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Disoccupazione: nell'Europa del sud è ancora "allarme rosso"

La mappa della disoccupazione in Europa sulla base dei dati Eurostat rielaborati da Istat

 

I dati sulla disoccupazione in Europa forniti da Eurostat e rielaborati da Istat forniscono una mappa sempre più dettagliata di quello che è il panorama occupazionale nel Vecchio Continente: questa volta la scala è regionale. Come sempre i dati vanno considerati con le dovute cautele poiché “registrano” il numero di disoccupati fra coloro che un impiego lo stanno cercando e non fra gli individui in età di lavoro. Si tratta di un’avvertenza doverosa visto che, per esempio, rispetto alla Spagna, in Italia sono meno le persone alla ricerca di un impiego, elemento che spinge il dato della disoccupazione verso il basso.

Ciò non toglie che la mappa di Eurostat rappresenti comunque uno strumento di grande efficacia per comprendere come il fenomeno della disoccupazione sia distribuito sul territorio comunitario. Dal color panna delle regioni che si trovano sotto il 5% della disoccupazione frizionale, si va al rosso che identifica le percentuali superiori al 20%. I dati facenti riferimento al 2013 continuano a restituirci un’Europa meridionale dal colore intenso, dove la disoccupazione supera il 20%. Nell’Europa mediterranea non c’è scampo: l’intero territorio spagnolo è nella fascia massima, quella che supera la soglia del 20%, lo stesso si può dire della Macedonia e della maggior parte delle regioni spagnole. L’unica eccezione sono i Paesi Baschi dove la disoccupazione è compresa fra il 15% e il 20%.

Nella fascia rossa ci sono tre regioni italiane: Sicilia, Calabria e Campania. Le altre regioni del sud (Sardegna, Molise, Puglia e Basilicata) si trovano a livelli occupazionali compresi fra 15 e 20%, mentre le regioni del centro Italia (Lazio, Umbria, Marche e Abruzzo) e il Piemonte, trascinato nel baratro dalla crisi Fiat, oscillano fra il 10 e il 15%.

Più si scende verso sud, più intenso è il fenomeno. Toscana, Liguria, Val d’Aosta, Emilia Romagna Lombardia, Provincia di Trento, Veneto e Friuli Venezia Giulia si trovano nella fascia che va fra il 5 e il 10%, mentre la Provincia di Bolzano resta al di sotto del 5%, con un dato coerente a quello dell’Austria e del sud della Germania.

Ciò che risulta interessante prendendo in esame la dimensione regionale è proprio la continuità fra regioni vicine che supera le logiche dei confini nazionali. Così come esiste una continuità transnazionale fra Languedoc, Provenza e Piemonte, c’è continuità fra Alto Adige, Tirolo e Baviera.

Germania, Francia e Polonia presentano una situazione piuttosto eterogena, mentre  i Paesi Scandinavi si caratterizzano per la compattezza dei dati regionali. E se l’Irlanda resta il paese maggiormente in crisi del Nord Europa, nel Regno Unito balzano agli occhi le tre “isole felici” delle Highlands and Islands, del Northern Islands e del North Yorkshire.

La regione più depressa d’Europa è l’Andalusia dove la disoccupazione, nel 2013, ha toccato il 36,3%, più del doppio rispetto al 17,5% della Sardegna. Le regioni con la minore disoccupazione sono l’Oberbayern (Germania) e la Trondelag (Norvegia) entrambe al 2,6%