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Derivati Mps, Pg chiede conferma condanne in appello, pene più lievi per prescrizione

A man walks on a logo of the Monte Dei Paschi Di Siena bank in Rome

MILANO (Reuters) - La procura generale di Milano, al termine della sua requisitoria al processo d'appello Mps su alcune operazioni in derivati che secondo l'accusa sarebbero servite a nascondere perdite della banca senese, ha chiesto oggi la conferma della condanna di tutti gli imputati, però con uno sconto di pena visto che alcuni episodi sono caduti in prescrizione.

In primo grado, l'8 novembre 2019, il Tribunale di Milano aveva condannato 13 ex manager di Banca Mps, Deutsche Bank e Nomura, fra i quali l'ex presidente di Mps Giuseppe Mussari e l'ex direttore generale del Montepaschi Antonio Vigni.

Il Pg Gemma Gualdi, ha chiesto in particolare di condannare Giuseppe Mussari a 6 anni e 4 mesi (in primo grado la condanna era stata di 7 anni e 6 mesi), Antonio Vigni a 6 anni (in primo grado 7 anni e 3 mesi), e l'ex responsabile dell'area finanza di Mps Gianluca Baldassarri a 4 anni (in primo grado 4 anni e 8 mesi).

Il Pg ha poi chiesto condanne da 3 a 4 anni e 3 mesi per sei ex manager di Deutsche Bank e due ex manager Nomura (in primo grado le condanne erano state fino a 4 anni e 8 mesi).

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Gualdi ha infine chiesto una riduzione delle pene pecuniarie per le due banche, imputate come persone giuridiche per la legge sulla responsabilità penale delle aziende, ricordando che entrambe hanno già provevduto a risarcire un totale di 245 milioni di euro sui circa 440 milioni di profitti che avrebbero ricavato dalle operazioni al centro del processo.

In primo grado Deutche Bank era stata condannata a una pena pecuniaria di 3 milioni di euro, Nomura a una di 3,45 milioni di euro. La Pg non ha quantificato la richiesta di riduzione.

Va ricordato che le sanzioni pecuniarie per le società sono la condanna penale, altra cosa sono confische e risarcimenti.

Al centro del processo ci sono presunte irregolarità in operazioni finanziarie (sui derivati Santorini e Alexandria, sul prestito ibrido Fresh e sulla cartolarizzazione Chianti Classico) che, dal dicembre 2008 al settembre 2012, sarebbero servite a occultare le perdite causate dall'acquisto di Antonveneta, costata circa 10 miliardi di euro nel 2008.

I capi di imputazione vanno dalle false comunicazioni sociali, all'aggiotaggio, all'ostacolo all'Autorità di vigilanza, cioè a Consob e Bankitalia. Sul banco degli imputati non c'è la banca senese che è uscita dal processo con un patteggiamento nel 2016.

Tutti gli imputati hanno sempre respinto ogni addebito.

L'udienza è stata poi rinviata al 31 gennaio, quando contineranno gli interventi dei legali che rappresentano le circa 1.400 parti civili del processo.

Dopo toccherà invece ai difensori di tutti gli imputati.

(Emilio Parodi, in redazione a Roma Stefano Bernabei, mailto:emilio.parodi@thomsonreuters.com; +39 06 8030 7744)

(Reporting by Emilio Parodi, editing by)