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Deutsche Bank: utile netto a -98%. Ma non è l’unico problema

Tempi duri per Deutsche Bank (Londra: 0H7D.L - notizie) che è costretta ad ammettere sui conti una perdita che alla voce profitti arriva al 98% . L'ultimo incidente di una lunga serie di peripezie.

Le (Taiwan OTC: 8490.TWO - notizie) cifre

I numeri della disfatta sono impietosi. Come già accennato oltre al -98% sull’utile netto del secondo trimestre sceso a 20 milioni rispetto ai precedenti 796, deve accusare risultati negativi anche per i ricavi netti, anno su anno, in calo del 20% a 7,4 miliardi di euro. Un calo che riguarda anche i ricavi del settore corporate e investment banking (-12% a 1,89 miliardi di euro), l’utile ante imposte per il consumer banking e wealth management (-61% a 187 milioni di euro) e la voce dell’asset management ha registrato un calo del 35% a 171 milioni di euro.

Numeri che lasciano perplessi soprattutto considerando la travagliata storia del colosso europeo che ha visto iniezioni di capitale per circa 21,7 miliardi di euro e che sta attraversando attualmente un periodo di “profonda ristrutturazione” come confermato dal neo nominato amministratore delegato John Cryan il quale non ha escluso, visto anche il difficile panorama internazionale, e in particolare sul segmento dei bancari, una futura accelerazione sia nei tempi che nelle modalità, del processo, qualora si presentasse un inasprimento dello scenario.

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Il piano di ristrutturazione

La nomina di Cyran ha lo scopo di portare al rinnovamento della struttura, un rinnovamento che ha già visto alcuni evidenti provvedimenti come il blocco del dividendo. Era l’ottobre del 2015 e per la prima volta in 60 anni la banca veniva meno alla cedola per gli azionionisti, un premio che negli ultimi esercizi era valutatio circa 75 centesimi. Il provvedimento rientrava all’interno di un più vasto piano di accantonamenti per riuscire a recuperare le vistose perdite registrate a causa di problemi giudiziari. Proprio in virtù di questa serie di tagli sui costi, nello stesso periodo si registravano la chiusura delle filiali di Deutsche Bank anche in Perù e in Cile mentre attualmente si calcola che circa 9mila unità lavorative siano state eliminate. Il piano prevedeva anche la cessione delle attività giudicate meno produttive come ad esempio il 20% della banca cinese Huaxia Bank Co che, stando alle previsioni dell’istituto tedesco, potrebbe andare in porto entro la fine dell'anno. Sul fronte europeo, invece, di qualche giorno fa l’annuncio della chiusura di un quarto delle filiali di Deutsche Bank proprio tra i confini della madrepatria: entro il 2017 in Germania dovranno essere chiusi 188 sportelli su un totale di 723, un’operazione che è facile conseguenza, almeno secondo le motivazioni ufficiali, della diffusione dell’home banking una pratica che ha reso costosa ed obsoleta l’operazione allo sportello, un lusso che molte banche non possono più permettersi.

Stress test made in Usa e il problema dei derivati

Intanto, mentre in Europa aumenta l’attesa per gli stress test dell’Eba i cui risultati saranno pubblicati venerdì, Deutsche Bank ricorda ancora la bocciatura che la Fed aveva decretato negli Usa per le sue divisioni americane . Da Washington, infatti, si optava per il semaforo rosso sia per la banca tedesca che per Santander, sua compagna di sventura: i due istituti evidenziavano difficoltà nella gestione del rischio e nella pianificazione del capitale mentre i loro piani industriali venivano giudicati deboli, sebbene gli venissero riconosciuti alcuni progressi rispetto alle ultime verifiche.

Da tempo, però, la banca tedesca è sotto controllo degli osservatori: se in Italia, infatti, il problema si chiama Non performing loans, in virtù di istituti di credito legati a filo doppio ad un’economia languente, in Germania, e un po’ in tutta l’Europa del Nord, la piaga è rappresentata dal problema dei derivati. Per Deutsche Bank in particolare, si arriva a 42mila miliardi di derivati lordi (stime di fine 2015). Ultima nota dolente, quelle perdite per circa 6,8 miliardi di euro, gran parte dei quali attribuibili a spese legali. A corollario tutto questo, le considerazioni del Fondo Monetario Internazionale che giudica proprio Deutsche Bank una delle banche più rischiose al mondo (seguita a ruota da Hsbc e Credit Suisse (Londra: 0QP5.L - notizie) ) e fonte di shock potenziale per tutto il sistema finanziario.

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