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Deutsche Bank: il toro può farcela anche senza banche centrali

Deutsche Bank Am non ha (quasi) dubbi: per i prossimi mesi i mercati azionari non solo continueranno a crescere ma ce la faranno anche senza l'aiuto delle banche centrali, aiuto che, inevitabilmente, dovrà per forza venir meno. A sostenere l'equity saranno gli utili societari ormai consolidati e visti addirittura in aumento, così come la crescita mondiali. Tutto perfetto? No, i rischi sono solo rimandati al 2019.

Procediamo con ordine

Fino ad ora i mercati hanno visto un periodo di artificiale serenità dovuta principalmente alla presenza rassicurante del le banche centrali che, da un decennio a questa parte, hanno messo in atto politiche di sostegno e stimolo all'economia. Una presenza talmente rassicurante che ha permesso un rally continuato che non si è fatto spaventare nemmeno dai vari eventi politici e dalle diverse crisi diplomatiche internazionali. Le misure applicate, però, come è noto, stanno iniziando ad essere limitate con un'inversione di rotta che riguarda ormai tutte le più importanti istituzioni, dalla Federal Reserve, la prima che in ordine di tempo ha dato vita al Quantitative Easing, fino alla Bank of Japan, ovvero la banca centrale che ha potenziato il QE ai massimi storici. Ebbene la strategia attuata a livello mondiale, di fronte ad una ripresa dettata anche dai numeri, ma anche davanti ad un'inflazione che, nonostante tutte le misure create è rimasta quasi al palo, nei prossimi mesi verrà gradualmente ricalibrata. A questo punto la domanda sorge spontanea: i mercati ce la faranno anche senza il supporto delle varie Fed, BoJ, Bce (Toronto: BCE-PRA.TO - notizie) e BoE (Shenzhen: 000725.SZ - notizie) ? La risposta per Deutsche Bank (IOB: 0H7D.IL - notizie) è sì. I risultati visti in questi ultimi mesi sull'Indice Msci World (+20%) e il fenomeno epocale del bitcoin (nonostante la volatilità altrettanto estrema che lo ha contraddistinto) pur essendo interpretati come punti di svolta o segnali di allarme sui mercati, vengono interpretati positivamente dalla banca tedesca per voce di Stefan Kreuzkamp chief investment officer di Deutsche Asset Management.

I timori

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E' pur vero che le alte quotazioni dei mercati Usa e la bassa volatilità sono visti come monito per gli investitori, elementi che invitano ad alzare la guardia, ma allo stato attuale delle cose, segnali all'orizzonte su un possibile calo non sembrano apparire. Non sembra spaventare un p/e del mercato azionario sfasato se rapportato a quello dei bond un disallineamento anomalo che fa pensare al selloff del 1987, sebbene sia il caso di ricordare che allora il trading automatizzato muoveva i suoi primi passi mentre adesso è un protagonista del mercato. I punti in comune, sottolineano ancora da Deutsche Bank, ci sarebbero: prima di tutto un rally dei prezzi che, nel caso dei giorni nostri, ad agosto potrebbe segnare il record storico di longevità. E ancora: oggi come 30 anni da il citato aumento del p/e azionario ma a differenza di allora le azioni restano sotto certi versi ancora convenienti. Con un rapporto p/e diviso p/e obbligazionario attualmente ai minimi storici.

Per l'immediato futuro, stando al report, resta comunque l'incognita inflazione con il rischio di un'impennata dopo anni di stasi. Un pericolo reale solo in teoria, secondo Deutsche Bank che vede una dinamica dei prezzi contenuta favorita dalla cosidetta inerzia dell'inflazione ovvero una bassa inflazione che porta con sé una bassa pressione sull'aumento salariale medio.

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