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Ddl Zan, Paola Turci: "Spettacolo miserabile, quello non è il Paese reale"

(Photo: Mondadori Portfolio via Mondadori Portfolio via Getty Im)
(Photo: Mondadori Portfolio via Mondadori Portfolio via Getty Im)

“Ho trovato gli applausi e gli sfottò delle espressioni miserabili, indegne di un popolo che si definisce democratico e civile. I diritti umani sono di tutti ed è stato davvero penoso assistere a quello spettacolo. Alcuni partiti si definiscono liberali ma mi sa che non lo sono affatto. Anzi siamo sempre più allineati ai paesi europei autoritari. Alla Russia, alla Turchia dove vigono sistemi nei quali non mi riconosco”.

Attonita e sdegnata Paola Turci, parla sulla Stampa dello spettacolo parlamentare in Senato ieri sul ddl Zan.

La cantante, impegnata da anni sul tema dei diritti della persona, non risparmia nessuno:

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“C’è un centro sinistra sempre più diviso e sgretolato; questa poteva essere una loro battaglia e hanno fatto ben poco. Il voto segreto penso che ci dica questo e la definizione di partiti liberali non è esatta perché all’interno ci sono troppe anime diverse”.

E poi Paola Turci parla del ddl Zan e di come ha risposto il mondo a cui appartiene:

“A questo disegno di legge è stata data un’appartenenza politica ma in realtà non è così e ci siamo cascati un po’ tutti. Questa è stata una battaglia di civiltà che non coinvolge solo una parte di noi e questo molti miei colleghi non l’hanno colto e hanno pensato che schierandosi si sarebbero dati un marchio politico. Sui social poi se dici una cosa automaticamente sei schierata, ma tutto viene vissuto in modo superficiale. Persone come Fedez fanno sempre bene ad esporsi e a dire qualcosa e a impegnarsi. Per me l’impegno civile vale la nostra vita”.

E poi chiosa, riferendosi all’articolo 3 della Costituzione

“Con il voto di oggi si è andati contro la Costituzione ma anche contro la nostra stessa conoscenza. Chi si dichiara contro il disegno di Legge Zan in realtà fa una dichiarazione di ignoranza e si allea con chi pensa che i gay siano diversi e da perseguire. Ricordiamoci che in Italia solo il 17 maggio 1990 l’omosessualità è stata tolta dalle “malattie mentali”. Forse non siamo ancora pronti ad accettare la diversità di genere ma io sin da piccola ho pensato che la diversità fosse un avvicinamento verso la conoscenza. L’omofobia è figlia dell’ignoranza che si combatte solo con l’istruzione. Sin dalle scuole primarie dovremmo insegnare ai bambini che devono essere rispettosi delle diversità vivendo l’inclusione come un comportamento normale. Oggi mia nipote mi ha chiamato per dire che era dispiaciutissima. Le nuove generazioni sono più coerenti rispetto a noi “grandi” e tuttavia penso che l’Italia non sia omofoba ma ci sia una piccola parte che lo è; quello che abbiamo visto oggi non è il Paese reale”.

Questo articolo è originariamente apparso su L'HuffPost ed è stato aggiornato.