Annuncio pubblicitario
Italia markets closed
  • Dow Jones

    39.807,37
    +47,29 (+0,12%)
     
  • Nasdaq

    16.379,46
    -20,06 (-0,12%)
     
  • Nikkei 225

    40.168,07
    -594,66 (-1,46%)
     
  • EUR/USD

    1,0794
    -0,0035 (-0,32%)
     
  • Bitcoin EUR

    65.687,59
    +1.642,74 (+2,56%)
     
  • CMC Crypto 200

    885,54
    0,00 (0,00%)
     
  • HANG SENG

    16.541,42
    +148,58 (+0,91%)
     
  • S&P 500

    5.254,35
    +5,86 (+0,11%)
     

EDITORIALE-Il paradosso del rischio inflazione in Italia: Mike Dolan

di Mike Dolan

LONDRA (Reuters) - I timori di inflazione cominciano a pesare sui mercati obbligazionari in tutto il mondo e anche i titoli del debito pubblico italiano avvertono il contraccolpo sebbene un aumento galoppante dei prezzi al consumo in Italia appaia una ipotesi del tutto improbabile.

Questo mese sono riemersi dubbi circa la portata dei programmi di sostegno della Banca centrale europea contro la pandemia, in vista del policy meeting del 10 giugno.

L'Italia, con il più grande mercato obbligazionario della zona euro, beneficia più di altri paesi del piano di acquisto dei bond. Per questa ragione avrebbe più da perdere rispetto ad altri da un cambio di direzione - per quanto un "tapering" imminente degli acquisti di bond da parte della Bce sia considerato poco probabile da gran parte degli economisti.

ANNUNCIO PUBBLICITARIO

L'economia europea continua a registrare dati macro sorprendentemente positivi e la zona euro è sulla strada giusta per accelerare il ritmo di recupero, mentre i programmi di vaccinazione, partiti a fatica, prendono slancio e consentiranno di allentare la morsa sugli spostamenti nel corso dell'estate.

Il rimbalzo dei prezzi e delle aspettative di inflazione sulle due sponde dell'Atlantico penalizza gli strumenti finanziari sensibili ai tassi di interesse.

In questo contesto, anche i rendimenti a lungo termine sul debito dell'Italia sono saliti con conseguente discesa nel prezzo dei titoli. Da inizio anno, il prezzo dei Btp a dieci anni è sceso del 5%. Il Btp a 30 anni ha perso il 15% e quello a 50 anni il 17%.

Malgrado questi dati possano sembrare a prima vista allarmanti -- nemmeno il Nasdaq 100 con i suoi titoli tecnologici ha perso così tanto -- il calo è in linea con quelli dei bond con scadenze simili di Usa e altri paesi europei.

L'Italia, il cui rating sul debito è 'BBB', può ancora finanziarsi con poco più dell'1% sul tratto a 10 anni e con il 2,4% su quello a 50 anni, all'incirca gli stessi tassi della scorsa estate prima che gli investitori accogliessero con favore il Recovery Fund dell'Unione europea e scommettessero sulla mano ferma del nuovo presidente del Consiglio ed ex presidente Bce, Mario Draghi.

Lo spread rispetto ai titoli decennali tedeschi è tornato a 120 punti base questa settimana, per rimanendo al di sotto dei livelli pre-pandemia e a meno della metà del picco toccato all'indomani dello shock del Covid.

Le aspettative di inflazione relative alla zona euro e ai mercati dei titoli di Stato e degli swap in Italia, sono tornate a 1,6%-1,7% dopo aver toccato lo zero lo scorso anno, all'apice della pandemia.

Ma tali attese rimangono comunque al di sotto dell'obiettivo Bce, vicino al 2%, e circa di un punto percentuale inferiori a quelle negli Usa.

TASSI REALI SOTTO ZERO

La maggior parte degli analisti ritiene che la Bce si troverebbe a proprio agio con un simile scenario, poiché i rendimenti nominali dei bond in salita rispecchierebbero una sottostante ripresa economica e il ritorno dell'inflazione verso il target Bce.

Il fatto che i rendimenti reali, o aggiustati per l'inflazione, dei titoli italiani rimangano a -0,60% e che i corrispettivi di Francia e Germania siano -1,3% e -1,5%, non fa che rinforzare la percezione della Bce che la politica monetaria sia ancora sufficientemente espansiva e che ci sia ancora spazio di manovra per mettere in sicurezza la ripresa o raggiungere i suoi obiettivi in modo sostenibile.

"Anche se lo spread dei Btp dovesse ampliarsi ulteriormente con il meeting Bce di giugno, noi riteniamo che a un certo punto rappresenteranno un'opportunità abbastanza interessante per tornare al rischio periferico", ha detto lo strategist di Ubp, Mohammed Kazmi.

L'analista di Saxo, Althea Spinozzi, ritiene che sia più probabile che la Bce aumenti il sostegno il prossimo mese, invece che ridurlo, e che l'Italia resti il posto migliore in cui posizionarsi sui titoli di Stato. "In una prospettiva buy-to-hold i Btp italiani...sono gli unici titoli di Stato che offrano un rendimento positivo dalle scadenze a quattro anni in poi", ha spiegato Spinozzi.

Su un orizzonte temporale più lungo, il dibattito globale sul riaccendersi dell'inflazione sembra scontrarsi con quella che è probabilmente la dinamica più preoccupante dell'economia italiana.

La scorsa settimana, Draghi ha partecipato a una conferenza sul basso tasso di natalità italiano, che e' calato ulteriormente durante la pandemia, come negli Usa e in Cina. Nella stessa occasione il Papa ha parlato di un "inverno demografico".

Draghi ha detto che in Italia ci sono state solo 404.000 nascite nel 2020, il dato più basso da quando e' cominciata la raccolta dati, il 30% in meno rispetto a 12 anni fa.

La popolazione italiana che invecchia rapidamente e la scarsi di giovani lavoratori sono fattori di rischio per la crescita futura e quindi anche per la capacità del paese di tenere sotto controllo il debito pubblico, pari al 160% del Pila, senza l'aiuto della Bce e di bassi tassi di finanziamento.

Anche senza considerare questi fattori, le stime della Commissione europea mostrano che il gap tra il Pil italiano effettivo e quello potenziale, che misura la capacità inutilizzata di un'economia, resta stabilmente sopra l'1% per tutto il 2022, mentre è atteso chiudersi il prossimo anno in Spagna, Germania e Francia.

Alcuni sostengono che il "baby bust" (arresto delle nascite) e l'incombente carenza di lavoratori possano avere effetti inflazionistici nel corso del tempo, alimentando un aumento degli stipendi per i giovani lavoratori.

Altri euroscettici continuano a pensare che il pesante debito pubblico accumulato da Roma potrebbe finire per creare situazioni di stress sull'euro poco tollerabili e rendere il lavoro della Bce sempre più complesso. Da qui il piccolo premio sul rischio di un'uscita dall'euro che persiste, nel timore di un futuro default e di una possibile iper-inflazione nel caso di un cambio di valuta.

Qualunque sia il risultato a lungo termine, per passare da un decennio di mentalità deflazionistica all'idea che l'inflazione italiana possa diventare un rischio reale ci vorranno probabilmente prove di non lieve entita'.

(Tradotto da Luca Fratangelo in redazione a Danzica, in redazione a Milano Gianluca Semeraro, luca.fratangelo@thomsonreuters.com, +48587696613)