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Detrazioni fiscali sulle spese sanitarie: i rischi se si paga in contanti

Detrazioni fiscali sulle spese sanitarie: rischi se si paga in contanti
Detrazioni fiscali sulle spese sanitarie: rischi se si paga in contanti

Forse non tutti sanno che dal 1° gennaio 2020 gli sconti fiscali potrebbero essere a rischio se si usa il contante per pagare le spese sanitarie. Da quando infatti è entrata in vigore la Manovra 2020, approvata a dicembre in via definitiva dal Parlamento, per poter detrarre al 19% quanto pagato, ad esempio, per visite mediche specialistiche, l'acquisto di farmaci e il pagamento di esami clinici, è necessario aver eseguito i pagamenti con modalità tracciabili, cioè tramite carta di credito/debito (anche prepagate), bancomat, bonifico bancario/postale, bollettino postale oppure assegno. Ecco una mini-guida per non incappare in “brutte sorprese” e vedersi negare le detrazioni che invece ci spetterebbero di diritto.

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Le spese sanitarie

Nella stretta sono coinvolte una quindicina di agevolazioni. Il rischio è reale soprattutto per una serie di spese sanitarie per le quali non sarà più possibile pagare in contanti se si vorrà accedere alla detrazione del 19%. Un esempio? Le visite specialistiche private, come quelle dal cardiologo, dal dentista o da altri specialisti. Oppure i ricoveri, anche questi da pagare con strumenti tracciabili. Ecco la lista delle principali agevolazioni:

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  • spese per attività sportive dei ragazzi

  • spese funebri

  • spese intermediazione immobiliare

  • spese veterinarie

  • spese frequenza scolastica

  • abbonamenti trasporto pubblico

  • erogazioni liberali ONLUS

  • premi assicurativi

  • mutui

  • addetti alla assistenza personale

L’elenco completo e dettagliato di tutte le spese sanitarie detraibili al 19% è consultabile sul sito dell'Agenzia delle Entrate. Tra queste, compaiono anche le prestazioni effettuate dal medico generico, l’acquisto di medicinali, l’acquisto di alimenti a fini speciali, le prestazioni specialistiche, le analisi, le indagini radioscopiche, le terapie, le prestazioni chirurgiche, i ricoveri per degenze, il trapianto di organi, le cure termali, l’acquisto o l’affitto di dispositivi medici e attrezzature sanitarie, l’assistenza infermieristica e riabilitativa, le prestazioni eseguite da personale specializzato.

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Tre eccezioni

Rimane invece la possibilità di pagare “cash” le spese più comuni, come quelle per gli acquisti dei medicinali in farmacia e di dispositivi medici e prestazioni sanitarie rese da strutture pubbliche o private accreditate al Servizio Sanitario Nazionale. Queste sono le uniche eccezioni alla nuova regola generale appena introdotta.

Come comportarsi

E’ importante che sul documento commerciale rilasciato all'utente risulti l'indicazione della tipologia di pagamento effettuato. Il contribuente dovrà conservare le ricevute dei bonifici, le ricevute di avvenuta transazione per i pagamenti con carte o la documentazione di addebito sul conto corrente. A questo si somma il giustificativo della spesa, cioè scontrino, ricevuta o fattura.

In poche parole, oltre alla fattura, va conservata e portata al Caf anche la copia della ricevuta del pagamento. Per non perdere il bonus fiscale sulle spese sanitarie bisogna scegliere con cura la modalità di pagamento.

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I rischi

"Chi non segue queste regole – spiega Il Sole 24 Ore - rischia di scoprire solo tra più di un anno di non aver diritto allo sconto fiscale. Cioè quando, nel 2021, andrà a dichiarare redditi e spese sostenuti quest'anno. Ma non solo. Bisognerà anche capire come dovrà essere documentata la modalità di pagamento tenuto conto che medici, farmacie e altri operatori comunicano già al Sistema tessere sanitaria (Sts) molte tipologie di spese mediche. Che poi influiscono nella dichiarazione dei redditi precompilata. Tra l'altro, dal primo gennaio la comunicazione delle spese a Sts include anche l'indicazione dello strumento di pagamento (cash o mezzo tracciabile)".

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