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Danieli: il gruppo italiano solido come il suo acciaio

Danieli & C.Officine Meccaniche SpA (DAN.MI) è una multinazionale italiana con sede a Buttrio (Udine) ed è uno dei leader a livello mondiale nella produzione di impianti siderurgici, con particolare distacco nel settore dei prodotti lunghi, del cui mercato mondiale detiene oltre il 90% di quota.

La Società è fondata nel 1914 quando i fratelli Mario e Timo Danieli, originari della Valsugana, acquisiscono a Brescia le Acciaierie Angelini, tra le prime aziende italiane ad utilizzare forni elettrici ad arco per produrre l'acciaio. Dopo la prima guerra mondiale i due fratelli si separano e nel 1929 Mario trasferisce a Buttrio la produzione di attrezzature per la lavorazione d'acciaio e macchine ausiliarie per gli impianti di laminazione. Nel (Londra: 0E4Q.L - notizie) secondo dopoguerra la società, guidata dal figlio di Mario, Luigi, e denominata Danieli & C, compie una scelta decisiva concentrandosi nella produzione di macchine per l'industria siderurgica. Contribuendo così a rendere negli anni sessanta e settanta l'industria siderurgica italiana la più competitiva in Europa.

Nella seconda metà degli anni settanta, quando il settore siderurgico entra in crisi a causa di un eccesso di capacità produttiva, Luigi Danieli (1915-1993), adotta una strategia diversa: passare gradualmente dalla costruzione di macchine per la siderurgia alla consegna di impianti chiavi in mano. Già nel 1976 la società si aggiudica la progettazione e la realizzazione di un'acciaieria da 500 mila tonnellate a Brandeburgo, nella Germania Est, battendo i tedeschi della Krupp con un'offerta di solo il 3% inferiore. Una commessa che per la Danieli ha voluto dire circa 200 miliardi delle vecchie lire. Nel 1979 la società ha un fatturato di oltre 130 miliardi di lire realizzati per l'80% all'estero e dà lavoro a 1600 persone.

Nel 1983 la Danieli, ormai specializzata nella realizzazione di mini acciaierie in base alle differenti necessità dei consumatori finali di semilavorati d'acciaio, acquisisce commesse nell'attuale Russia e nel Nord Africa. Nel 1984 è quotata alla Borsa di Milano. Nel 1985 è completato negli Stati Uniti il primo impianto per la produzione e laminazione diretta di prodotti siderurgici "lunghi" - ovvero barre e travi - impiegati nel settore edilizio.

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A metà degli anni ottanta il settore siderurgico incontra di nuovo difficoltà e all'interno della famiglia Danieli emerge una diversa strategia per rimanere competitivi: Cecilia, una delle due figlie che dal 1977 affiancano Luigi Danieli in azienda, è per una forte ristrutturazione, il resto della famiglia non è d'accordo. Alla fine Luigi Danieli esce dalla società con tre figlie (Anna Chiara, Marina, Ada Maria), Cecilia Danieli prende in mano la guida della società diventando presidente e amministratore delegato. Prende anche il controllo azionario dell'azienda acquisendo la maggioranza dalla Sif, la finanziaria della famiglia Danieli attraverso la Sind, una finanziaria in cui lei ha il 50% e l'altra metà è in mano a Gianpietro Benedetti, il direttore tecnico che è in azienda da 25 anni. Molti dei vecchi dirigenti restano perplessi e lasciano la società, Cecilia Danieli persegue la sua strategia riducendo l'occupazione di 130 persone e facendosi la fama di "signora di ferro".

Importanti acquisizioni

Nel 1987 la Danieli acquisisce il gruppo svedese Morgårdshammar, specialista in impianti di lamiera per acciai speciali, e due piccole società di engineering, entra con il 3% nel Gruppo Falck. I dati sembrano dare ragione alla strategia di Cecilia: nel 1984 il fatturato della società è di 190 miliardi delle vecchie lire con 15 miliardi di utili, nel 1985 i ricavi sono 204 miliardi e gli utili 19, nel 1986 il fatturato tocca i 206 miliardi con un utile di 39 e nel 1987 il giro d'affari è di 532 miliardi con 44 miliardi di utili.

Nel 1991 la Danieli acquisisce la francese Rotelec (società di engineering nel campo siderurgico) e il 90% dell'italiana Techint Machine (impianti per l'estrusione di metalli non ferrosi), nel 1992 diventa la prima al mondo nel campo della fornitura di impianti siderurgici per prodotti lunghi, nel 1993 compra la svedese Sund Birat, leader mondiale negli impianti per il confezionamento di filo d'acciaio. Il fatturato passa dagli 800 miliardi di lire del 1990 ai 1900 miliardi alla fine del decennio, i dipendenti passano dai 1870 di fine anni ottanta ai 2200 nel 1993 sino a raggiungere i 3200 nel Duemila.

Nel giugno 1999 Cecilia Danieli, da tempo malata, scompare ad Aviano. Aveva 56 anni.

