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Crisi economica 2018 in Italia: ne stiamo uscendo davvero?

Abbiamo finalmente superato la crisi economica nel 2018? L’Italia è ormai proiettata verso un periodo di crescita o siamo ancora in bilico tra la recessione la possibilità di farcela? Analizziamo alcuni dati per capire a che punto siamo, ma anche come uscirne.

La crisi in Italia è davvero finita? Siamo a un punto di svolta o ci attendono ancora tempi di lacrime e sangue come ci veniva detto solo qualche anno fa? La crisi economica nel 2018 per alcuni si è avvertita meno e per altri è rimasta invariata. Qui vogliamo analizzare alcuni dati, capire a che punto siamo, ma anche come uscirne.

La disoccupazione sembra calare

Secondo gli ultimi dati Istat nel mese di agosto l’occupazione è cresciuta con 69.000 occupati in più su luglio e 312 mila in più rispetto ad agosto 2017. Queste cifre hanno portato il tasso di disoccupazione sotto il 10% al 9,7%, cioè ai minimi da gennaio 2012. Un buon segnale, ma che ha i suoi risvolti non completamente positivi.

Il lavoro a termine ha fatto registrare un nuovo record, siamo a 3,1 milioni di occupati a tempo determinato con una crescita di 45.000 unità rispetto a luglio e di 351 mila unità rispetto ad agosto 2017.

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Cosa significa, che c’è più lavoro nel breve termine ma è appunto a termine. Cresce cioè il lavoro frammentato, liquido si potrebbe dire.

Va anche registrato il calo del lavoro indipendente che scende di 26 mila unità, segno che lavorare in proprio in Italia è ancora una impresa troppo ardua per i piccoli imprenditori.

I prezzi delle case

I prezzi delle case dicono molto dello stato di salute di una economia. Ancora una volta sono i dati Istat aggiornati al secondo trimestre 2018 a dirci che in media i prezzi delle case sono diminuiti del 15,8%, rispetto al livello medio che si registrava nel 2010.

Il calo è dovuto al costo delle abitazioni esistenti, che hanno subito un vero crollo del -22,1%, mentre le nuove abitazioni fanno registrare un incremento di prezzo dello 0,8%.

Bisogna però porsi la domanda se il calo dei prezzi delle case esistenti è causato dalla sola crisi economica italiana e non anche da altri fattori. Tali case sono abitazioni spesso vecchie, non aggiornate secondo le recenti normative antisismiche e di classe energetica non adeguata alle attuali aspettative delle persone.

Diciamocelo chiaramente, oggi nel comprare una casa valutiamo i fattori ambientali e di risparmio energetico: se la casa è antisismica, se è dotata di infissi capaci di trattenere il calore d’inverno, se le stesse mura favoriscono l’isolamento termico. Se tutto ciò manca, oggi la casa si svaluta non di poco.

Cosa può aiutare l’Italia ad uscire dalla crisi economica?

Non certo bloccare i cantieri pubblici e le grandi opere strategiche come la Tav. Il blocco dei grandi lavori pubblici è un danno allo sviluppo del paese e alle future generazioni.

L’Italia da nord a sud ha bisogno di investimenti nelle infrastrutture per favorire i collegamenti interni al paese e con l’estero. Non solo l’Internet ci permette di connetterci con il mondo, anche le economie reali sono connesse tra loro attraverso vie di comunicazione tecnologicamente aggiornate: la storia su questo punto dovrebbe averci insegnato molto.

Investire nella ristrutturazione delle scuole non è solo segno di civiltà e di considerazione delle nuove generazioni, ma fonte di lavoro e reddito per quanti si dovranno occupare della ristrutturazione delle stesse.

Le zone ad elevato dissesto idrogeologico, poi, hanno bisogno di fondi per sistemare strade, ponti, ferrovie, mettere in sicurezza le montagne. Interventi necessari alla sopravvivenza di una parte preziosa dell’Italia. I posti di lavoro creati aiuterebbero ad alleviare la crisi economica.

