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Cosa c'è oltre la riforma dell'Obamacare?

Sono arrivate le prime reazioni dei mercati al fallimento della riforma sanitaria voluta dal presidente Usa Donald Trump e che adesso è sempre più vista come il paradigma dei futuri rapporti tra l’inquilino della Casa Bianca e il Congresso. In altre parole: rapporti tesi.

Il cambio di rotta

Purtroppo i mercati avevano (volutamente?) ignorato il fatto che un Congresso a maggioranza repubblicana non significasse automaticamente una strada in discesa per Trump il quale, già dal suo esordio, non ha potuto incassare se non tiepidi e spesso forzati consensi da parte dei suo partito. Ma adesso che la guerra, se non dichiarata ufficialmente, è di fatto già in corso, cosa resterà da fare? Prima di tutto è bene ricordare che i mercati si sono accorti della situazione di tensione e soprattutto del fatto che un piano B potrà essere messo in piedi solo in tempi più lunghi del previsto. Per questo adesso si attendono le contromosse della Casa Bianca sul da farsi. Alla base della disfatta, con ogni probabilità, la perdita di potere delle minacce che nei giorni scorsi erano circolate tra i rappresentanti repubblicani: la perdita di un seggio paventata da Trump alle prossime elezioni di medio termine del 2018, per i moderati è stata più debole della perdita di consensi derivanti dall’approvazione di un riforma che avrebbe lasciato senza copertura sanitaria gran parte dell’elettorato che ha contribuito in maniera determinante alla loro elezioni in Parlamento mentre per i repubblicani più puristi, non ha avuto lo stesso effetto di un odio verso un testo che lasciava in vita voci di spesa eccessivi e, in contemporanea, lasciava in vita opzioni inutili. Quello che è certo è che adesso la volontà politica è quella di cambiare la riforma sfruttando i cosidetti waiver, cioè la possibilità di rinuncia degli aventi diritto come anche alcune clausole interne al testo. Infatti i primi problemi erano nati già quando il Congressional Budget Office aveva evidenziato che la riforma voluta da presidente della Camera Paul Ryan e che era perciò stata ribattezzata Ryancare (in diretta contrapposizione con l’Obamacare) avrebbe lasciato altri 24 milioni di americani senza assistenza sanitaria, portando il totale a 56 milioni da qui a dieci anni. Troppi per permettere l’approvazione del testo.

I cambiamenti in arrivo

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Per questo motivo i cambiamenti in arrivo potrebbero riguardare l’obbligo stesso di una assicurazione sanitaria, i requisiti per accedere al il Medicaid e soprattutto le nuove direttive per le compagnie stesse di assicurazioni sanitarie e per gli eventuali servizi offerti. Ma prima di questo, per non scoraggiare i mercati e soprattutto per non dare al mondo intero il messaggio di un rischioso blocco dei lavori, la prima cosa da fare è quella di guardare a ciò che gli investitori stanno aspettando da più tempo e cioè la riforma fiscale. Infatti, se è vero che la riforma sanitaria interessa solo gli statunitensi, il vero valore di quanto accaduto è oltre: l’abolizione dell’Obamacare era una delle prime promesse fatte e la prima a non essere stata mantenuta dopo nemmeno 2 mesi dall’ingresso alla Casa Bianca. Non solo, ma così come la Sanità, nell’agenda c’era anche la riforma delle tasse come una delle principali promesse elettorali rivolta a imprese e famiglie, il tutto senza contare poi l’aumento della spesa per infrastrutture pubbliche.

Guardando con ordine ai fattori, l’attenzione si sposta su quella Corporate tax che dall’attuale 35% dovrebbe arrivare, secondo le intenzioni di Trump, al 15-20%,mentre le aliquote sui redditi delle persone fisiche arriverebbe al 4%. Ma anche in questo caso i repubblicani potrebbero fare nuovamente un muro per impedirlo.

Intanto l'Affordable Care Act che proprio in questi giorni festeggia il settimo anniversario dalla sua approvazione, resta in vigore.

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