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Cos’è la Global minimum tax rivolta ai giganti del web?

Agli interessati di temi economici non sarà passata inosservata la discussione, prima al G7 in Cornovaglia e poi al G20 dell’economia a Venezia, sulla Global minimum tax. Al di là di una vittoria di alcuni stati europei sulle resistenze di paesi con fiscalità concorrenziale (anche europei) e sugli USA, le società di quest’ultimo sono particolarmente interessate da questa tassa globale, dicevamo oltre la superficie si intravede un cambio di paradigma.

Una tassa globale, non più la tassa di un singolo Stato, ma un accordo globale favorito dall’Ocse a cui tutte le nazioni che lo vorranno potranno aderire in futuro: sono già 131. Questo è storico.

Il cambiamento ampio in corso

La Global minimum tax si inserisce in un cambiamento più ampio che riguarda lo sforzo globale di avere un sistema economico-finanziario più trasparente e comunicativo, essendo le singole economie interconnesse tra loro in modo quasi inscindibile. Pensiamo al lavoro portato avanti dal FATF/GAFI in seno al G7 e G20 per la trasparenza finanziaria e la comunicazione dei dati bancari tra gli Stati.

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L’orizzonte appare essere, quindi, quello di una economia globale che si dota di strumenti all’altezza delle sfide presenti, in cui si cerca di farsi meno le scarpe gli uni con gli altri e di collaborare contro il rischio dello strapotere di imprese i cui fatturati spesso superano il Pil di intere nazioni.

Come funziona la Global minimum tax

Concordata presso l’Ocse lo scorso primo luglio e approvata da 131 paesi membri su 139, la Global minimum tax è un sistema di tassazione internazionale volto a combattere i paradisi fiscali.

Dopo l’ulteriore intesa politica al G20, ora i tecnici dovranno lavorare su un corpus normativo da presentare ad ottobre al G20 di Roma dei capi di Stato e di governo per la firma. L’entrata in vigore è prevista per il 2023 dopo la ratifica dei singoli Stati firmatari dell’accordo internazionale.

Le difficoltà non mancano, sia sulla realizzazione del testo normativo ma anche per la resistenza di paesi europei come Irlanda, Estonia e Ungheria che ne usciranno penalizzati dalla Global minimum tax.

Il sistema della Global minimum tax

I pilastri della tassazione internazionale si basano su due pilastri:

  1. riallocazione dei profitti delle grandi multinazionali;

  2. una Global minimum corporate tax rate.

Quando questa tassazione entrerà in vigore verranno meno le digital web tax nazionali, tra cui anche quella italiana.

Saranno tenute ad osservare la tassazione tutte quelle multinazionali con un giro d’affari superiore ai 20 miliardi l’anno e con utili prima delle imposte pari al 10% dei ricavi.

L’ipotesi è di una tassa tra il 20% e il 30% dei profitti oltre il margine del 10%, ma l’imposizione fiscale scatterà solo se la multinazionale realizza un minimo di 1 milione di euro di ricavi nel paese; tale soglia si abbassa a 250 mila euro in quelle nazioni il cui Pil è inferiore a 40 miliardi.

L’Unione Europea mette in stand by la sua digital tax

Nel rispetto del lavoro portato avanti dal G20 che si inserisce in un quadro internazionale più ampio, l’Unione Europea ha annunciato lunedì 12 luglio di aver sospeso i lavori sulla sua digital tax, in attesa degli sviluppi sulla Global minimum tax di cui si avranno i risultati in ottobre.

This article was originally posted on FX Empire

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