Rivelazioni destinate a far discutere quelle di Elisa Di Franscisca, campionessa di fioretto che ha svelato di essere stata vittima di violenza da parte di un uomo
Bobo Vieri e Antonio Cassano hanno parlato dell'apporto di Cristiano Ronaldo alla Juventus.
I rossoneri sono al lavoro per blindare Kessié ed Ibrahimovic con un nuovo contratto.
AGI - L'asimmetria dentale ha effetti sulle aree del cervello associate alla memoria e può causare malattie legate a deficit cognitivi come la demenza. La scoperta arriva da uno studio pubblicato sulla rivista del gruppo Nature "Scientific Reports" e condotto da un gruppo di ricercatori dei dipartimenti di "Ricerca Traslazionale e delle Nuove Tecnologie in Medicina e Chirurgia" e "Scienze Veterinarie" dell'Università di Pisa e da Vincenzo De Cicco, medico odontoiatra di Pescara, promotore di approcci innovativi nel campo degli interventi protesici. "I risultati della ricerca indicano che il movimento della mandibola e il contatto fra i denti possono influenzare l'attenzione, le funzioni cognitive e i processi plastici cerebrali" ha spiegato Maria Paola Tramonti Fantozzi, primo autore dell'articolo, nonché assegnista del Dipartimento di Ricerca Traslazionale. Secondo lo studio, l'asimmetria di denti e mandibole provocherebbe infatti una serie di asimmetrie a catena: muscoli più sviluppati e pupilla con diametro più grande da un lato sino alla modificazione unilaterale di alcuni geni associati alla memoria. La sperimentazione alla base della ricerca è stata eseguita in volontari sani che, durante il morso, attivavano maggiormente i muscoli di un lato rispetto all'altro. Molti di essi non lamentavano disturbo durante il movimento della mandibola, ma tutti presentavano, oltre a questa asimmetria muscolare, anche un'asimmetria del diametro pupillare. I ricercatori hanno osservato che correggendo l'occlusione con un bite costruito ad hoc, si eliminavano sia l'asimmetria muscolare che quella delle pupille e che i soggetti miglioravano significativamente la performance nei test di abilità visuo-spaziale. Gli esperimenti condotti sui modelli animali hanno inoltre mostrato che la sezione unilaterale di alcune diramazioni nervose dentali produceva, nel giro di uno o due mesi, una modificazione asimmetrica dell'espressione di alcuni geni importanti per la regolazione della plasticita' neuronale, a livello della corteccia cerebrale e dell'ippocampo, la zona del cervello associata alla memoria. "L'asimmetria pupillare associata a quella muscolare ci fa pensare che le asimmetrie del nervo trigemino, quello che innerva gran parte della bocca, sbilancino l'attività dei sistemi che regolano il diametro pupillare e l'eccitabilità del cervello, creando un'asimmetria a livello degli emisferi cerebrali, che peggiora la prestazione cognitiva - ha detto la dottoressa Tramonti Fantozzi - Inoltre, le modificazioni a lungo termine nei geni che regolano la plasticità neuronale indicano che le disfunzioni trigeminali potrebbero peggiorare nel tempo la nostra memoria e le nostre capacità intellettuali, con potenziali applicazioni anche alle patologie neurodegenerative". "Questo lavoro testimonia il ruolo importante che l'Università può giocare nella società moderna - ha concluso il professore Diego Manzoni dell'Ateneo pisano coordinatore del gruppo di ricerca interdipartimentale - ovvero mettere a fuoco le domande che nascono dalle molteplici attività umane come in questo caso dalla pratica clinica di De Cicco, così da trovare risposte per aumentare la nostra capacità di comprendere la realtà e di migliorarla".
Il difensore brasiliano della Juve ha rilasciato alcune dichiarazioni in vista del match contro il Porto.
Juventus a caccia della rimonta in Champions League dopo l'1-2 dell'andata degli ottavi col Porto.
Acceso scambio a bordocampo tra Antonio Conte e l'arbitro Mariani in Inter-Atalanta.
Situazione infortuni in casa Milan: chi salta le prossime partite e chi recupera.
La pandemia ha colpito soprattutto le persone anziane e ha avuto intensità e letalità diverse in Italia. Ecco tutti i dati e la distribuzione geografica dei decessi.
