In E.R. si razionalizza acqua, irrigare costa 5 volte di più
Roma, 14 giu. (askanews) - E' massima allerta per la siccità in Emilia Romagna per la magra del Po, le ondate di calore e le scarse piogge. Confagricoltura Emilia Romagna stima il balzo dei costi di irrigazione che nel comparto frutta, ad esempio, potrebbero aumentare di cinque volte tanto rispetto a un'annata standard, sempre che ci sia acqua a sufficienza visto che in molti areali gli agricoltori sono stati invitati a razionalizzare l'uso della risorsa.
"Se la crisi idrica persiste - spiega Marco Piccinini, presidente dei frutticoltori di Confagricoltura Emilia Romagna - dare acqua ai frutteti costerà in media 430 euro a ettaro soltanto di energia elettrica. Nel 2020 - precisa l'imprenditore - la stessa voce di spesa si attestava a 92 euro a ettaro".
Il quadro si fa più allarmante se si osservano i fabbisogni idrici previsti per portare a termine la campagna frutticola 2022 in Emilia-Romagna. Per le drupacee (albicocche, ciliegie, pesche e susine), bisogna erogare ancora il 70% dei volumi d'acqua richiesti; per le pomacee (pere e mele), l'88%. Significa, sottolinea Piccinini, che «siamo appena all'inizio della stagione, con il livello del Po al minimo storico (quindi senza scorte), il 25% di precipitazioni estive in meno rispetto alla media dell'ultimo ventennio e un tasso di evaporazione alle stelle, che si traduce di fatto in una perdita d'acqua fino a 8 litri per ogni metro quadro".
Diverse sono le colture emiliano-romagnole in piena fase di crescita che necessitano d'acqua: al mais serve ancora il 74% del volume annuo richiesto; alla soia, l'84%. Quanto alla barbabietola da zucchero, nella sola provincia di Bologna il volume totale distribuito finora è di 154 millimetri, cioè superiore alla media, calcolata dal 2003 ad oggi, del fabbisogno totale medio previsto per la coltura, pari a 150 mm (CER).