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Dopo il blocco dei no-vax su Telegram, gli utenti rilanciano: "E i gruppi pedopornografici?"

(Photo: Telegram)
(Photo: Telegram)

“Telegram ha oscurato il canale NoGreenPass, quando toccherà ai gruppi pedopornografici?”. Il post è apparso su Twitter ed è uno dei numerosi che commenta con questa domanda la notizia di oggi: il servizio di messaggistica istantanea ha eliminato il canale “Basta dittatura”, un gruppo che contava ormai 40mila iscritti e dal quale sono partite minacce contro medici, politici e giornalisti che promuovevano l’utilizzo della certificazione verde.

“Questo canale e la chat di gruppo hanno incitato alla violenza contro i medici che effettuano la vaccinazione. Hanno pubblicato i loro dati privati e ne hanno chiesto l’esecuzione. Incitare alla violenza è contro i Termini di servizio di Telegram”, si legge nella chat di Telegram di Pavel Durov, fondatore della piattaforma, a commento delle critiche di utenti italiani dopo la chiusura del canale, avvenuta nella notte. La procura di Torino nelle scorse settimane aveva richiesto, con un decreto, la “collaborazione volontaria” degli amministratori della piattaforma, società che ha sede a Dubai. I reati ipotizzati dai magistrati torinesi erano istigazione a delinquere e violazione della privacy.

Commentando l’intervento di Telegram, qualcuno si chiede su Twitter: e allora le chat pedopornografiche? “La chiusura del gruppo novax invece di chiudere canali pedopornografici da parte degli sceriffi mi ricorda quando ci fermano in moto con aggeggi ultramoderni per controllo decibel delle marmitte mentre i nigeriani e marocchini al parco vicino spacciano droga”, scrive qualcuno. Un’annotazione che in questo caso appare come una volontà di difesa e a molti altri utenti appare insensata: “Sì, ma qual è il nesso logico?”.

“Premetto che sono vaccinato” cinguetta un altro, “ma mi chiedo, se Telegram può chiudere alcuni gruppi perché rimangono aperti quelli con video pedopornografici o con video privati di ragazze e ragazzi caricati contro la loro volontà?”. Il discorso dunque, per quanto ad alcuni possa apparire scollegato, per altri ha il suo senso: vista la celerità di intervento nell’oscurare un canale ritenuto pericoloso, lo stesso andrebbe fatto con le chat dove si istiga alla violenza contro le donne o vengono diffusi materiali pedopornografici, che sono però in effetti al centro di altre indagini e interventi. Nei giorni scorsi la Polizia Postale di Bologna ha tratto in arresto un cittadino italiano di 42 anni, che nel suo cellulare aveva raccolto 3mila file pedopornografici, ritraenti minori tra i 6 e i 13 anni coinvolti in atti sessuali con adulti. Video inviati tramite Telegram. Solo l’ultima notizia in ordine temporale: nelle chat del servizio di messaggistica si annida spesso la violenza, che più volte travalica i tentativi di controllarla e lascia le vittime impotenti.

Intanto, i no Green Pass si stanno già organizzando in altra maniera. Morto un Telegram se ne fa un altro e gli organizzatori del gruppo “Basta Dittatura-Proteste” - nuovo account creato dopo il blocco - si dicono pronti a trovare un altro luogo che possa ospitare i loro complotti: “Bisogna andare su una piattaforma alternativa e basta. Quello che ha fatto Telegram ieri è stata una spaccatura totale non recuperabile. Se la politica di Telegram è la censura di canali scomodi allora inutile perdere energie per poi essere bloccati di nuovo”.

Questo articolo è originariamente apparso su L'HuffPost ed è stato aggiornato.