Arriva sul mercato italiano la prima bottiglia realizzata con il 100% di plastica riciclata. A lanciarla è Levissima che prosegue così il suo impegno per un mondo più sostenibile dopo essere stata la prima in Italia ad aver lanciato il Bio based Pet nel segmento bevande non alcoliche. Grazie alla nuova normativa entrata in vigore a gennaio 2021, si è reso possibile l’utilizzo di bottiglie e vaschette ad uso alimentare in Pet riciclato fino al 100%, ampliando il limite fissato al 50% della precedente legge. Levissima si è quindi immediatamente attivata e ha realizzato la prima bottiglia di acqua minerale in Italia composta da plastica Pet riciclata al 100% (R-Pet 100%). “Siamo orgogliosi di essere i primi ad introdurre sul mercato una bottiglia realizzata con il 100% di plastica riciclata (R-Pet) - spiega Stefano Marini, Ceo Sanpellegrino Group Nestlé - che rappresenta un grande passo avanti per Levissima e un impegno concreto per un mondo più sostenibile, nei confronti di coloro che hanno a cuore il riciclo e l’utilizzo delle risorse". "Un traguardo - dice - che si lega al progetto Regeneration, il piano di sostenibilità con cui Levissima coinvolge le persone in un percorso di consumo responsabile e di tutela dell’ambiente, a partire dall’educazione al corretto riciclo. La plastica, se adeguatamente riciclata, non è un rifiuto, ma una risorsa da cui possono nascere nuove bottiglie o oggetti utili per la comunità: per rendere ancora più visibile questo impegno, l’etichetta delle bottiglie Levissima R-Pet 100% contiene un forte messaggio: 'Ricicliamo Insieme'. Siamo orgogliosi di mettere a disposizione la forza del nostro brand per comunicare un messaggio così importante”. Il termine R-Pet (Recycled polietilene tereftalato) indica un polimero ottenuto attraverso processi di recupero e riciclaggio del comune Pet post consumo utilizzato per contenere alimenti. Si tratta di un materiale identico per qualità, sicurezza e resistenza al Pet tradizionale, che è uno dei materiali migliori in grado di mantenere inalterate le caratteristiche uniche di purezza originaria dell’acqua minerale, garantendo che arrivi sulle tavole dei consumatori così come sgorga alla fonte. Il R-Pet, inoltre, come il Pet vergine, può essere riciclato un numero di volte quasi infinito. In questo modo, ogni bottiglia può rientrare nel ciclo produttivo come componente di valore per la tutela e il rispetto dell’ambiente. Il Pet riciclato, infatti, permette di abbassare i valori dell’impronta di CO2 legata alla produzione: secondi i dati del The New Plastics Economy Global Commitment 2019 Progress Report, la produzione di 1 tonnellata di R-Pet consente di risparmiare cinque barili di petrolio ovvero di 1,6 tonnellate di CO2, l’equivalente di quanta CO2 produce una citycar che percorre quasi 15.000 chilometri in un anno. Concetto che sposa Coripet a cui aderisce il Gruppo Sanpellegrino. Coripet, è, infatti, il consorzio volontario, riconosciuto dal ministero dell’Ambiente - tra imbottigliatori, converter e riciclatori - che si occupa della raccolta e del riciclo delle bottiglie in Pet in nuove bottiglie con l’obiettivo di trasformare un potenziale rifiuto in una preziosa risorsa da immettere nuovamente nel ciclo produttivo attraverso un approccio di economia circolare “bottle to bottle”, ovvero tramite l’attivazione di una filiera italiana chiusa per il riciclo del Pet. Levissima, da sempre impegnata nel promuovere un'economia circolare della plastica, è stata la prima azienda in Italia a utilizzare il Pet riciclato con il lancio de La Litro con il 25% di R-Pet nel 2010. Nel luglio del 2020 Levissima ha presentato una gamma di 5 referenze realizzate con il 30% di R-Pet. Relativamente al packaging, Levissima entro il 2025 si impegna a raggiungere il 50% di Pet riciclato all’interno di tutta la gamma dei suoi prodotti. Le bottiglie di acqua minerale naturale realizzate con il 100% di plastica Pet riciclata saranno disponibili nei formati da 0,75 e da 1lt non gasata.
Baby Leo o Baby V?
