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Crolla la pirateria musicale: -35% in un anno

[Getty]
[Getty]

Da anni il mercato discografico vive la condizione di difficoltà tipica dei momenti in cui cambiano i paradigmi. Nel caso dell’ascolto, il cambio è tutto nel passaggio dalla prevalenza del supporto fisico (dischi, cassette e cd) a quello digitale (streaming). Ciò ha provocato la caduta verticale dei profitti per artisti ed etichette, compensati in parte dagli ascolti sulle piattaforme legali (alla Spotify, per capirci) e dagli eventi live, i cui costi per gli appassionati sono lievitati in modo esponenziale.

In questo quadro, tuttavia, arriva una buona notizia: la pirateria musicale è in forte calo. Secondo un’analisi pubblicata da Similarweb per conto di IFPI (International Federation of the Phonographic Industry) e FIMI (Federazione Industria Musicale Italiana) rispetto a marzo 2018 la percentuale de del -35%. E se si considerano gli ultimi due anni, la cifra raddoppia.

L'analisi si fonda sul volume di visite prodotto dall'Italia sulle piattaforme e sui siti definiti “pirata”, dai quali si scarica musica senza che chi la compone, la produce e la distribuisce prenda un centesimo. Il calo riguarda sia la navigazione da desktop sia quella da dispositivi mobili. Valori negativi emergono anche sul terreno dei BitTorrent, diminuiti del -52,6%,e dei cyberlocker, cioè spazi condivisi in rete che ospitano gli archivi per lo sharing degli album e dei singoli musicali.

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Tra i motivi del fenomeno spicca la battaglia allo stream ripping: si tratta di una particolare tecnica che permette di memorizzare file audio mp3 non autorizzati, e di caricarli e convertiti tramite le piattaforme di streaming. Lo stream ripping si può fare attraverso siti specifici, che sono stati bloccati. Ciò ha portato a un calo del fenomeno pari al 41% negli ultimi mesi.

“La chiave di questo declino è un mix di contrasto efficace: di buone leggi, costruite nel tempo, e di modelli di business appetibili”, è stato il commento di commentato Enzo Mazza, CEO di FIMI.

“Questo non significa che il fenomeno sia stato sconfitto”, ha invece detto Luca Vespignani, Segretario generale di FPM. “Oggi molta dell’attività è focalizzata sulla content protection, il presidio per contrastare uscite anticipate illegali o potenziali sottrazioni di contenuti nella filiera: fenomeni limitati ma con grande impatto economico su un prodotto, grazie alla facilità con la quale può essere propagato in rete”, ha aggiunto.