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Dipendenti pubblici: in Italia sono più di tre milioni

Quanti sono e come sono distribuiti i dipendenti pubblici in Italia? Gli ultimi dati in possesso della Ragioneria di Stato sono relativi al Conto Annuale 2011 e tracciano un quadro esaustivo dell’occupazione sia nel settore statale che in quello non statale (enti locali, servizio sanitario nazionale, enti pubblici non economici e di ricerca e università). I tagli al settore pubblico hanno innescato, a partire dal 2008, una parabola discendente nell’occupazione che nel 2011 ha fatto registrare il terzo ribasso consecutivo: nel triennio 2008-2011, infatti, gli impiegati pubblici sono diminuiti di quasi 154mila unità (circa il 5%) passando dai  3 milioni 436mila del 2008 ai 3 milioni 247mila del 2011.

Molto interessante è l’analisi della distribuzione geografica degli impiegati. La Lombardia guida con 406.429 dipendenti superando il Lazio fermo a 401.059. Ciò che è interessante è il confronto fra le percentuali dell’occupazione nel pubblico e quelle relative alla popolazione delle singole regioni. In Lombardia, per esempio, risiede il 16,3% della popolazione italiana e lavora il 12,51% del personale pubblico nazionale; in Lazio vi sono il 9,3% degli abitanti italiani e il 12,35% dei dipendenti pubblici. Se in termini assoluti la Lombardia è superiore a tutti, in termini relativi è il Lazio – sede principale dell’articolatissimo apparato statale – ad avere il maggior numero di impiegati pubblici per numero di abitanti. In Lazio vi è un impiegato pubblico ogni 13,72 abitanti, in Lombardia uno ogni 23,87. La differenza è molta, certo, ma giustificata dall’apparato statale. Fra le regioni più popolate del Nord Italia il Piemonte conta un dipendente ogni 19,81 abitanti, l’Emilia Romagna uno ogni 19,32 e il Veneto uno ogni 21,52. In Toscana vi è un dipendente pubblico ogni 17,71 abitanti, in Campania uno ogni 19,53. Fra le Regioni autonome il primato spetta alla Valle d’Aosta con un dipendente ogni 10,91 abitanti, seguono il Trentino Alto Adige con 13,23, il Friuli Venezia Giulia con 14,37, la Sardegna con 15,06 e la Sicilia con 17,35.

Altrettanto interessante è l’analisi dei comparti del settore pubblico nazionale. A fare la parte del leone è ovviamente la scuola con 1.011.302 dipendenti che rappresentano il 31,13% del settore pubblico nazionale; il servizio sanitario nazionale rappresenta con i suoi 680.022 dipendenti il 20,93% della cifra complessiva, le Regioni e le autonomie locali – con 488.061 – possono contare sul 15% delle risorse umane del pubblico. Quest’ultimo dato dovrebbe continuare a scendere con la riduzione del numero delle province. Veniamo alle forze dell’ordine: 323.305 sono i dipendenti dei corpi di polizia (9,95% del totale), 192.832 quelli delle forze armate (5,93%) e 32.581 i vigili del fuoco (1%). Nella magistratura sono impegnate 10.087 persone (0,3% del totale), nelle università 96.921 (2,98%) e nella ricerca 20.549 (0,63%).  In epoca di globalizzazione la carriera diplomatica ha perso significato, appena 876 i rappresentanti di un settore che rappresenta lo 0,02% del settore pubblico italiano.

Nel 2010 la spesa pubblica nazionale ha toccato i 672 miliardi di euro: la voce più importante è rappresentata dalla previdenza e dalle integrazioni salariali (282 miliardi di euro), seguita dalla sanità (103 miliardi), dall’amministrazione generale (71 miliardi) e dall’istruzione (40 miliardi).