Si pensava fossero estinte da molti decenni, ma non è così per 17 specie endemiche della flora europea, riabilitate grazie a uno studio appena pubblicato. Un team internazionale di ricercatori, guidato dall’Università degli Studi Roma Tre, ha svolto un minuzioso lavoro di indagine su 36 specie di piante endemiche europee classificate come 'estinte', scoprendo che, in realtà, 17 non lo erano affatto. Di queste, tre specie sono state effettivamente riscoperte a seguito di ricerche di campo (Astragalus nitidiflorus Jiménez Mun. & Pau, Ligusticum albanicum Jávorska. e Ornithogalum visianicum Tomm. ex Vis.), per alcune sono stati ritrovati esemplari vivi, non noti, conservati presso orti botanici e banche del germoplasma europei (Armeria arcuata Welw. ex Boiss. & Reut., Hieracium hethlandie (F.Hanb.) Pugsley); altre ancora sono state riclassificate come specie diverse sulla base di nuovi dati. I risultati dello studio sono stati pubblicati sulla rivista Nature Plants in un articolo dal titolo "Seventeen 'extinct' plant species back to conservation attention in Europe". La ricerca internazionale è stata coordinata da Thomas Abeli e Giulia Albani Rocchetti del Dipartimento di Scienze dell'Università degli Studi Roma Tre e ha visto il coinvolgimento di ricercatori di un ampio network, tra istituzioni di ricerca, università, musei e orti botanici. “La ricerca ha richiesto un minuzioso lavoro da detective – spiega Thomas Abeli – soprattutto per verificare informazioni, spesso inesatte, riportate tali e quali da una fonte all’altra, senza le opportune verifiche. Tra le 17 specie potremmo avere un caso clamoroso: il ritrovamento di una specie endemica portoghese, Armeria arcuata, ritenuta estinta da decenni e forse conservata inconsapevolmente presso l’Utrecht University Botanic Gardens, su cui si stanno facendo indagini genetiche per confermarne la riscoperta". Sebbene la riabilitazione di queste specie sia senz’altro una buona notizia, "non dobbiamo dimenticare che altre 19 specie sono invece perse per sempre, tra cui nove specie italiane - sottolinea Abeli -Importante è dunque prevenire le estinzioni; la prevenzione è certamente più fattibile delle cosiddette de-estinzioni, azioni su cui lavoro con il mio team di ricerca, ma che ad oggi rimangono puramente teoriche e con forti limiti etici e tecnologici”. La ricerca evidenzia che entità ritenute estinte da molti decenni possono essere riscoperte grazie ad un continuo monitoraggio e impegno nella ricerca floristica, sostenuto da università, musei, orti botanici e banche del germoplasma: queste ultime due infrastrutture, su cui sono stati fatti ingenti investimenti negli ultimi decenni in Europa, permettono di evitare perdita definitiva di biodiversità, anche quando non ci sono più le condizioni ambientali favorevoli al mantenimento di popolazioni naturali. Il maggiore contributo alla riabilitazione delle specie è derivato dal miglioramento delle conoscenze tassonomiche, dimostrando, come mai prima, un enorme potenziale della tassonomia nella conservazione della natura, grazie anche a tecniche sempre più avanzate (analisi morfometriche e molecolari, microscopia ed elaborazione dei dati) per indagare la variabilità delle specie. La ricerca floristica, che prevede lo studio del materiale conservato negli erbari, lo studio critico della bibliografia botanica e soprattutto le ricerche in campo, permette l’elaborazione di 'inventari floristici' (checklists o flore) che si configurano come strumento imprescindibile per la conoscenza della distribuzione delle piante e la tutela della biodiversità vegetale. Lo studio è altamente promettente in termini di impatto sulla conservazione delle specie riabilitate. Se nulla si può fare in termini di conservazione quando una specie si estingue, aver riabilitato 17 entità della flora europea permetterà di sviluppare dei programmi di conservazione ad hoc. Inoltre, grazie a questo studio, l’Europa recupera biodiversità facendo un passo importante verso il raggiungimento dei target internazionali dettati dalla Convenzione per la Diversità Biologica e dall’Agenda 2030 delle Nazioni Unite per lo Sviluppo Sostenibile.
Exor entra in Louboutin con un investimento da 541 milioni di euro per diventare azionista al 24%.
