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Dadone: "Liberalizzare la cannabis". Ma nel Governo Lega e FI frenano

ROME, ITALY - OCTOBER 28: Marco Cappato with the promoter committee for the referendum on legalizing cannabis delivers to the Court of Cassation more than 630,000 signatures collected almost entirely online at the website referendumcannabis.it, on October 28, 2021 in Rome, Italy. In the first quarter of 2022, a referendum on the decriminalisation of cannabis will take place in Italy after the general public voted in masses for the revision of law. (Photo by Simona Granati - Corbis/Corbis via Getty Images) (Photo: Simona Granati - Corbis via Getty Images)

La Germania si prepara a legalizzare l’utilizzo della cannabis per scopi ricreativi, ma ora l’eco di questo provvedimento annunciato dalla nuova coalizione tedesca divide il governo italiano sul tema della liberalizzazione. A fare da testa d’ariete sull’argomento nell’Esecutivo è il ministro alle Politiche giovanili, Fabiana Dadone, proprio in occasione della VI Conferenza Nazionale sulle dipendenze a Genova, che diventa il pulpito del nuovo scontro all’interno della maggioranza. “E’ una scelta che l’Italia dovrebbe valutare ma bisogna riuscire a raggiungere la maggioranza al Parlamento. È questo il punto delicato”, dice a margine dell’evento parlando con i giornalisti ma chiarendo che “il potere su quel fronte spetta alla competenza parlamentare, il Governo deve fare un lavoro istruttorio perché il Parlamento possa prendere la decisione giusta”.

Il varco in realtà era stato già aperto qualche ora prima dal ministro del Lavoro, Andrea Orlando, in occasione dell’incontro a cui vari rappresentanti dell’Esecutivo sono intervenuti: “Nel momento in cui una parte non proprio irrilevante e un alleato non proprio trascurabile dell’Italia, come la Germania, sembra cambiare profondamente linea su questo fronte, credo che sia inevitabile che una qualche riflessione la si faccia anche nel nostro Paese”. Parole che sono bastate a scatenare la reazione ferma di un’altra parte della maggioranza, la quale non ha potuto ignorare la questione facendola passare come una nuova linea.

“All’interno del Governo ci sono su questo tema sensibilità diverse”, chiarisce nel suo intervento il ministro per le Autonomie, Maria Stella Gelmini, che sgombera il campo da dubbi sulla sua posizione: “dico con chiarezza che faccio parte di un pensiero, di una corrente culturale, che non solo è contraria a qualsiasi forma di legalizzazione di ogni tipo di sostanza stupefacente, ma sono anche convinta che non esista una libertà di drogarsi ma che l’azione dello Stato possa e debba concentrarsi soltanto sulla liberazione dalla droga”. Per il ministro di Forza Italia, che pure parla della necessità di “aggiornare la normativa di riferimento” ma non in quel senso, il dibattito sulla liberalizzazione rischia invece “di compromettere l’essenziale informazione sui danni dell’utilizzo su qualsivoglia forma di sostanza”. E il presidente della Conferenza delle Regioni, il governatore friulano in quota Lega, Massimiliano Fedriga, aggiunge: “Non credo che la droga si combatte legalizzandola, non mi risulta che dalle dipendenze legalizzate ci sia stato un grande risultato nel loro utilizzo o non utilizzo”. Lo stesso leader del Carroccio, Matteo Salvini, definisce come “molto preoccupante che un ministro della Repubblica, anziché ascoltare le tante comunità di recupero che eroicamente salvano migliaia di ragazzi e combattono le dipendenze tutti i giorni, parli con leggerezza di droga”. Toni più vicini, dunque, a quelli della leader dell’opposizione e di FdI, Giorgia Meloni, che in riferimento alle parole di Orlando e Dadone parla di “messaggio devastante”.

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Dunque nessuna risposta al tentativo di aprire il dialogo sul tema della legalizzazione della cannabis in Italia. Anzi. I senatori Maurizio Gasparri e Carlo Giovanardi - da sempre contro la legalizzazione di qualunque tipo di droga - bollano come “tendenziosa” l’impostazione della Conferenza a Genova, e criticano anche la posizione del Procuratore Nazionale Antimafia Federico Cafiero De Raho, che al contrario sostiene: “sono orientamenti che cominciano a trovare spazio a livello internazionale, nell’ultima riunione della commissione Onu c’è stato una direzione forte verso le modifiche della politica del proibizionismo”. Viste le reazioni, la lettura politica di Riccardo Magi, deputato e presidente di +Europa, membro del comitato promotore del referendum sulla cannabis, appare più come la sintesi di un azzardo: dal primo tavolo della VI Conferenza sulle dipendenze - dice - ”è arrivata indicazione chiara e unanime per una modifica del testo unico delle droghe del 1990″.

Questo articolo è originariamente apparso su L'HuffPost ed è stato aggiornato.