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Dbrs taglia il rating dell'Italia. Quali ricadute per le banche?

La nuova settimana a Piazza Affari si è aperta sulla scia della cattiva notizia arrivata venerdì scorso a mercati chiusi, riguardante il merito di credito dell'Italia. L'agenzia Dbrs ha deciso di tagliare il rating del nostro Paese da "A" (low) a "BBB" (high), con un outlook stabile.

I motivi alla base del downgrade di Dbrs

La decisione è stata presa dagli analisti alla luce di vari fattori tra cui l'incertezza sulla capacità politica di proseguire il piano fi riforme strutturali, ma a ciò si aggiunge la debolezza del settore bancario in un periodo di crescita fragile. L'idea di Dbrs è che dopo la vittoria del no al referendum costituzionale di dicembre scorso, ci siano meno margini di manovra per il nuovo Governo in merito all'approvazione di ulteriori misure e questo contribuisce a limitare le prospettive di upside dell'economia italiana.
Quanto alle banche, Dbrs segnala che resta elevato il livello di crediti non performanti e questo condiziona l'azione del sistema bancario in qualità di intermediario finanziario per sostenere l'economia.

La reazione del mercato

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Il downgrade di Dbrs ha riportato le vendite a Piazza Affari e in particolare sui titoli del settore finanziario. Tra gli assicurativi la peggiore performance è quella di Generali (EUREX: 566030.EX - notizie) che accusa un ribasso di circa il 3%, mentre tra i bancari i più penalizzati dalle vendite Unicredit (EUREX: DE000A163206.EX - notizie) e Banco Bpm che viaggiano in ribasso di quasi tre punti percentuali.

Senza eccessi la reazione dello spread BTP-Bund che si spinge al di sopra dei 157 punti base con un rialzo di quasi un punto, riuscendo a limitare i danni grazie allo scudo offerto dalla BCE (Toronto: BCE-PRA.TO - notizie) .
Nel (Londra: 0E4Q.L - notizie) complesso la risposta del mercato appare piuttosto composta, anche perchè diversi analisti credono che la bocciatura del rating dell'Italia da parte di Dbrs abbia un impatto limitato.

Il commento di Equita SIM

In primis c'è da dire che la decisione dell'agenzia di rating non è una sorpresa in quanto era già attesa dal mercato. Gli analisti di Equita SIM fanno notare inoltre che il downgrade implica un aumento dell'haircut chiesto dalla BCE nelle operazioni di finanziamento.

Per le banche quotate la SIM milanese stima un impatto trascurabile considerando che affinchè il debito italiano non sia più acquistabile dalla BCE nell'ambito del quantitative easing, il rating delle quattro agenzie, S&P, Moody's, Fitch e Dbrs dovrebbe scendere sotto il livello di investment grade, ma al momento siamo lontani da uno scenario di questo tipo. Per S&P manca un notch, per Moody's due e tre per Fitch e Dbrs.

Gli analisti ritengono che il principale effetto della bocciatura arrivata venerdì scorso sia sulla liquidità ed è legato all'aumento dell'haircut sugli asset stanziati in BCE a fronte del cash ottenuto.
Le banche, per mantenere invariata la liquidità ottenuta dalla Bce, dovranno quindi dare in garanzia maggior collaterale: non c'è pertanto un costo diretto del downgrade bensì indiretto, legato agli interessi che non vengono percepiti sui titoli dati in prestito.

In base ai calcoli di Equita SIM, le banche hanno un'esposizione in Bce di circa 115 miliardi di euro, e asset eligible per rifinanziamento al netto di haircut per 270 miliardi. Secondo gli analisti il downgrade comporta un "consumo" di collaterale pari a circa il 10%, ovvero un assorbimento di 21 miliardi di euro di liquidità. Alla luce di ciò la SIM milanese ritiene che l'impatto sia gestibile e che abbia un effetto limitato sui bilanci delle banche.

L'analisi di UBS (Londra: 0QNR.L - notizie)

Non diversa l'indicazione di UBS secondo cui il downgrade di Dbrs ha riflessi contenuti e non vi è alcun motivo di allarme sul fronte della liquidità delle banche, visti i diversi tipi di collaterali che possono essere forniti dalla BCE.
Per la banca elvetica è improbabile che gli asset garantiti siano influenzati dalla mossa di Dbrs e quindi nel complesso i requisiti aggiuntivi sul fronte dei collateral del sistema dovrebbero essere limitati.

Gli analisti non escludono in ogni caso che qualche banca potrebbe avere difficoltà a raccogliere ulteriori garanzie, ma il decreto annunciato dal Governo a dicembre dovrebbe offrire uno scudo contro potenziali rischi sistemici.

La view di Icbpi e di Mediobanca (Milano: MB.MI - notizie)

Anche Icbpi si aspetta un impatto piuttosto basso sulla liquidità del sistema, non diversamente da Mediobanca Securities che parla di riflessi trascurabili sui fondamentali del settore bancario.
Ci sono però dei possibili effetti indiretti: secondo gli analisti le banche più che hanno un accesso più limitato al mercato e con problemi di liquidità più ingenti potrebbero soffrire di più.

Questo potrebbe portare ad un'accelerazione del processo di consolidamento del settore, aumentando al contempo il bisogno di ristrutturazione.
Inoltre, se e quando si riproporrà il rischio sui titoli sovrani, ci potrebbe essere la necessità di modificare il modello di business delle banche italiane ed eventuale i criteri utilizzate dalle stesse per rispettare i requisiti di liquidità ed evitare conseguenze sul Common Equity Tier 1.

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