Rinnovata linfa dalle nuove generazioni

Gianpietro Benedetti, diventato presidente e amministratore delegato, porta avanti la crescita dell'azienda che conta cinque centri produttivi (Buttrio, Pittsburgh, Parigi, in Svezia e in Germania): apre sedi in Cina (a Pechino e Shanghai), costituisce la Danieli Far East in Tailandia e la Danieli Volga in Russia, apre centri di servizi in Austria e Brasile.

Nel 2009, a dieci anni dalla scomparsa di Cecilia Danieli, entra nel consiglio d'amministrazione della società Giacomo Mareschi Danieli, ventinovenne, laurea in ingegneria elettronica al Politecnico di Milano: già dal 2006 lavora nel gruppo. In azienda anche Anna, gemella di Giacomo e laurea in economia e commercio alla Bocconi, e Camilla Benedetti, laurea in economia e commercio alla Cattolica ed esperienza alla Ernst & Young.

Danieli un passo avanti

Un team internazionale e multiculturale che copre l'intero spettro della tecnologia, dal minerale di ferro ai diversi prodotti finiti, confermando la posizione di leader mondiale per mini acciaierie e prodotti lunghi laminati. La società ha introdotto sul mercato il maggior numero di innovazioni negli ultimi anni, investendo una media di 140 M € / anno negli ultimi otto anni. La vasta capacità produttiva interna assicura attrezzature di alta qualità e affidabilità, grazie ad un controllo continuo su tutto il processo, così come assicura una crescita intellettuale multiculturale, prendendo i vantaggi di diverse culture e intuizioni. Grazie ai software con modelli algoritmici, sistemi informatizzati e controllo della qualità di produzione, la Danieli in grado di trasferire il know how del suo processo agli utenti finali.

Solidi Bilanci

A marzo il Gruppo Danieli ha presentato la relazione finanziaria semestrale consolidata al 31 dicembre 2017 in cui il Margine Operativo Lordo del periodo (EBITDA) è cresciuto del 33% seppure decurtato da oneri straordinari ancora sofferti in alcune società del Gruppo per costi non ricorrenti. I ricavi del Gruppo sono superiori all’8% rispetto a quanto realizzato nello stesso periodo dell’esercizio precedente, con un fatturato pressoché invariato del settore impianti (Plant Making) ed un leggero incremento del fatturato nel settore acciaio (Steel Making), che mostra anche volumi di produzione superiori rispetto allo stesso periodo dell’esercizio 2016/17.

Il primo semestre dell’esercizio 2017/2018 presenta quindi una redditività operativa (Ebit) positiva in entrambi i segmenti industriali dove la componente legata allo Steel Making contribuisce in modo significativo al risultato del periodo con un incremento di fatturato di quasi il 40% rispetto allo scorso periodo. L’utile netto consolidato del periodo è invece inferiore alle previsioni di inizio anno, penalizzato dall'allineamento cambi negativo al 31 dicembre 2017 della provvista e dei crediti espressi in valuta estera (Usd) che invece, nello scorso periodo, con un cambio Usd/Eur più favorevole, aveva portato rilevanti benefici a bilancio.

La posizione finanziaria netta di Gruppo si mantiene solida. Il Consiglio di Amministrazione ha evidenziato che le performances di entrambi i settori Plant Making e Steel Making - assieme al mantenimento del portafoglio ordini ad un livello ancora elevato - fanno prevedere, al momento, risultati a fine esercizio in linea con le previsioni di inizio anno.

Il futuro

La produzione siderurgica mondiale ha raggiunto nel 2017 un volume di circa 1.691 milioni di tonnellate, in aumento del 5,3% rispetto al 2016, con una crescita importante in Asia (trainata da Cina ed India) ma anche buoni risultati in USA, Middle East, Russia ed Europa. In Cina si produce oggi quasi il 50% dell’acciaio mondiale, in massima parte per uso interno, e dal 2016 si è avviato un piano di ristrutturazione che renderà la produzione più sostenibile in termini ambientali ma pure finanziari seguendo fondamentali economici più stringenti e portando ad una riduzione dell’attuale capacità produttiva teorica di circa 150 milioni di tonnellate entro il 2020. Le azioni promosse dal governo cinese prevedono la chiusura degli altoforni di media capacità produttiva (MFF) considerati più inquinanti, un incremento di efficienza nell'utilizzo degli altri impianti ed un incremento della produzione da metallurgia secondaria (con l’uso di forni elettrici) attualmente solo del 10% rispetto al totale. La maggior attenzione da parte dei produttori siderurgici cinesi a temi economici ed ambientali, accompagnata dalle nuove regole attivate da molti stati per evitare Export Dumping, rappresenta oggi il principale traino di crescita per il mercato dell’acciaio, ulteriormente favorito dalla ripresa in atto nel settore Oil & Mining e dai prezzi crescenti per le materie prime. L’anno 2017 si è chiuso con segnali positivi sia nel comparto Automotive sia in quello Oil & Gas, con un 2018 in tenuta grazie ai volumi di acciaio previsti per le grandi opere infrastrutturali in corso di avvio che porteranno ad un consolidamento della domanda di prodotti di qualità per l’industria meccanica, cantieristica e trasporti. Il mercato dell’acciaio e relativi equili Autore: Dominosolutions.it Per ulteriori notizie, analisi, interviste, visita il sito di Trend Online