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Credit Suisse vuole crescere in Cina, salire al 100% joint venture locale

Logo della banca svizzera Credit Suisse davanti alla sede di Zurigo

di Brenna Hughes Neghaiwi e Oliver Hirt e Scott Murdoch

ZURIGO/HONG KONG (Reuters) - Credit Suisse <CSGN.S> vuole salire al 100% nella joint venture cinese e incrementare la propria quota di mercato nel paese dopo aver ricevuto l'ok dell'autorità di vigilanza per l'acquisto di una partecipazione maggioritaria.

Lo riferisce il responsabile del business asiatico dell'istituto.

La seconda banca svizzera punta inoltre ad assumere più dipendenti e a investire in Cina, la seconda economia mondiale, che rappresenta la maggiore opportunità di business al mondo per il gruppo, secondo quanto riferito a Reuters dal numero uno della regione Asia-Pacifico, Helman Sitohang.

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La Cina ha assunto importanza per Credit Suisse e altre banche internazionali dopo che Pechino ha accelerato l'apertura dei mercati finanziari agli investitori stranieri.

Dopo essere salita al 51% della joint venture cinese a giugno e aver nominato Janice Hu come presidente, Credit Suisse punta ad assumere il pieno controllo di Founder Securities mentre cerca di costituire i suoi business di private banking e di investment banking.

Credit Suisse ha riposto grande fiducia in Hu, una "veterana dell'investment banking", in banca da circa vent'anni, perchè faccia crescere il business in Cina, dove le tempistiche per l'acquisizione della piena proprietà della joint venture sono in mano alle autorità di vigilanza.

La banca non ha rivelato il valore della joint venture.

Sebbene Credit Suisse non fornisca uno spaccato del business per singoli mercati, quello della regione dell'Asia-Pacifico costituisce circa un quinto dell'utile lordo del 2019 con la Cina continentale che risulta il mercato più importante.

La banca è al secondo posto per commissioni di consulenza M&A in Asia, escludendo il Giappone, con una quota di mercato pari al 9,3% e seconda per commissioni di investment banking, con una quota di mercato del 4,6%, secondo Dealogic.

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(Tradotto da Redazione Danzica, in redazione a Milano Maria Pia Quaglia, michela.piersimoni@thomsonreuters.com)