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Dimissioni in bianco: cosa è cambiato con la riforma Fornero

Le dimissioni in bianco avvengono con la sottoscrizione, all’atto dell’assunzione, di una lettera di dimissioni senza data. In questo modo il datore di lavoro può, con la semplice apposizione della data, liberarsi del lavoratore anche senza giusta causa. Su questa pratica illegale il dimissionario ministro del Lavoro Elsa Fornero ha cercato di intervenire all’interno della riforma del mercato del lavoro approvata lo scorso giugno.

Ad occuparsi in maniera specifica della questione è l’articolo 4 che tutela sia la maternità e la paternità (comma 16), sia tutti gli altri lavoratori (commi 17-18). Per ostacolare questa pratica scorretta, la risoluzione del rapporto viene mediata da organismi terzi quali la Direzione Territoriale del Lavoro, il Centro per l’Impiego territorialmente competente oppure le altre sedi contemplate dai CCNL, ai quali è richiesta una convalida. Questa è la soluzione preferibile per i lavoratori, mente la seconda opzione possibile, vale a dire la semplice “sottoscrizione di apposita dichiarazione della lavoratrice o del lavoratore apposta in calce alla ricevuta di trasmissione della comunicazione di cessazione del rapporto di lavoro”, non prevede controlli da parte di organi amministrativi e pone il lavoratore in una situazione di maggiore debolezza.  

Secondo gli ultimi dati disponibili, quelli relativi al 2011, sarebbero stati circa due milioni i lavoratori ad apporre la firma su false dimissioni volontarie al momento dell’assunzione. Sempre nello stesso anno i licenziamenti connessi a questa pratica sono stati 800mila. Qualunque sia l’esito di una firma sulle dimissioni in bianco, il lavoratore è posto sotto ricatto e non è libero di scegliere.

In un intervento dello scorso 5 maggio sul Corriere della Sera, Elsa Fornero scrisse: “Sempre biasimevole, tale comportamento appare particolarmente odioso quando le dimissioni in bianco sono utilizzate in caso di gravidanza della lavoratrice”. Il problema è universale, certo, ma sono soprattutto le donne le più esposte al ricatto. Il periodo della maternità, ma anche la normale routine imposta dalle responsabilità di cura familiare sono fra le principali cause della pratica delle dimissioni in bianco. Inoltre, le donne sono maggiormente presenti proprio nelle piccole-medie imprese più disinvolte nelle partiche scorrette perché meno controllate dai sindacati.