Cosa succede se un governo lascia fallire una banca?
Più o meno la stessa cosa di Monte dei Paschi. Il governo Conte, con un consiglio dei ministri convocato d’urgenza il 7 gennaio, ha messo in sicurezza Banca Carige, l’istituto simbolo di Genova, commissariato dalla Banca centrale europea il 2 gennaio 2019. Il testo del decreto è praticamente lo stesso che fu utilizzato per salvare Mps.
Come per Siena
Il decreto varato d’urgenza, forse proprio perché c’era poco tempo a disposizione, è praticamente scritto in maniera identica rispetto a quello che ha gettato il salvagente a Monte dei Paschi di Siena, firmato due anni fa da Paolo Gentiloni. Il ministero dell’Economia oggi è azionista forte di Mps e ha tra le mani il 68% del capitale sociale che dovrà essere dismesso entro il 2021.
La possibilità di nazionalizzare la banca
L’esecutivo ha garantito l’emissione fino a 3 miliardi di nuovi titoli obbligazionari da parte della banca ligure e si è riservato la possibilità di entrare nel capitale azionario dell’istituto con un investimento da un miliardo di euro, da spendere se le cose dovessero precipitare e diventasse necessaria una ricapitalizzazione precauzionale imposta dell’Europa.
Evitato il bail-in
L’intervento statale ha, di fatto, evitato il ricorso al bail-in. Lo strumento consente ad una banca in risoluzione di trovare le risorse necessarie per andare avanti azzerando, nell’ordine, azionisti, obbligazionisti subordinati e obbligazionisti tradizionali. Se i fondi non dovessero bastare, potrebbero essere colpiti anche i titolari dei depositi sopra i 100mila euro.
Scongiurata la corsa agli sportelli
Il salvataggio ha evitato il diffondersi del panico tra i risparmiatori, scongiurando anche la corsa agli sportelli dei correntisti, indotti a ritirare i propri soldi pur di salvare i risparmi. Scelta impulsiva e dannosa perché amplifica la crisi di liquidità dell’istituto che si ritrova senza contanti.
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