I settori strategici per l’Italia

Credere che l’Italia tornerà un paese manifatturiero forte come lo era qualche decennio fa è una illusione. L’Italia è forte nel Made in Italy, quei prodotti fatti a mano dai nostri artigiani in svariati settori produttivi: moda, mobili, calzature, alimentare, auto di lusso, ecc.

Il turismo è l’asset strategico che sta soppiantando i posti di lavoro prima richiesti dalle industrie manifatturiere e di trasformazione.

Le nuove professioni nel digitale. Internet ha creato lavori prima inesistenti, grazie a esso sono nate grandi aziende che occupano migliaia di persone, donne e uomini. Il pieno potenziale di internet non è stato ancora espresso, ed è anche qui che bisogna rivolgere lo sguardo.

L’agricoltura ad impronta ecologica zero è un settore che può dare molto più lavoro e a più lungo termine rispetto all’edilizia. Costruire sui terreni impiega personale per uno o due anni, coltivare la terra impiega le persone per generazioni.

L’Industria 4.0 trasversalmente tocca e toccherà più incisivamente tutti i settori industriali, compresi quelli artigianali. Secondo il World Economic Forum i robot occuperanno 58 milioni di persone in più, ma a fronte di un elevato numero di licenziamenti causati dalla mancanza di una formazione adeguata e perché i robot sostituiranno l’uomo in molte mansioni.

Le decisioni del nuovo governo sono cruciali

L’attuale governo è frutto di un profondo disagio sociale, nasce dalla voglia di un cambiamento radicale dello stato attuale delle cose. Questo governo è però capitato in una fase storica cruciale, le sue decisioni possono far volare l’Italia verso un nuovo ciclo positivo o tarparle le ali.

Ben vengano più fondi se servono a stimolare la crescita e gli investimenti, ma se servono a coprire la spesa corrente non ci siamo proprio.

Il reddito di cittadinanza

L’Italia sperimenterà il suo reddito di cittadinanza, ma non può essere utilizzato per le spese futili deve avere un ruolo educativo, per quanto un reddito dato senza lavoro priva la persona della dignità che solo il lavoro è capace di dare.

La flat tax sulle partite IVA

Il governo si è incamminato verso una nuova forma di tassazione del reddito d’impresa con aliquote più morbide e più basse. La strada è lunga e l’approccio è quello dei piccoli passi. Per ora si parte con il miglioramento del regime forfettario applicato alle partite IVA dei piccoli imprenditori e delle ditte individuali.

Il nuovo regime forfettario prevede una tassazione unica al 15% fino a 65 mila euro e una tassazione forfettaria del 20% da 65.001 a 100 mila euro.

Gli effetti della nuova riforma delle pensioni

La manovra finanziaria 2018 prevede la famosa quota 100 che supererebbe la legge Fornero e dovrebbe consentire a circa 400 mila persone di andare in pensione.

Secondo le stime di Cisl scuola, nel solo campo dell’istruzione si dovrebbero liberare 40 mila posti così composti:

  • 21 mila uscite già programmate per il 2019 dalla legge Fornero;

  • tra i 6 mila e i 20 mila insegnanti che matureranno i requisiti della quota cento.

Si tratterebbe di un importante ricambio generazionale, il nostro corpo docenti è il più anziano d’Europa con il 57,2% di ultracinquantenni rispetto a una media europea del 36%.

L’effetto sarà positivo se si saprà gestire l’immissione a ruolo di insegnanti davvero qualificati e disponibili a formare le nuove generazioni. Non bisogna dimenticare che perdere in un solo colpo così tanti insegnanti potrebbe creare molti vuoti in organico, se non coperti subito con le nuove leve, ma la manovra finanziaria non ha previsto concorsi per gli insegnanti.

Negli ospedali 70 mila medici potrebbero appendere il camice per andare in pensione tra il 2019 e il 2023, che equivalgono ad oltre il 60% di quelli attualmente in servizio. I dati sono forniti dal sindacato Anaao Assomed, il quale è preoccupato delle ripercussioni sulla qualità dell’assistenza sanitaria offerta ai cittadini. Se questi medici andranno in pensione dovranno essere prontamente sostituiti da altrettanti medici qualificati.

This article was originally posted on FX Empire

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