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Le correzioni sono nell'aria

Venerdi, un Labour market report US di Dicembre buono, ma non eccezionale, ha comunque ridato fiato al risk appetite, trascinando Wall Street a nuovi massimi. Sembrava la giornata ideale per centrare un altro record, ma, incredibilmente, il Dow Jones si è arrestato a 0.37 punti da 20.000 (qualcosa come lo 0.002%), fallendo poi ripetutamente l’assalto. La pratica resta quindi aperta per i prossimi giorni.

Tornando al labour market report, in assenza di un alto numero di nuovi occupati (il dato è uscito a 156.000 vs 175.000 attesi, ma le revisioni ai mesi precedenti lo hanno riportato in linea con le attese) gli operatori si sono concentrati sul balzo dei salari orari, a 2.9% anno su anno grazie ad un incremento mensile di 0.4%. Un numero che conferma l’aumento delle pressioni salariali, ed eventualmente suggerisce, assieme ai jobless claims, che il rallentamento dei nuovi occupati dipende in parte dall’avvicinarsi del mercato del lavoro alla piena occupazione. Naturale la forza dei risk assets, il ritorno di fiamma del $, e la perdita di momentum dei bonds con cui si è chiusa la settimana.

La giornata odierna però vede la ripresa dei trend consolidativi su alcuni assets, senza catalyst degni di nota se non quello, più volte citato di recente, del positioning.

L’Asia non ha offerto spunti particolari. Tokyo era chiusa per festività, e ciò ha mantenuto un tono ridotto sull’attività. Trattandosi di un area a largo contenuto emergente, il sentiment non è stato particolarmente contagiato dal record di Wall Street, essendo questo avvenuto con dollaro e tassi in rialzo.

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Il clima ha cominciato a cambiare poco dopo l’apertura europea, con gli indici portati in negativo dal settore bancario europeo, e il listino italiano oggetto di prese di beneficio più insistite, sui nomi caldi degli ultimi giorni. Sul fronte macro buone notizie in Germania con produzione industriale solida e balzo delle esportazioni.

Il sentiment si è incupito gradualmente con procedere della seduta, in maniera abbastanza corale: Insieme con gli indici europei hanno perso forza il petrolio e, in misura più modesta, il dollaro. Unica piazza in controtendenza, Londra, che ha reagito all’indebolirsi della sterlina, in seguito a dichiarazioni della May secondo cui la priorità della Brexit sarebbe lo stop all’immigrazione clandestina, e non la permanenza nel mercato comune. A questo punto inizio a trovarla una reazione un filo assurda. Per un settore esportatori che ci guadagna un po’, un intera popolazione di consumatori vede il proprio reddito svalutarsi, e agirà di conseguenza. Resto poco convinto della tenuta del rimbalzo congiunturale evidente nei dati UK.

Coerentemente col mood, si sono ripresi i bonds, sebbene i periferici abbiano mantenuto per tutta la seduta una tendenza ad outperformare i bonds, il che cozza con la nozione di risk aversion, e con la sottoperformance del listino milanese.

Nel (Londra: 0E4Q.L - notizie) pomeriggio, una Wall Street un po’ più resiliente (eventualmente ancora con il 20.000 del dow nel mirino) ha concesso agli indici europei di distanziare un po’ i minimi di seduta, chiudendo con perdite modeste, ad eccezione di Milano, dove le prese di beneficio sono state decisamente più convinte sulle banche (ma lo era stato anche il precedente rialzo).

Tornando alla questione del positioning, citata in avvio, le ultime elaborazioni dei dati ufficiali mostrano il permanere di un corto record sui tassi US, e un lungo oil vicino ai massimi di periodo (grafici courtesy of Deutsche Bank (IOB: 0H7D.IL - notizie) ).

Questo stato di cose spiega forse perchè, in assenza di turbative, i bonds US tendano di recente a recuperare terreno, e perchè il petrolio si è rivelato, fin qui, incapace di mettersi definitivamente alle spalle i livelli pre-Opec deal.

Prospetticamente, sembra che il positioning continuerà a costituire un serio ostacolo per la salita dei tassi US e del petrolio, e magari anche per il dollaro, in particolare vs yen, visto che il cross mostra un posizionamento analogo a favore del biglietto verde. Con questo non intendo dire che oil, dollaro e tassi non possano salire. Solo che servirà un flusso di news corposo a favore degli stessi, qualcosa che mi sembra improbabile per il petrolio, mentre è certamente possibile per gli altri 2 assets, con Trump che deve parlare dopodomani, e un buon numero di membri FED che lo faranno nei prossimi giorni, compresa la Yellen venerdi.

Sul fronte tecnico, sospendo le considerazioni almeno fino alla chiusura di Wall Street stasera, ma noto il progetto di mini engulfing pattern su Euroistoxx, che segue diverse candele di indecisione, e quello, più corposo, sull’FTSE MIB. Per il momento solo piccoli indizi.

In settimana parte anche l’earning season US, sulla quale, per motivi di tempo scarso, rimando il commento a domani.

Autore: Giuseppe Sersale Per ulteriori notizie, analisi, interviste, visita il sito di Trend Online