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Criptovalute: la metà sono già fallite

Nel 2017, secondo il sito bitcoin.com, sono state quasi 1.000 le criptovalute inserite nel mercato. Per la precisione 902. E di queste, ben il 47% è fallito. (Credits – Getty Images)
Nel 2017, secondo il sito bitcoin.com, sono state quasi 1.000 le criptovalute inserite nel mercato. Per la precisione 902. E di queste, ben il 47% è fallito. (Credits – Getty Images)

E’ uno dei temi più caldi della finanza degli ultimi mesi. I più noti sono i bitcoin, quelle criptovalute il cui valore oscilla pericolosamente e incredibilmente, facendo guadagnare o perdere migliaia di euro nel giro di pochi giorni. La corsa ai bitcoin sembra inarrestabile, così come la passione verso le criptovalute, anche se spesso la gente neppure sa di cosa si parli esattamente.

Ma se le bitcoin sono le più famose, negli ultimi mesi in molti hanno cercato di far entrare nei mercati virtuali altre versioni di criptovalute, le cosiddette Ico, “Initial coin offering”, metodi di finanziamento destinati appunto ad alimentare la raccolta di capitali tramite la messa in circolazione di “token” digitali.

Nel 2017, secondo il sito bitcoin.com, sono state quasi 1.000 le criptovalute inserite nel mercato. Per la precisione 902. E di queste, ben il 47% è fallito nel giro di pochissimo tempo. Delle 902 “Initial coin offering” 142 non hanno mai raggiunto la soglia di raccolta sperata, altre 276 sono invece scomparse dai riflettori o costituivano, fin dalle origini, operazioni poco chiare e trasparenti. A queste si aggiungono altre 113 società che hanno lanciato Ico e criptomonete, infatti, sono sparite dai social network. Insomma, 531 criptovalute sono o scomparse o non è ben chiaro che fine abbiano fatto.

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Poco male, direte. Si tratta di soldi virtuali, cioè inesistenti. Non proprio, perché creare dei “token” digitali ha un costo e scommettere sulle criptovalute non è gratis. E se, poi, falliscono o scompaiono l’investimento iniziale sparisce proprio come le monete virtuali. E se è vero che non tutte le criptovalute sono rivolte al grande pubblico, come è capitato per i bitcoin, e riguardano operazioni finanziarie mirate, è altrettanto vero che nel mare magnum dei soldi virtuali in molti rischiano di venir fregati dalla speranza di arricchirsi velocemente con monete che non diventareanno mai reali.

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