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Criptomonete: il progetto fallito di Cambridge Analytica

La deriva cripto tra progetti non andati in porto e tutela degli investitori

Proprio ieri documentavamo un’inchiesta stelle e strisce sul comparto tecnofinanza, mettendo in risalto possibili intromissioni di soggetti speculatori nel mercato cripto, attraverso frodi e meccanismi di dubbia legittimità.

Oggi appare utile soffermarsi su un caso specifico. Gioca porre l’accento su quanto recentemente posto in essere da Cambridge Analytica, società nell’occhio del ciclone per lo scandalo Facebook sull’utilizzo dei dati sensibili degli utenti.

Per dovere di cronaca risulta necessario ricordare che le fonti di simili notizie sono testate giornalistiche, seppur importanti, come il New York Times e Reuters.

La magistratura farà il suo corso.

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Veniamo ai fatti.

Prendendo le mosse da quanto diffuso dal N.Y. Times, obiettivo della società londinese sarebbe stato quello di costituire una propria criptovaluta.

Per la realizzazione della criptomoneta sarebbe stato imminente il lancio di un’Ico atta al reperimento di ben 30 milioni di dollari.

Seppur discutibile l’utilizzo di Ico dopo vari ban decretati in diverse parti del mondo, fin qui nulla quaestio.

Il catalizzatore mediatico e non solo, nonostante non ce ne fosse più bisogno, è stato il coinvolgimento nel progetto criptovalutario di un personaggio legato alla malavita asiatica, Broken Tooth, residente a Macao.

Anche qui, si tratterebbe del lancio di una moneta digitale, oggi esistente: Dragon Coin.

Secondo la testimonianza di Brittany Kaiser, ex dipendente di Cambridge Analytica, la nuova valuta digitale avrebbe avuto un target specifico: permettere a chiunque volesse di raccogliere e vendere dati personali on line, con il paradosso di tutelare gli stessi da eventuali violazioni. Le stesse compiute dalla società britannica nel caso Fb, con 87 milioni di utenti danneggiati.

La ratio di salvaguardia dei big data è stata confermata da un portavoce (fonte Reuters) di Cambridge Analytica che chiarisce come ovviamente poi gli eventi abbiano subito uno sviluppo differente: “Prima della polemica di Facebook, stavamo sviluppando una suite di tecnologie per aiutare le persone a reclamare i loro dati personali da entità aziendali e ad avere piena trasparenza e controllo su come vengono utilizzati i loro dati personali. Stavamo esplorando molteplici opzioni per consentire alle persone di gestire e monetizzare i propri dati personali, inclusa la tecnologia blockchain”.

L’ambiguità è insita proprio nel trovare un comune denominatore tra obiettivo di tutela e violazione manifesta, come nel caso Fb nella campagna elettorale di Donald Trump.

Tornando a quanto diffuso dal New York Times, qualora la propria criptovaluta fosse stata lanciata sul mercato, Cambridge Analytica avrebbe usato la stessa come strumento di pagamento degli utenti messicani come premio per la compilazione di determinati sondaggi, dal momento che quella raccolta di dati avrebbe costituito una consulenza a politici messicani.

Come chiarito in calce, il tipo di informazioni riportate oggi trova cittadinanza in testate giornalistiche le cui fonti rimangono riservate.

Esulando questa sede da ogni tipo di discorso sulla natura delle fonti, giova invece soffermarsi sulla deriva criptovalutaria più volte contestata al mondo fintech.

È vero che il mondo digitale, con il Bitcoin in testa, sia veicolo di rischio.

Più volte ci siamo soffermati sulla mancanza di equità nel giudizio cripto, ricordando come la finanza speculativa abbia tristemente arricchito il novero di crisi dell’ultimo secolo, danneggiando spesso le fasce categoriali meno protette.

Quel che non può sottovalutarsi però è l’eco sistemica avuta dal mondo cripto, un affascinante contenitore di sogni e certezze il cui confine si è rivelato spesso molto labile.

Risulta chiaro come la tecnofinanza sia vista da molti come l’occasione per cambiare vita, differenziare il proprio portafoglio e accrescere la voce reddito all’interno dei propri investimenti.

Questo mondo aleatorio e molto spesso sconosciuto può determinare fortuna e sfortuna di molti, rappresentando un mito di nuovo El Dorado.

È opportuno che tale realtà rivendichi la propria legittimità, anche rendendosi disponibile a una giusta analisi giuridica che ne stabilisca i limiti, senza per questo spogliarla del proprio carattere distintivo: la modernità.

This article was originally posted on FX Empire

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