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Cosa sono mercati di frontiera: investire frontier market senza bruciarsi

Hai sentito parlare di mercati di frontiera e da investitore curioso e spinto dal desiderio di scoperta, un po’ come fanno i prezzi, ti sei lanciato in mare aperto alla ricerca di notizie.

Qui ti forniremo utili indicazioni per apprendere cosa sono i mercati di frontiera, quale rapporto hanno con i mercati emergenti, quali sono le nazioni che possiamo considerare frontier market e come investire nei mercati di frontiera, ovviamente.

Iniziamo dalle definizioni.

Cosa sono i mercati di frontiera

I frontier market, i mercati di frontiera, sono una categoria di mercati nazionali che precedono lo status di mercati emergenti.

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In pratica, per semplificare, possiamo dire che sono quei paesi che appartengono alla terza categoria, dove per prima categoria si intendono i paesi sviluppati e come seconda i paesi emergenti.

I mercati di frontiera, per essere considerati tali devono possedere alcune caratteristiche specifiche che possiamo così riassumere:

  • paesi con interessanti opportunità di investimento;

  • essere nazioni di piccole dimensioni;

  • avere un livello di sviluppo sufficiente ma inferiore a quello dei mercati emergenti;

  • presentare restrizioni sugli investimenti.

Leggi anche: Carry trade con valute emergenti, Goldman Sachs indica la rotta.

Quali sono i mercati di frontiera

Esistono più liste che includono al loro interno un numero più o meno ampio di mercati di frontiera. Volendo ricomprendere tutte le nazioni presenti nelle varie liste, individuiamo allora i seguenti paesi considerati frontier market.

Argentina; Bangladesh; Bahrain; Croazia; Kenya; Marocco; Paksitan; Romania; Vietnam; Arabia Saudita; Nigeria; Egitto.

Cosa sono i VARPS e come investire

VARPS è un acronimo che sta a indicare i nomi di cinque nazioni considerate mercati di frontiera all’interno dell’insieme dei mercati in via di sviluppo.

Le nazioni che compongono l’insieme VARPS sono:

  • Vietnam;

  • Argentina;

  • Romania;

  • Pakistan;

  • Arabia Saudita.

In realtà attualmente i veri mercati di frontiera del gruppo sono soltanto il Vietnam, l’Argentina e il Paksitan, poiché Romania e Arabia Saudita sono stati inseriti nell’indice principale MSCI Emerging Markets.

I cinque paesi sono, però, presenti anche nell’indice MSCI Frontier Markets e hanno realizzato la maggior parte della performance messa a segno dall’indice nel 2021.

I vari paesi possono essere anche analizzati individualmente in base alla loro storia e al loro andamento politico e alle condizioni economiche, tuttavia, data la rischiosità è bene sempre investire in essi attraverso strumenti come ETF legati agli indici o attraverso fondi dedicati ai mercati emergenti. In questo modo ci si espone meno e si riducono i rischi che possono derivare da eventuali default nazionali o altri rischi sistemici.

Leggi anche: Valute emergenti più interessanti del dollaro USA: ecco quali comprare.

Come investire nei mercati di frontiera

Nei mercati di frontiera si può investire essenzialmente come avviene in qualsiasi altro mercato mondiale, tuttavia l’accesso alle Borse nazionali di alcuni paesi non è alla portata di tutti. Molte piattaforme di trading, infatti, non offrono la possibilità di acquistare le azioni di imprese quotate in Vietnam o in Arabia Saudita. Tali possibilità sono offerte solo da poche ed evolute piattaforme.

Ecco allora che altri veicoli di investimento vengono in soccorso, tra cui troviamo:

  • le obbligazioni dei mercati di frontiera;

  • i frontier market ETF;

  • fondi di investimento nei mercati emergenti.

Gli indici dedicati

Esistono molti indici che tracciano i mercati emergenti e i mercati di frontiera, tra questi abbiamo selezionato l’MSCI Frontier Markets, che insieme all’MSCI Emerging Markets Index, rappresentano due benchmark importanti per valutare lo stato di salute dei mercati in via di sviluppo.

