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Coronavirus, trattamento con la vitamina D: morti in calo

Il trattamento con la vitamina D nei pazienti Covid fa diminuire i decessi e i trasferimenti in terapia intensiva. A dirlo è uno studio coordinato dall'Università di Padova con il supporto delle Università di Parma, di Verona e gli Istituti di Ricerca CNR di Reggio Calabria e Pisa e pubblicato sulla rivista Nutrients.

"I pazienti della nostra indagine, di età media 74 anni - ha spiegato il prof. Sandro Giannini dell'Università di Padova - erano stati trattati con le associazioni terapeutiche allora usate in questo contesto e, in 36 soggetti su 91 (39.6%), con una dose alta di vitamina D per 2 giorni consecutivi. I rimanenti 55 soggetti (60.4%) non erano stati trattati con vitamina D". Lo studio aveva l'obiettivo di valutare se la proporzione di pazienti che andavano incontro al trasferimento in Unità di Terapia Intensiva e/o al decesso potesse essere condizionata dall'assunzione di vitamina D.

In seguito, durante un periodo di follow-up di 14 giorni circa, 27 (29.7%) pazienti venivano trasferiti in terapia intensiva e 22 (24.2%) andavano incontro al decesso. Nel complesso, 43 pazienti (47.3%) andavano incontro a "Decesso o Trasferimento in ICU".

Dall'analisi statistica è emerso che il "peso" delle comorbidità (rappresentate dalla storia di malattie cardiovascolari, broncopneumopatia cronica ostruttiva, insufficienza renale cronica, malattia neoplastica non in remissione, diabete mellito, malattie ematologiche e malattie endocrine) modificava in modo ampiamente significativo l'effetto protettivo della vitamina D sull'obiettivo dello studio, in modo tale che maggiore era il numero delle comorbidità presenti, più evidente era il beneficio indotto dalla vitamina D.

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"In particolare - ha concluso la ricercatrice -, in coloro che avevano assunto il colecalciferolo, il rischio di andare incontro a "Decesso/Trasferimento in ICU" era ridotto dell'80% rispetto ai soggetti che non l'avevano assunto".

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