Pioggia, temporali, vento e neve. "Il vortice ciclonico che sta pilotando l'intensa perturbazione in atto su molte regioni italiane, dal Centro inizia a muoversi verso il Sud, seguito da intensi venti" segnala il team del sito www.iLMeteo.it . Gli esperti avvisano che da oggi "piogge forti e temporali dalle regioni centrali (atteso ancora maltempo diffuso sul Lazio e a Roma) si muoveranno verso parte di quelle meridionali (piogge intense soprattutto in Campania, da deboli e moderate su Basilicata e Puglia). La neve scenderà sugli Appennini anche sotto i 1000 metri sui versanti marchigiani, abruzzesi e molisani. Domani, il maltempo si allontanerà velocemente con le piogge che si concentreranno soprattutto sul Salento e sulle coste tirreniche di Calabria e Sicilia, tornerà il sole al Centro. Lo spostamento verso Sud della perturbazione sarà accompagnato dal graduale arrivo di venti di Maestrale che potranno soffiare con raffiche fino a 70-80 km/h su tutti i bacini centro-meridionali nella giornata di domani. Da giovedì avremo un nuovo cambio di circolazione, con i venti che ruoteranno dai quadranti meridionali. Il tempo si ristabilirà su quasi tutte le regioni e le temperature cominceranno a salire, anche sensibilmente". Ecco la situazione nel dettaglio: Martedì 9. Al nord: cielo poco nuvoloso in pianura, spruzzate di neve sulle Alpi. Al centro: molto instabile con precipitazioni diffuse su Adriatiche e Lazio. Al sud: maltempo in Campania, piogge sparse altrove, meglio in Sicilia. Mercoledì 10. Al nord: soleggiato. Al centro: ultimi piovaschi sul Molise, sole altrove. Al sud: instabile con precipitazioni sparse, più forti sul basso Tirreno. Giovedì 11. Al nord: via via più coperto. Al centro: bel tempo. Al sud: ampio soleggiamento. Venerdì a tratti instabile al Nordest e al Centro.
"I medici di famiglia, come la stragrande maggioranza dei medici iscritti all'Ordine di Roma, non hanno nessuna 'resistenza' a somministrare i vaccini" anti-covid. "Sono pronti. Ma servono i vaccini e la necessaria organizzazione. Non si può buttare la croce sui professionisti se non si procede spediti a causa delle carenze di dosi: servono i sieri e la possibilità di sedersi attorno a un tavolo per organizzare nel migliore dei modi". Lo spiega all'Adnkronos Salute Antonio Magi, presidente dell'Ordine dei medici di Roma, dopo le polemiche dei giorni scorsi dovute alla partenza lenta delle inoculazioni negli ambulatori dei dottori di famiglia. "Su circa 4mila medici di famiglia della provincia di Roma - sottolinea Magi - i mille che hanno dato immediatamente l'adesione quando sono andati a ritirare i vaccini hanno avuto un solo flaconcino con 11 dosi. Non mi sembra che così si possa incidere molto sulla campagna vaccinale". Chi non ha aderito, precisa il numero uno dell'Omceo capitolino, lo ha fatto per motivi organizzativi come studio inadeguato, personale di studio non vaccinato, "problemi che possono essere superati organizzando le vaccinazioni in altre sedi. E anche in questo caso serve l'organizzazione, la cui mancanza non può essere imputata ai medici. Serve sapere dove, quando, quali sono i turni, quali orari per evitare di sovrapporsi agli orari di studio ordinario". In ogni caso, ribadisce Magi, "non mancano certo i vaccinatori. Non ci sono solo i 4mila medici di famiglia a Roma. Sono disponibili gli specialisti ambulatoriali, i liberi professionisti. All'Ordine sono arrivate tutte le disponibilità. Ma ci vuole l'organizzazione. Solo nella Capitale è pronto un esercito di 30mila medici su 46mila, tenendo conto di chi non può vaccinare per problemi di salute o età. Se si desse a tutti la possibilità di fare un vaccino al giorno ci sarebbero 30mila vaccinati nella capitale". "I professionisti ci sono - ribadisce - devono essere solo organizzati e, soprattutto, servono i vaccini". Ma visto che "prima di aprile sarà difficile avere i vaccini per tutti, intanto mettiamo a punto un sistema preciso. Così non avremo perso tempo", conclude il presidente Omceo Roma.
BRUXELLES (Reuters) - Il Parlamento europeo ha votato la revoca dell'immunità per l'ex capo del governo della Catalogna Carles Puigdemont e per altri due parlamentari separatisti, avvicinandoli all'estradizione in Spagna, dove devono difendersi dall'accusa di sedizione. Puigdemont e Toni Comin, in esilio autoimposto in Belgio, sono formalmente divenuti membri del Parlamento europeo a giugno 2019, mentre la terza esponente politica coinvolta, Clara Ponsati, che si trova in Scozia, è parlamentare europea dal gennaio 2020.
Il portoghese vuole riprendersi la scena e trascinare la Juventus contro il Porto.
Camera commercio italo-russa: "Lo farà la Adienne da luglio, 10 milioni di dosi entro fine anno"
Leonardo è tornato a chiedere delle informazioni a Raiola per portare Donnarumma a Parigi.
A livello globale attesa una crescita del 5,6%. "Prospettive migliorate grazie a vaccini e sostegni fiscali"