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Dollaro nuovamente sugli scudi

Dollaro nuovamente sugli scudi, dopo la buona performance di ieri. Le ricadute delle elezioni tedesche continuano ad essere indicate come catalyst principale, ma in realtà l’avanzamento della divisa unica nelle ultime 48 ore ha riguardato in misura variabile tutte le principali divise, il che vuol dire che non è una storia solamente europea.

Si è dato un certo risalto anche ai potenziali progressi sul fronte fiscale US, anche se per il momento poco è emerso al di la dei soliti proclami. Al di fuori del Forex, gli effetti del fermento fiscale dei Repubblicani si fanno notare meramente con un outperformance delle small cap (in particolare vs tech), ma in aggregato l’azionario US sta mostrando scarsa reazione, e resta ancorato ai livelli delle scorse settimane.

Direi che, oltre al ritorno di aspettative sul fronte fiscale US e alla debolezza relativa dell’€, sicuramente 2 fattori a supporto del movimento, dietro la recente inversione di tendenza del biglietto verde vi è il crescente impatto del CPI US di agosto, e soprattutto del FOMC, di settembre sulle attese di politica monetaria US. Se è vero che sulle parti più lunghe della curva US la salita dei rendimenti è stata contenuta dal sentiment generale e dalle intemperanze della NordCorea, il 2 anni treasury ha proseguito il cammino e segna i massimi post crisi. I differenziali di rendimento nei confronti delle altre divise hanno ripreso a crescere sulle parti brevi (nel grafico lo spread tra i rendimenti 2 anni treasury e bund).

Pur con questo movimento, la divergenza tra scenario FED e tassi di mercato resta ampia. Se non interviene qualcosa a bloccare il repricing, da questo lato dovrebbe arrivare altro supporto nelle prossime settimane.

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NordCorea e movimento su dollaro e tassi US hanno continuato a tenere in scacco l’area asiatica stamattina. A parte ciò, la debolezza del Nasdaq (Francoforte: 813516 - notizie) ha sicuramente impattato sull’indotto dell’area.

Ironicamente, nemmeno Tokyo ha performato granche bene, nonostante lo yen in calo e le elezioni anticipate fissate per il 22 ottobre. Sembra che tra le workstation si cominci a temere che Abe faccia la fine della May, che indicendo elezioni anticipate, si è auto-inflitta una sconfitta cocente.

Effettivamente è periodo di batoste per i partiti/coalizioni al governo, come mostrano le tornate elettorali degli ultimi mesi.

L’apertura europea è avvenuta con gli indici stretti tra il sentiment opaco, e la debolezza dell’€, che supporta l’azionario continentale. Sul fronte geopolitico, sia la Cina che la Russia hanno fatto sentire la loro voce sullo scontro verbale, cercando di attenuare le tensioni (Il ministro degli esteri russo ha dichiarato di lavorare dietro le quinte per una soluzione), ma nessuna delle due ha fatto sconti a Trump, accusato di usare una strategia che porta a un binario morto. Entrambi hanno stigmatizzato l’escalation verbale da entrambe le parti e dichiarato che la soluzione militare non è praticabile.

A metà giornata era previsto l’atteso discorso di Macron in cui il Presidente francese doveva illustrare le sue proposte per l’Europa. Macron ha effettivamente fatto del suo meglio per spingere la visione europeista e l’integrazione. Ma gli sviluppi politici tedeschi del week end, con la probabile entrata nella coalizione di governo del FDP (per non parlare dell’ingresso in forze in parlamento dei nazionalisti di AFD) hanno, nel breve, depotenziato parecchio l’intervento. La convinzione generale è che la Merkel abbia assai meno margine di manovra (anche se la storia insegna che sottovalutare la Cancelliera si è spesso rivelato un errore).

Sul fronte macro, ancora notizie tutto sommato buone in US:

  • le vendite di nuove case di agosto sono uscite sotto attese ma il mese precedente è stato rivisto al rialzo in maniera robusta, e vi sarà stato un impatto degli uragani;

  • la Consumer confidence di settembre è rimasta su per giù ai livelli elevati di agosto (nonostante gli uragani);

  • il Richmond Fed Manufacturing ha sorpreso in largamente in positivo.

Smaltite le news macro, il pomeriggio è passato nell’attesa del discorso della Yellen alle 18.45 italiane. Nel (Londra: 0E4Q.L - notizie) frattempo Trump ha provato a lanciare l’annuncio delle linee guida della riforma fiscale (in arrivo domani) facendo uso della consueta retorica:

  • TRUMP: VERY COMPREHENSIVE REPORT ON TAX REFORM IS COMING

  • TRUMP: WILL CUT TAXES FOR MIDDLE CLASS `TREMENDOUSLY’

Le headline hanno dato ulteriore supporto al Dollaro, ma l’azionario non ha fatto una piega, e ci vuole il microscopio per vedere l’impatto sui tassi. E’ un fatto che i cambi hanno l’udito molto più sottile in questi giorni.

La chiusura europea vede indici sostanzialmente stabili, e rendimenti in lieve salita mentre la divisa unica è andata incontro alla yellen sui minimi di seduta.

La chairwoman sembra non aver perso nulla della grinta mostrata nell’ultimo FOMC:

  • Sarebbe imprudente lasciare i tassi invariati fino al raggiungimento del 2% di inflazione

  • La FED dovrebbe evitare di muoversi troppo gradualmente

  • Io e i miei colleghi potremmo aver interpretato male la forza del mercato del lavoro e le attese di inflazione di lungo periodo e dobbiamo essere pronti a ad adeguarci se la situazione lo richiede.

Una politica monetaria troppo accomodante è un rischio per la stabilità finanziaria.

Il dollaro ha avuto un ultimo spunto, prima di vedere una serie di prese di beneficio che ha condotto ad un po’ di ritracciamento. Ancora asente l’effetto su azionario, con l’S&P 500 che resta aggrappato a 2.500 punti, mentre i tassi hanno visto un altro piccolo sussulto sulla parte breve.

Sul fronte tecnico gli sviluppi principali sono ancora sul mercato dei cambi, dove è avvenuta la rottura del supporto in area 1.1850 per l’€/$ e quella della resistenza in area 92.60 per il dollar index. Il fatto che la rottura sia sincronizzata vi aggiunge forza, ma bisogna ricordare che l’e è il 57% del dollar index. Vedremo domani se arriverà conferma.

Il primo target del piccolo testa e spalle ribassista sull’€/$ e in area 1.1630, mentre per il dollar index si parla parla di 94.20.

Autore: Giuseppe Sersale Per ulteriori notizie, analisi, interviste, visita il sito di Trend Online