Il MSCI Frontier Markets Indexes include società quotate a grande, media e piccola capitalizzazione di mercato, suddivise per grandezza, settore e area geografica. MSCI ha classificato 31 nazioni come mercati di frontiera e di queste 22 fanno parte dell’indice Frontier Markets.

Dall’ultimo factsheet reso disponibile da MSCI, si può notare come l’indice abbia registrato fasi alterne tra forti perdite e forti crescite. Nel 2011 l’indice perdeva il 19%, nel 2013 guadagnava il 25,91%, nel 2015 in perdita del 13,8%, ma nel 2017 la crescita è stata del 34,84%, seguita da un 2018 a -16,98%.

Ecco, bastano queste cifre per far comprendere quanto siano complessi i mercati di frontiera. Sarà bene tenere conto di questa variabilità prima di decidere di investire in essi.

Gli ETF dei mercati di frontiera

Gli ETF dei mercati di frontiera e più in generale dei mercati emergenti, replicano i seguenti indici:

  • MSCI Frontier Markets;

  • MSCI Emerging Markets;

  • FTSE Emerging;

  • MSCI Emerging Markets IMI.

Ampio il numero di ETF sui mercati emergenti che troveremo da quasi tutti i gestori: Amundi, iShares, UBS, Lyxor. Qui una lista completa degli MSCI Emerging Markets ETF.

Investire in obbligazioni dei mercati di frontiera

In alternativa agli ETF dei frontier market, troviamo gli investimenti in obbligazioni dei mercati di frontiera.

Il mercato, ci spiega Bluerating, è cresciuto in modo significativo negli ultimi 10 anni. Nel 2011 l’indice obbligazionario NexGem di JP Morgan, appena costituito, contava 16 nazioni di frontiera e 37 miliardi di dollari di valore, 5 anni fa i paesi sono saliti a 34 e contano 88 miliardi di dollari di capitalizzazione. Nel 2019 i paesi sono saliti a 35 e la capitalizzazione è salita a 129 miliardi di dollari.

L’allocazione di fondi nel debito di frontiera è quindi in crescita sostanziale negli ultimi dieci anni e continuerà ad esserlo con la progressione delle economie.

Si tenga presente ancora, che “il debito dei mercati di frontiera sovraperforma anche tutti gli indici obbligazionari dei mercati sviluppati”, scrive BlueRating.

I rischi nell’investire nei mercati di frontiera

Tante le opportunità di sfruttare la crescita di paesi promettenti, ma anche il rischio di essere trascinati con i propri fondi nelle crisi sistemiche dei frontier market.

I rischi nell’investire nei mercati di frontiera quindi ci sono e vanno tenuti in debito conto.

Il rischio principale deriva dall’instabilità politica. Si prenda un paese come l’Egitto, dove il governo è frutto di un colpo di Stato che ha dimostrato chiaramente di essere dittatoriale e dove l’Italia ha sperimentato quanto sia poco rispettoso dei diritti umani delle persone e anche poco trasparente.

L’instabilità economica è un altro fattore di rischio grave. L’Argentina, ad esempio, è un paese che vive ciclicamente rischi di default economico. Nel 2018 vi è andato vicino ancora una volta.

La crisi climatica è un fattore di rischio nuovo, valido per tutti ma che può colpire con maggiore crudezza le nazioni più fragili come i paesi in via di sviluppo. Inoltre, tali paesi potrebbero presentare un corpus di norme non adeguato e pronto a ridurre l’inquinamento delle sue imprese in rapida crescita.

Anzi, volendo alimentare la crescita del comparto industriale la politica di tali paesi potrebbe “chiudere un occhio” (o due) davanti ai problemi ambientali creati dalle stesse.

Conclusione

I mercati di frontiera, com’è chiaro, non sono per tutti. Tuttavia rappresentano un affascinante mare da scoprire. L’investitore esploratore può sicuramente avventurarsi se ha sulla sua barca tutti gli attrezzi necessari e se è in grado di usarli.

Sperimenta il trading nei mercati finanziari ora.

This article was originally posted on FX Empire

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