Annuncio pubblicitario
Italia markets close in 2 hours 4 minutes
  • FTSE MIB

    33.875,87
    -5,63 (-0,02%)
     
  • Dow Jones

    37.775,38
    +22,07 (+0,06%)
     
  • Nasdaq

    15.601,50
    -81,87 (-0,52%)
     
  • Nikkei 225

    37.068,35
    -1.011,35 (-2,66%)
     
  • Petrolio

    82,00
    -0,73 (-0,88%)
     
  • Bitcoin EUR

    60.627,21
    +2.133,08 (+3,65%)
     
  • CMC Crypto 200

    1.333,42
    +20,80 (+1,61%)
     
  • Oro

    2.388,80
    -9,20 (-0,38%)
     
  • EUR/USD

    1,0672
    +0,0026 (+0,25%)
     
  • S&P 500

    5.011,12
    -11,09 (-0,22%)
     
  • HANG SENG

    16.224,14
    -161,73 (-0,99%)
     
  • Euro Stoxx 50

    4.925,31
    -11,26 (-0,23%)
     
  • EUR/GBP

    0,8562
    +0,0006 (+0,07%)
     
  • EUR/CHF

    0,9689
    -0,0022 (-0,22%)
     
  • EUR/CAD

    1,4678
    +0,0028 (+0,19%)
     

Cresce la fiducia dei consumatori. Ma il lavoro langue

Secondo l’Istat a marzo 2016 l'indice del clima di fiducia dei consumatori, espresso in base 2010=100, aumenta lievemente, passando a 115,0 da 114,5 del mese precedente; per quanto riguarda, invece, le imprese, l'indice composito del clima di fiducia, in base 2010=100, diminuisce a 100,1 da 103,2.

Le (Taiwan OTC: 8490.TWO - notizie) stime riferite alle componenti economica, corrente e futura del clima di fiducia dei consumatori aumentano (rispettivamente, a 142,9 da 141,8, a 111,1 da 110,7 e a 120,6 da 120,4), mentre la componente personale registra una leggera flessione (a 105,7 da 105,8).

Migliorano sia i giudizi sia le aspettative sull'attuale situazione economica del Paese (a -34 da -37 e a 5 da 4, rispettivamente). I giudizi sui prezzi nei passati 12 mesi e le attese nei prossimi 12 mesi scendono (a -36 da -26 e a -30 da -20). Non si modificano rispetto al mese precedente le attese di disoccupazione (a 12 il saldo).

Proviamo a capire, un po’ i motivi che stanno dietro a questa crescita. Partiamo con il puntare il riflettore sulla fiducia dei consumatori che è salita a sorpresa a marzo, a 115, dopo il deciso calo a 114,5 del mese precedente.

ANNUNCIO PUBBLICITARIO

Paolo Mameli, senior economist della Direzione studi e ricerche di Intesa Sanpaolo (Amsterdam: IO6.AS - notizie) , ritiene che il rimbalzo sia dovuto al maggiore ottimismo circa il clima economico generale (a 142,9 da 141,8 precedente), mentre la situazione personale degli intervistati risulta poco variata (a 105,7 da 105,8 di febbraio). Secondo Mameli la situazione economica corrente delle famiglie è peggiorata (ma si tratta di una correzione “fisiologica” dopo che a febbraio era stato toccato un massimo da agosto del 2002), così come i giudizi sul bilancio familiare (anche in questo caso dopo che il mese precedente era stato toccato un massimo pluriennale ovvero da gennaio del 2011). Al contrario, sono migliorate le opportunità attuali sia di risparmio che di acquisto di beni durevoli.

L’indice composito di fiducia delle imprese è tornato a calare a marzo, a 100,1, dopo essere salito a 103,2 il mese precedente. Anche in questo caso il livello dell’indice è comunque superiore alla media storica degli ultimi 5 o 10 anni (91,4 e 95,6, rispettivamente).

Secondo Mameli specularmente rispetto al mese scorso, il morale delle imprese è salito nel settore manifatturiero (a 102,2 da 102) ma è calato nei servizi (a 103,2 da 106,5), nel commercio al dettaglio (a 104,9 da 106,8) e nelle costruzioni (a 118,4 da 119,3). Nel (Londra: 0E4Q.L - notizie) manifatturiero, il recupero è trainato dall’aumento degli ordini correnti (sia dall’estero che dal mercato interno) e delle scorte. In miglioramento le aspettative delle imprese sia sulla situazione economica generale che sull’occupazione. La produzione corrente è invece lievemente calata.

