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Diamanti da investimento: consumatori ingannati

A conclusione di due istruttorie, l’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato ha ritenuto gravemente ingannevoli e omissive le modalità di offerta dei diamanti da investimento da parte di Intermarket Diamond Business – IDB S.p.A. (IDB) e Diamond Private Investment – DPI S.p.A. (DPI), anche attraverso gli istituti di credito con i quali rispettivamente operavano: Unicredit (EUREX: DE000A163206.EX - notizie) e Banco BPM (per IDB); Intesa Sanpaolo (Amsterdam: IO6.AS - notizie) e Banca Monte dei Paschi di Siena (IOB: 0R7P.IL - notizie) (per DPI).

I profili di scorrettezza riscontrati per entrambe le società hanno riguardato le informazioni ingannevoli e omissive diffuse attraverso il sito e il materiale promozionale dalle stesse predisposto in merito:

  1. al prezzo di vendita dei diamanti, presentato come quotazione di mercato, frutto di una rilevazione oggettiva pubblicata sui principali giornali economici;

  2. all’andamento del mercato dei diamanti, rappresentato in stabile e costante crescita;

  3. all’agevole liquidabilità e rivendibilità dei diamanti alle quotazioni indicate e con una tempistica certa;

  4. alla qualifica dei professionisti come leader di mercato.

In realtà, alla luce delle risultanze istruttorie è emerso che le quotazioni di mercato erano i prezzi di vendita liberamente determinati dai professionisti in misura ampiamente superiore al costo di acquisto della pietra e ai benchmark internazionali di riferimento (Rapaport e IDEX (Londra: 0MTP.L - notizie) ); l’andamento delle quotazioni era l’andamento del prezzo di vendita delle imprese annualmente e progressivamente aumentato dai venditori; e le prospettive di liquidabilità e rivendibilità erano unicamente legate alla possibilità che il professionista trovasse altri consumatori all’interno del proprio circuito.

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L’Autorità ha, inoltre, accertato che gli istituti di credito, principale canale di vendita dei diamanti per entrambe le imprese, utilizzando il materiale informativo predisposto da IDB e DPI, proponevano l’investimento a una specifica fascia della propria clientela interessata all’acquisto dei diamanti come un bene rifugio e a diversificare i propri investimenti.

Secondo l’Autorità il fatto che l’investimento fosse proposto da parte del personale bancario e la presenza del personale bancario agli incontri tra i due professionisti e i clienti, forniva ampia credibilità alle informazioni contenute nel materiale promozionale delle due società, determinando molti consumatori all’acquisto senza effettuare ulteriori accertamenti.

L’Autorità ha, inoltre, accertato la violazione da parte di IDB e DPI dei diritti dei consumatori nei contratti in merito al diritto di recesso e, per IDB, anche al foro competente in caso di controversie.

Le sanzioni irrogate sono state: in un caso, pari complessivamente a 9,35 milioni (2 milioni per IDB; 4 milioni per Unicredit; 3,35 milioni per Banco BPM); nell’altro caso, pari complessivamente a 6 milioni (1 milione per DPI; 3 milioni per Banca Intesa; 2 milioni per MPS (BSE: MPSLTD.BO - notizie) ).

Nel (Londra: 0E4Q.L - notizie) corso dell’istruttoria sono stati svolti accertamenti ispettivi con l’ausilio del Nucleo Speciale Antitrust della Guardia di Finanza e sono state fornite informazioni utili all’accertamento della pratica da parte della CONSOB.

Hanno partecipato al procedimento le associazioni Altroconsumo, originaria segnalante, Movimento Difesa del Cittadino e Codacons.

La prima sollecitazione di Federpreziosi Confcommercio - sottolinea il presidente Giuseppe Aquilino - risale al 2013 e recentemente avevamo rafforzato il nostro intervento con la tavola rotonda “Trasparente come un diamante – Fascino e Business”, organizzata a VicenzaOro Septermber 2016, con cui siamo riusciti a richiamare forte attenzione di operatori, consumatori e stampa. Sull’iniziativa la categoria si era trovata compatta, agendo con particolare incisività attraverso un importante lavoro di squadra con una comunicazione sinergica tesa a informare il cliente per la sua tutela e, di conseguenza, per la tutela della professione del gioielliere. Perché è evidente che il cliente è il nostro patrimonio e la sua fiducia è la base del nostro lavoro.

“Il nostro obiettivo” ribadisce il direttore di Federpreziosi Steven Tranquilli “è sempre stato quello di sensibilizzare il consumatore sull’importanza di acquistare presso chi è un professionista specializzato nel settore. Solo così si può avere la corretta informazione su ciò che si acquista. Una comunicazione opaca e tendenziosa ha diffuso la convinzione che il diamante possa essere considerato un bene d’investimento, creando non pochi danni, generando perplessità e incertezze nel cliente, arrivando anche a frenare la propensione all’acquisto”.

Autore: Pierpaolo Molinengo Per ulteriori notizie, analisi, interviste, visita il sito di Trend Online