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L'Italia e il problema del debito sovrano che continua a crescere: scenari e possibili soluzioni

Intervista a Ignazio Musu, autore di 'Il debito pubblico'

Una sola certezza, e forse la peggiore, nell’ora dei grandi allarmismi. Il debito pubblico italiano continua a crescere, coerentemente a quello dell’eurozona. Secondo i dati Eurostat, nel primo trimestre del 2012 il rapporto fra il debito pubblico ed il Pil nell’Eurozona è salito all’88,2%, contro l’87,3% del trimestre precedente. Nell’Ue a 27 è passato dall’82,5 all’83,4. Nel primo trimestre del 2012, il rapporto tra il debito pubblico ed il Pil dell’Italia ha toccato quota 123,3%. Un aumento del 3,2% rispetto al trimestre precedente e del 3,8% rispetto al primo trimestre del 2011. Una situazione, quella del debito, non nuova che si crea laddove le spese dello Stato sono maggiori delle sue entrate e la situazione costringe lo Stato stesso a finanziarsi sui mercati. Una situazione che coinvolge tutti i paesi sviluppati, ma alcuni, come l'Italia, più di altri.

Yahoo! Finanza ha intervistato l’economista Ignazio Musu, autore per il Mulino de Il debito pubblico (pp. 125, 8,80 euro). Nato nel 1941, è professore ordinario di economia politica all'Università Cà Foscari di Venezia. È presidente dell’Ente Einaudi per gli studi monetari, bancari e finanziari e del Comitato Scientifico della Fondazione Mattei per Venezia. Siede nel Consiglio superiore della Banca d’Italia.

C’è una peculiarità del debito pubblico italiano?
Il debito è una realtà che ci trasciniamo dagli anni Ottanta. Se vogliamo collocarci in quel periodo bisogna guardare a tutta una serie di politiche di spese che sono state fatte anche con obiettivi buoni dal punto di vista sociale ma che non avevano copertura adeguata.

Quali sono le scelte atte a creare sviluppo da parte dei governi e che si traducono in debito? Esiste una causa virtuosa del debito o è tutto negativo?

Il debito è negativo e bisogna pagarlo. Non esistono aspetti virtuosi, il debito è sempre un peso che ci si trascina e che a volte viene anche portato a carico delle generazioni future. Fino a qualche anno fa si pensava che il debito pubblico non avesse rischi, adesso abbiamo invece visto che il debito può esserlo fino al punto di non essere più sottoscritto. Questa è una realtà che si era sottovalutata in passato, quando si pensava che non fosse immaginabile che uno Stato non potesse garantire il proprio debito. Abbiamo invece abbiamo visto che negli ultimi anni, mesi, questa situazione si è realizzata. Questo aggiunge aspetti negativi alla creazione di debito pubblico.

L'Italia dovrebbe agire sulla riduzione dello stock di debito oppure puntare prima sull'aumentare il denominatore, quindi il Pil, per fare in modo che il rapporto si abbassi?
Diminuire lo stock di debito sarebbe naturalmente auspicabile ma prima di tutto bisogna fermare l’aumento dello stock di debito. Mentre adesso lo stock di debito pubblico continua ad aumentare, essendoci un disavanzo dello Stato. La prima cosa da fare per fermare lo stock di debito prima ancora di passare a ridurlo è quella di azzerare il disavanzo dello Stato. Ed è naturalmente quello che il governo si propone di fare, come obiettivo nel 2013: non so però se ci riesce. Per azzerare il disavanzo pubblico, che è quello che crea il debito, bisogna agire con misure che non sono certamente piacevoli. In presenza di aumento continuo dei tassi di interesse, come dimostrano anche i recenti aumenti dello spread: se i tassi di interesse che dobbiamo pagare sul debito pubblico aumentano, questa è spesa pubblica. Se vogliamo arrivare a un pareggio del bilancio pubblico dobbiamo intervenire attraverso riduzioni di spesa e aumenti di entrate. Questa è la prima cosa da fare. Poi si potrà pensare anche a ridurre anche lo stock del debito in futuro. Però è inutile pensare a ridurlo se intanto non siamo in grado di fermarne l’aumento.

Che ne pensa della possibilità di emettere obbligazioni garantite con asset pregiati (partecipazioni statali, patrimonio artistico)?
La garanzia può essere solo reale. Sostanzialmente, quando emettiamo obbligazioni per creare nuovo debito pubblico, la garanzia consiste nel nostro patrimonio pubblico reale, che se vogliamo ridurre il debito, dovrà essere progressivamente ridotto attraverso forme di privatizzazioni o simili. Però sono processi molto lunghi, che non si possono risolvere in un tempo minimo.

Il cittadino è vittima del debito o potrebbe fare di più in termini di controllo? La sussidiarietà dal basso esiste, per il debito?
Se sottoscrive lui il debito è al contempo debitore e creditore. Sottoscrive il debito e diventa creditore perché pretenderà di essere rimborsato ma è anche debitore perché lo Stato non è fatto altro che dalla somma dei cittadini. Quindi, sotto questo profilo il debito pubblico potrebbe continuare all’infinito se venisse sottoscritto solamente dai cittadini italiani, ma è sottoscritto almeno per il 40% da sottoscrittori che non sono italiani e che quindi sono dei veri e propri creditori dello Stato. Gli italiani possono, se vogliono contribuire a mantenere questa situazione senza creare una crisi di solvibilità, continuare a sottoscrivere titoli del debito pubblico anche in futuro, garantendo che quando il debito viene rinnovato per continuare a pagare quello precedente questo venga comunque sottoscritto.  Poi debbono comportarsi in modo da non creare nuovo debito.

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