Lavoro

Altro discorso, invece, è se si guarda al lavoro, i cui numeri sicuramente non tranquillizzano così tanto.

Dopo la crescita di gennaio 2016 (+0,3%, pari a +73 mila), a febbraio la stima degli occupati diminuisce dello 0,4% (-97 mila persone occupate). La diminuzione di occupati coinvolge uomini e donne e si concentra tra i 25-49enni. Il tasso di occupazione, pari al 56,4%, cala di 0,2 punti percentuali rispetto al mese precedente.

Il calo occupazionale è determinato dai dipendenti (-92 mila i permanenti e -22 mila quelli a termine), mentre registrano un lieve recupero gli indipendenti (+17 mila). Per i dipendenti a tempo indeterminato si tratta del primo calo dall'inizio del 2015. Dopo la forte crescita registrata a gennaio 2016 (+0,7%, pari a +98 mila), presumibilmente associata al meccanismo di incentivi introdotto dalla legge di stabilità 2015, il calo registrato nell'ultimo mese riporta la stima dei dipendenti permanenti ai livelli di dicembre 2015. Per i dipendenti a termine prosegue la tendenza negativa già osservata dal mese di agosto 2015.

La stima dei disoccupati a febbraio è in lieve aumento (+0,3% pari a +7 mila), sintesi di una crescita tra gli uomini e un calo tra le donne. Il tasso di disoccupazione è pari all'11,7%, in aumento di 0,1 punti percentuali rispetto a gennaio.

A febbraio la stima degli inattivi tra i 15 e i 64 anni aumenta dello 0,4% (+58 mila). La crescita è determinata prevalentemente dalle donne e riguarda gli over 25. Il tasso di inattività sale al 36,0% (+0,2 punti percentuali).

Rispetto ai tre mesi precedenti, nel periodo dicembre 2015-febbraio 2016 si registra il calo del numero delle persone occupate (-0,2%, pari a -48 mila) e di quelle inattive (-0,1%, pari a -16 mila), a fronte di un incremento dei disoccupati (+0,9 %, pari a +27 mila).

Su base annua il numero di occupati è in crescita dello 0,4% (+96 mila, +238 mila i dipendenti a tempo indeterminato), mentre calano sia i disoccupati (-4,4%, pari a -136 mila) sia gli inattivi (-0,7%, -99 mila).

Mameli spiega che dopo il dato in qualche modo “anomalo” di gennaio, i numeri di Istat di febbraio confermano che il miglioramento delle condizioni sul mercato del lavoro si è in qualche modo interrotto, anche se a nostro avviso si tratta di una pausa e non di inversione di tendenza. La spiegazione, come visibile dal dettaglio sul carattere dell’occupazione, sta come prevedibile nella riduzione dell’incentivo contributivo sulle nuove assunzioni a tempo indeterminato, che, vista l’importanza rivestita da questa misura nel corso del 2015 (secondo le principali analisi, superiore a quella della riforma del contratto di lavoro), non poteva non avere qualche ripercussione negativa sui dati di inizio 2016. In altre parole, i primi mesi dell’anno sono stati in qualche una fase di “assestamento” al nuovo regime, il che spiega (assieme a fattori demografici e altro) l’ampia volatilità delle variazioni mensili dell’occupazione.

Mameli ritene che le variazioni su base mensile dell’occupazione in questa fase non vadano oltremodo enfatizzate. In ogni caso, segnalavamo già a fine 2015 che ci si poteva aspettare per i primi mesi del 2016 un “contraccolpo” dalla riduzione degli incentivi. Ciò farà sì che il tasso di disoccupazione difficilmente tornerà a calare se non nella seconda metà dell’anno.

Mameli stima che un tasso dei senza-lavoro solo di qualche decimo al di sotto dei valori correnti per la media del 2016 (11,4%) e in calo sotto l’11% (al 10,8%) solo nel 2017.

Autore: Forexlibero.com Per ulteriori notizie, analisi, interviste, visita il sito di Trend Online