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Covid, quando è più contagioso? La scoperta sui tempi

I contagi da coronavirus nel mondo non accennano a diminuire e, quando una terza ondata sembra ormai inevitabile, gli studiosi sono giunti alla risposta tanto cercata negli ultimi mesi circa il periodo di maggior contagiosità di un positivo al Covid-19.

Una nuova ricerca, pubblicata su The Lancet Microbe e condotta da Müge Çevik dell’università scozzese di St. Andrews e Antonia Ho dell’ateneo di Glasgow, ha tentato di fare luce su quest’aspetto per cercare di stabilire quando un individuo infetto sia più contagioso. Al centro dello studio c’è ovviamente la carica virale dell’affetto al Covid e quando questa risulta essere “sufficiente” per contagiare e far positivizzare gli individui che lo circondano.

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“Abbiamo investigato tre aspetti: la carica virale, cioè la variazione della quantità di particelle di Rna virale nell’organismo; lo spargimento virale ovvero il periodo in cui qualcuno diffonde materiale genetico infetto; e l’isolamento del virus vivo, che rappresenta l’indicatore migliore della contagiosità di una persona” hanno fatto sapere gli studiosi. Dall’analisi è emerso che la carica virale raggiunge il suo picco, nella gola e nel naso (principale fonte di trasmissione, ndr), dal primo giorno dei sintomi al quinto.

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Le scienziate hanno inoltre anche scoperto che il materiale genetico può continuare a essere individuato in gola, nelle feci e nel sangue per alcune settimane: in media per 17 giorni fino ad arrivare a 83. “Alcune persone, specialmente quelle che hanno sviluppato una sindrome severa o immunodepresse, possono mantenere una capacità di diffusione virale più lunga”, hanno precisato le esperte.

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