le sue attività in Cina sono pressoché congelate.
"In dicembre le attese per il 2020 erano di un ritorno alla nostro storico ritmo di crescita del 3% l'anno dopo il +0,8% del 2019, ma con la diffusione del virus è cambiato tutto", ha detto Carlo Capasa, presidente di Cnmi.
"Il pieno impatto economico non può essere ancora calcolato, ma saremo fortunati se riusciremo a chiudere l'anno con un +1%", ha aggiunto.
I consumatori cinesi valgono oggi circa il 35% dell'intero mercato dei beni di lusso che l'anno scorso è arrivato a 281 miliardi di euro, secondo i dati di Bain & Co.
L'epidemia ha però portato al sostanziale isolamento di alcune zone della Cina e alla cancellazione di molti voli internazionali proprio durante le festività del Capodanno cinese, un periodo di tradizionale picco dei consumi nel Paese e all'estero.
Ralph Lauren ha detto oggi di aver chiuso circa la metà dei suoi 110 negozi in Cina.
Tiffany & Co, da poco entrata nel gruppo LVMH, ha dichiarato di averne chiusi "diversi" nelle aree più colpite dal virus.
Pandora ha parlato di un calo del business "senza precedenti" e ha detto di aver chiuso 70 punti vendita su 240 per ordine del governo e che il traffico di clienti negli altri negozi è prossimo allo zero.
Capasa ha aggiunto che tre designer cinesi attesi alla settimana della Moda Donna di Milano, in programma dal 18 al 24 febbraio, non potranno essere presenti e che un migliaio di cinesi probabilmente non potranno raggiungere Milano in quei giorni. "I cinesi sono importanti compratori, per noi è piuttosto rilevante", ha commentato il presidente di Cnmi.
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(Claudia Cristoferi, Silvia Aloisi)