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Dal G7 per ora più dissidi che coordinamento fiscale

Inizio settimana dai toni prudenti sui mercati, per vari motivi.

Intanto, alla riunione dei ministri delle finanze del G-7 nel week end, Giappone e USA non han trovato di meglio da fare che azzuffarsi sul cambio. Il Ministro delle Finanze giapponese Taro Aso ha ribadito che recentemente sul mercato dei cambi si sono osservati movimenti unidirezionali, violenti e speculativi e come tali inappropriati. Il Segretario del tesoro Lew ha reagito dichiarando ai reporters che la price action non gli è sembrata disordinata, e che tra i membri vi è un accordo sull’astenersi da svalutazioni competitive, e che è anche necessario comunicare, per evitare di sorprendere i partner. E’ chiaro che il nocciolo della questione è se sia giustificato un intervento diretto sul cambio.

Va ricordato che la divisa giapponese, nonostante il circa 12% recuperato da metà 2015, conserva una svalutazione del 40% vs $ dall esordio di Abe. Su queste basi, il livello di agitazione interno al Ministero delle Finanze Giapponese, sembra effettivamente prematuro e forse esagerato. Tanto più che i risultati di cotanta svalutazione sono stati modesti sull’economia (anche se rilevanti sull’azionario). Sarebbe il caso di cambiar eun po’ metodo.

Ciò detto, il ruolo di “poliziotto del mondo” che si attribuiscono gli USA ogni tanto risulta irritante. In questo clima, il raggiungimento di un accordo sulle politiche fiscali sembra allontanarsi un po’.

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Naturalmente, lo yen ha fatto le spese dello scontro, recuperando significativamente contro $, e Tokyo non ha gradito. Tra l’altro, la bilancia commerciale giapponese ha segnato il record dal 2010 per il motivo sbagliato, ovvero un crollo delle importazioni (-23.3% da prec -14.9 e vs attese per -19.2) mentre le esportazioni sono uscite in linea con attese ( -10% da -6.8%). Completa il quadro un PMI flash manifatturiero a 47.6 da prec 48.2. Direi che le autorità hanno da fare.

Il Presidente della Fed di Boston, Rosengren, normalmente considerato una colomba, ha dichiarato al FT che la maggioranza delle condizioni poste per un rialzo dei tassi a giugno è li li per essere rispettato.

Infine, il vice Ministro per il petrolio iraniano ha dichiarato che per il momento non c’è alcun piano per bloccare la produzione su un particolare livello. questo ha contribuito a rendere debole l’oil.

Con queste premesse, Tokyo a parte, la seduta asiatica non ha nemmeno sfigurato. Gli indici locali cinesi hanno chiuso in positivo, in parte grazie a report sui media secondo cui le autorità starebbero accelerando sul fronte pulizia dei bilanci bancari, attraverso un raddoppio dell’equity – debt swap negli ultimi 2 mesi. Taiwan (Taiwan OTC: 6549.TWO - notizie) poi ha spiccato il volo grazie a indiscrezioni che Apple (NasdaqGS: AAPL - notizie) starebbe richiedendo ai fornitori di stoccare componentistica per 78 milioni di unità, e agli ottimi risultati di Applied materials (NasdaqGS: AMAT - notizie) . Variazioni marginali per gli altri indici.

L’azionario europeo ha proseguito con la price action schizofrenica alla quale ci ha abituato da qualche tempo. All’apertura, nuovo tutto all’ingiù senza ovvio catalyst, rapidamente recuperato, tanto che a metà mattinata si osservava un bilancio positivo sui principali indici. Nuovo indebolimento a poco prima di pranzo, e movimento laterale per il resto della seduta.

Sul fronte macro, i PMI flash europei di maggio hanno portato poche novità. In marginale calo il manifatturiero (51.5 da prec 51.7 e vs attese per 51.9) mentre stabile il settore servizi (53.1vs 53.2 atteso). Dal punto di vista geografico le sorprese positive in Francia (51.1 da 50.2) e Germania (54.7 da 53.6) lasciano intendere che la periferia europea, i cui dati non sono disponibili in versione flash, sta lasciando sul terreno oltre 1.5 punti in aggregato. Vedremo che succede in fase di revisione. Dal punto di vista settoriale i servizi continuano a tenere meglio del manifatturiero, che che rallenta marginalmente, a dimostrazione di una crescita più endogena (il settore manifatturiero è più export oriented). In generale il quadro resta coerente con una crescita in area 0.3%-0.4% a livello continentale. Diciamo che le nuove misure ECB in partenza a giugno arrivano a proposito.

Deludente anche il PMI flash manifatturiero US (50.5 da prec 50.8 e vs attese per 51) e ormai vicino al livello di stagnazione (il PMi Markit, a differenza dell’ISM manufacturing, non era mai terminato in territorio di contrazione). In generale, i vari PMI sembrano indicare che a livello globale il rimbalzo del manifatturiero non ha momentum.

La mediocrità del PMI US ha sottratto definitivamente al dollaro la brillantezza donatagli da Rosengren. E Wall Street ha finora oscillato apaticamente intorno alla parità, ed ha accompagnato le borse europee a chiusure frazionalmente negative. La performance di Milano inganna, in quanto l’indice è stato penalizzato da importanti stacchi dividendi (Intesa, Generali (EUREX: 566030.EX - notizie) , ENI (Londra: 0N9S.L - notizie) e Snam (Amsterdam: QE6.AS - notizie) ). In realtà il future ha perso lo 0.27%.

Detto del dollaro, poco mossi i bonds, che in particolare in Europa non sono riusciti a mantenere la performance inizialmente consentitagli dalla risk aversion.

Ad un mese esatto dal referendum in UK, la retorica anti Brexit accelera. Una selesione delle headlines:

  • Brexit Would Weaken NATO as Well as UK, Warns Lord Robertson

  • Brexit Would Push Up Government Borrowing Costs, Treasury Says

  • BREXIT COULD RAISE JOBLESS RATE BY 1.6-2.4 PTS (Other OTC: PTSH - notizie) : U.K. TREASURY

  • BREXIT COULD LOWER REAL WAGES BY 2.8%-4%, TREASURY SAY

  • U.K. CORPORATE BORROWING COSTS MAY RISE AS MUCH AS 200 BPS

  • Brexit ‘Could Slow Access to New Medicines And Delay Cure for Cancer’

Comunque vada, alla fine si potranno raccogliere queste dichiarazioni in un libro come fatto da Pisapia dopo il duello con la Moratti. Con questo non voglio dire che non vi sia della verità in molte di queste dichiarazioni. Solo sottolinearne la concentrazione per ottenere il massimo effetto, che dovrebbe, a mio parere, raggiungere lo scopo.

Tra i principali appuntamenti macro della settimana abbiamo mercoledi l’IFO tedesco, e in US il PMI flash services. giovedi abbiamo in US i durable goods di aprile. Chiudiamo venerdi col CPI (Other OTC: CPICQ - notizie) aprile in Giappone, gli industrial profits in Cina, e la seconda revisione del GDP US del primo trimestre.

Autore: Giuseppe Sersale Per ulteriori notizie, analisi, interviste, visita il sito di Trend Online