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Corruzione e crescita: gli effetti negativi dell'illegalità sulla spesa pubblica

"Il livello di corruzione nel nostro Paese è così elevato da non rappresentare un mero meccanismo di fluidificazione della burocrazia, bensì un vero e proprio ostacolo alla crescita".
Questa è una delle sconcertanti conclusioni frutto del convegno "Crimine e corruzione tra livelli di potere e rappresentanza politica" tenutosi lo scorso 8 ottobre presso l'Università Cattolica di Milano.

Una giornata di studi, promossa da Libera, che pone nuovamente sotto i riflettori lo stretto e insano connubio tra corruzione e crescita economica del Paese, denunciando come il dilagare della criminalità e dell'illegalità in numerosi amibiti sia da freno per lo sviluppo economico, politico e sociale. Un problema causato in parte - secondo Luigi Campiglio, professore ordinario di Politica Economica - dalla mancanza di un inquadramento sistemico al problema della criminalità organizzata: "l’inefficienza cronica del sistema - denuncia Campiglio -  interpella i livelli di controllo del territorio da parte della politica e quindi serve un apporto della comunità scientifica in grado di svelare ogni compromesso anche con le forme della criminalità organizzata".

Ad esplicare maggiormente questa relazione, i dati provenienti dallo studio coordinato di tre docenti: Emma Galli dell’Università Sapienza” di Roma, Nadia Fiorino dell'Università de L’Aquila e Ilaria Petrarca dell'Università di Verona. Al centro della ricerca, lo studio dei differenziali di crescita che caratterizzano le economie delle regioni italiane e la loro relazione con la corruzione pubblica.
Prendendo in esame un campione temporale ventennale - dal 1984 al 2004 - le stime evidenziano l'esistenza "di una robusta correlazione negativa tra corruzione e crescita economica, [...] riscontrata sia per valori bassi di corruzione che per valori alti".
Dagli studi è emerso come la corruzione passi principalmente per il canale della spesa pubblica e si ripercuote sulla crescita. Vi è infatti un "robusto nesso" tra corruzione e crescita di segno negativo: se il numero di crimini individuali ( come ad esempio il peculato) per milione di abitanti aumenta del 1%, la crescita economica rallenta di circa l'8%. Se invece vengono calcolati sia i crimini individuali che quelli associativi, l'impatto resta negativo, ma scende al 2.2%. Laddove i livelli di corruzione sono però elevati, l'impatto positivo della spesa pubblica sulla crescita risulta completamente neutralizzato: a parità di spesa - secondo il report - un aumento della corruzione riduce la crescita del 4,5%.

Dati, ma anche propositi. Come la necessità di una legge anticorruzione, recente oggetto di un affannoso iter parlamentare. Aumentare inoltre le capacità di controllo dei cittadini sulle decisioni dei loro amministratori, attraverso sanzioni più severe e soprattutto tramite un incentivo alla trasparenza, garantendo l'accesso ai cittadini sulle decisioni pubbliche, sui bilanci dei partiti, su redditi e patrimoni dei politici.
Inasprimento dei reati cosidetti "sentinella" (falso in bilancio, riciclaggio) e allungamento dei tempi di prescrizione degli stessi. E poi, confisca dei beni proventi dallo scambio corrotto e nuovi meccanismi di rappresentanza politica, legati soprattutto al sistema elettorale, che puniscano chi corrompe attraverso la mancata candidatura e il rifiuto del voto.